Caro direttore,
scoprire l’acqua calda non è una grande scoperta. Mi riferisco al rischio, paventato da Repubblica e ripreso dal Sussidiario, che gli esami di Stato in presenza possano essere disertati, per ovvie ragioni di cautela per la salute, da commissari interni e presidenti esterni.
Questo rischio non era, evidentemente, preventivato o considerato in due recenti interventi, ospitati dal Sussidiario, di Contu e Prando.
Per capire il perché della sottovalutazione mi piacerebbe conoscere dati molto personali di Emanuele Contu e di Riccardo Prando.
Lo so che esiste la privacy e sono l’ultimo che violerebbe le leggi per assodare età e residenza oltre che il luogo di lavoro dell’ispettore Contu e del collega Prando.
I loro contributi sul tema coronavirus e scuola li considero frutto di un atteggiamento scientemente irrazionale.
Al lettore che si starà chiedendo se quello che scrivo è un effetto collaterale del coronavirus risponderei “ni”.
Nel senso che le mie facoltà mentali (ho scoperto che in tempo di coronavirus posso anche “autocertificare”, in dispregio alla norma che non la preveda fra le tipologie consentite, il mio stato di salute) sono a posto, non ho beccato, per fortuna, il coronavirus ma, forse, nel mondo c’è una pandemia.
La formula dubitativa m’è venuto proprio dopo aver letto Contu ed ancor di più Prando.
Che, però, sono in buona compagnia: si va dallo scrittore famoso al viceministro o al sindaco tutti concordi nello spargere retorica a buon mercato sulla notte prima degli esami ed il rito di passaggio, o sulla suprema importanza dell’ultimo giorno di scuola in festosa quanto pericolosa presenza.
Ora io conosco i limiti della scrittura pubblica in tema di diffamazione a mezzo stampa e non li oltrepasserò, ma qualcosa posso scriverla senza tema di querele: se uno conoscesse la Costituzione saprebbe, saprebbe, saprebbe (lo scrivo tre volte) che nella scala delle priorità, oltre che della logica, la tutela costituzionale del diritto alla salute (art. 32) viene sicuramente prima di tutti gli altri diritti, libertà di circolazione e diritto allo studio compresi.
Anche non in tempi di (probabile?) pandemia.
Io vivo a Napoli e da anni non posso circolare tre volte a settimana con un’auto inquinante oltre certi limiti. E perché mai io devo subire questa pesante ed onerosa limitazione di un diritto alla libera circolazione costituzionalmente protetto?
Per il diritto alla salute.
E perché mai, oggi, questa tutela dovrebbe essere ancora attenuata? Forse che ci sono evidenze scientifiche che il virus è scomparso o ha una carica virale attenuata tanto da renderlo inoffensivo? Forse che ci sono evidenze scientifiche che il virus non contagia bambini ed adolescenti? Forse che ci sono evidenze scientifiche che siccome siamo a giugno il problema si è attenuato o risolto? Forse che ci sono evidenze scientifiche che si può ritornare alla vita normale solo perché Contu e Prando hanno deciso di scrivere?
Non vorrei essere banale ma forse se uno desse un’occhiata alla chiusa finale di questo video capirebbe l’assurdità della posizione di Contu e di Prando. Ma anche di Giordano, Ascani ed in ultimo Nardella.
Perché, a costo di essere banale, per godere di diritti importanti come il diritto allo studio c’è necessità di una condizione essenziale: primum vivere, deinde tutto il resto.