C’è un uomo in Italia che mette tutti d’accordo, che in caso venisse varata l’elezione diretta del Presidente della Repubblica non avrebbe rivali, vincendo con un plebiscito popolare; una figura più unificante di leader religiosi come il Papa o il Dalai Lama: quest’uomo è Alberto Angela.
Il conduttore televisivo ha sicuramente tante capacità e un grande pregio, quello di riuscire a portare con successo ad un grande pubblico cultura, storia e bellezza che nella tv generalista rischiano ormai di scomparire.
Sui social sono molto simpatici e di moda meme e battute che lo riguardano; si è però arrivati alla divulgazione di veri e propri “santini” in cui oltre alla foto del bravissimo divulgatore vengono virgolettate citazioni tratte dalle sue trasmissioni.
Quella che recentemente ha suscitato più scalpore è sicuramente questa: “Tra i Romani non c’erano categorie: non c’erano omo, etero e bi. C’era solo l’amore, che doveva essere vissuto in modo libero, naturale, bello”.
L’intento ideologico di chi ha divulgato questi “santini” è abbastanza evidente: far passare al grande pubblico l’idea che il mondo dei Romani fosse più progressista e aperto di quello attuale, un mondo che sembrerebbe bigotto e liberticida.
È già abbastanza assurdo (e antistorico) paragonare due mondi così lontani, con culture profondamente diverse, per darne giudizi morali, ma ci sono alcuni aspetti che emergono dalla frase e dalla puntata di Ulisse condotta da Alberto Angela che forse è utile segnalare, e che forse sono ancora più attuali di quanto non sia stato sottolineato.
Far coincidere qualcosa di potente e grande come l’amore alla mera pratica sessuale è parziale e riduttivo in sé, ma già si comprende perché l’ideologia del mondo contemporaneo, sintetizzata nella frase “love is love” dalla comunità LGBTQ+, vorrebbe in qualche modo sdoganare e attualizzare quelle che sono state le pratiche sessuali nell’antica Roma.
In realtà dalla trasmissione si capisce come gli uomini e le donne liberi, i cittadini romani, vivessero in totale sottomissione al potere politico dominante; le persone venivano uccise, sfruttate e usate dall’imperatore di turno, trovandosi in balia di interessi, pazzie o piaceri momentanei.
Poi non va taciuta la grande presenza degli schiavi nel mondo romano (forse poco accennata nella trasmissione), che vedeva in questi uomini e donne lo strumento di realizzazione del grande impero: venivano considerati veri e propri oggetti, acquistabili al mercato, vendibili e usabili per qualsiasi tipo di lavoro, per qualsiasi tipo di violenza e per qualsiasi tipo di piacere personale.
In sintesi la grande costante di quel periodo è la violenza sugli uomini e le donne, che non venivano considerati come persone.
Nel dialogo con i miei alunni sugli stupri e gli omicidi che hanno coinvolto tanti adolescenti in varie parti d’Italia, la frase che ha suscitato più rabbia è quella pronunciata da un ragazzo di Palermo: “La carne è carne”. In questo modo di pensare infatti non c’è più una persona davanti a sé, ma le proprie voglie e una ragazza considerata utile al soddisfacimento del proprio piacere.
Nella mentalità dominante e in particolare in quella dei nostri giovani è già chiara l’idea romana, presentata nella trasmissione, per cui la soddisfazione del proprio piacere è il criterio ultimo della società. L’altro è funzionale al mio piacere, è mero oggetto per il mio soddisfacimento; già oggi i ragazzi si prendono e lasciano velocemente per essere usati.
La “educazione sessuale” nelle scuole si basa già su questi semplici criteri: cerca il piacere come e quando vuoi, usa i preservativi per proteggerti e per poter continuare a soddisfare il tuo piacere, non mettere o rimanere incinta (per poter continuare la tua attività sessuale).
Il favorire questa mentalità dello sfruttamento egoistico non rende le persone più libere ma più schiave di se stesse e più emarginate, soprattutto facendo sentire inadeguate, fuori dal mondo e depresse quelle che invece cercano altro, quelle che cercano l’amore vero, ricordato da un grande scrittore come Antoine De Saint-Exupéry in modo semplice ma grandioso: “Il vero amore comincia quando non ci si aspetta nulla in cambio”.
Qualcuno ha scritto che Alberto Angela con la sua frase avrebbe messo d’accordo tutti. Tutti no: i miei alunni, come tanti altri giovani, desiderano amare ed essere amati senza ricatti, senza essere considerati oggetti; desiderano qualcuno che voglia loro bene per quello che sono e non per essere sfruttati.
I primi che dovrebbero capirlo sono gli adulti, ma talvolta viene da pensare che siano i più interessati a renderli schiavi.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.