Firmata da una sinergia di competenze d’area medico-psicologica, costituita dall’Ordine degli Psicologi del Lazio, Ordine dei Medici di Roma, Università La Sapienza e Università Tor Vergata, Educazione sessuo-affettiva nelle scuole primarie e secondarie. Linee guida di intervento, disponibile online da giugno 2024, è in Italia il primo documento programmatico di educazione sessuale destinato alla scuola, che supera un’educazione alla salute sessuale con finalità di prevenzione (rischio ITS e gravidanze indesiderate), per introdurre un’educazione alla sanità sessuale con finalità di promozione del benessere fisico, emotivo, mentale e sociale (OMS, 2010), di garanzia dei diritti sessuali (WAS, 1997-2015) e dell’inclusività sessuale (UNESCO, 2020).



Si tratta di Linee guida, sulla base delle quali dovrebbero poi essere costruiti per ogni ordine e grado scolastico modelli d’intervento formativi, didattici e si auspica anche educativi.

A tema è l’educazione sessuale, che viene pensata non più a sé stante, ma nei suoi nessi con l’educazione emozionale (skills emozionali), l’educazione socio-relazionale (skills sociali o relazionali), l’educazione sentimentale (love skills) e l’educazione cognitiva (parte delle life skills), avente per oggetto non più una sessualità-fisiologica, ma una sessualità-gratificatoria o sessuo-affettività.



È positivo il fatto di considerare l’educazione sessuale come parte integrante dell’educazione della persona, e quindi la dimensione sessuale come parte integrante della persona (non solo una sua funzione), per di più nei suoi aspetti non solo anatomico-fisiologici, ma anche psichici.

Invece rimane opaco il focus propriamente educativo, che dovrebbe essere costituito da un’educazione ad amare, che strumentalmente finalizza tutte le altre educazioni: emozionale, socio-relazionale, sentimentale, cognitiva e sessuale. Infatti con lo snodo della pubertà termina il processo di sviluppo sessuale, che ne mette a disposizione gli strumenti anatomico-fisiologici, e inizia il processo di maturazione sessuale (riconosciuto essere lifelong dallo stesso documento), che ne mette a disposizione i significati o le dimensioni, ciascuna con le proprie specificità e funzioni. La sessualità-fisiologica (coito) ha come funzione la ri-produzione della specie; invece la sessualità-gratificatoria (benessere) ha come funzioni quella di mettere in gioco il dispositivo vitale di ricerca-ricompensa (vissuto in termini di attrazione-godimento), nucleo originario di tutta la vita emozionale – che nelle sue estreme propaggini diventerà vita spirituale –, e quella di soggettivizzare le persone coinvolte, che da oggetti d’uso altrui diventano soggetti che si autodeterminano. Mancano però all’appello tutti i rimanenti significati – da noi descritti in Imparare ad amare (2023) –, che non sono optional culturali, ma dimensioni antropologiche universali.



Se nel momento del suo avvio maturativo (pubertà) la sessualità viene fissata su una sola delle sue dimensioni (gratificazione), nel prosieguo lifelong della sua strutturazione sarà molto difficile che riesca ad acquisire le rimanenti, che tenderanno a rimanere vuoti strutturali in cerca di risposta, come atomi di idrogeno con legami solo potenziali in assenza di ossigeno. Già da una quindicina d’anni le Scienze pedagogiche scientificamente orientate suggeriscono per tutta la durata dell’adolescenza o di posticipare il debutto sessuale, o di ridurre le esperienze sessuali, o almeno di ridurre il numero dei partner in un periodo, quello scolare, in cui la maturazione sessuale non consentirebbe di accedere a dimensioni ulteriori, che diventano disponibili in età successive.

Sono almeno sei le implicazioni di un’educazione sessuo-affettiva a scuola: due culturali (autodeterminazione, Sex Positivity), una antropologica (aspetti sessuali fisici, psichici, spirituali), una educativa (inclusività) e una scolastica (educazione sessuo-affettiva come parte del curricolo scolastico).

L’autodeterminazione è un elemento della sessualità che deve poter entrare in gioco nel passaggio maturativo dalla sessualità-fisiologica alla sessualità-gratificatoria, ma se diventa autodeterminismo, cioè unico principio di decisionalità personale, snatura sia la persona, sia la stessa sessualità: la persona, perché è naturalmente fatta anche di una dimensione di passività, in cui non può decidere della totalità della propria vita (quando nascere, dove nascere, in quale famiglia nascere, che sesso avere, chi incontrare, che tempo fa, quando morire ecc.); la sessualità, perché ha anch’essa una propria natura, una propria ecologia, che i ragazzi devono poter conoscere e rispettare, se non vogliono ritrovarsi in terreni d’esperienza aridi e privi di vita, quando non addirittura segnati da sofferenza, abuso o violenza.

La Sex Positivity, un movimento culturale datato una cinquantina d’anni circa e preso a modello nel documento, ha il pregio di sottrarre la sessualità da considerazioni negative di carattere sia psico-patologico, sia culturale, sia spirituale. La sessualità però, come non è intrinsecamente negativa, così non è neppure intrinsecamente positiva, ma è una parte della persona da integrare, esattamente come le altre. Una volta integrata, può poi essere vissuta o positivamente o negativamente, ma questo non attiene alla sessualità, peraltro rivelatoria dell’assetto maturativo complessivo della persona, ma alla moralità, cioè a cosa ciascuno ritiene essere bene o male. Per tutto il periodo scolare, però, la capacità morale è ancora in via di sviluppo, anzi, maturazione sessuale e sviluppo morale si alimentano reciprocamente.

Nel documento è positivo anche il superamento della considerazione dei soli aspetti fisiologici della sessualità, e l’inclusione di quelli psichici. All’appello mancano però tutti gli aspetti spirituali, che attengono alla sessualità così come ad ogni altra capacità umana. Ad esempio il rispetto dell’altro, sottolineato dall’educazione sessuo-affettiva, ha forte valenza spirituale. La corporeità umana è strutturalmente, non culturalmente, un connubio unitario di aspetti fisici, psichici e spirituali.

L’inclusività sessuale a scuola, invece, per non scadere in facili ideologie di qualsivoglia colore e provenienza, deve potersi dotare di una consapevolezza, di strumenti e di strutture, che al momento non sono disponibili, ma è certamente positivo richiamarne la necessità.

Per quanto riguarda l’inserimento dell’educazione sessuo-affettiva nei curricoli scolastici, delle relative proposte di legge (1995-2023) e della mappatura delle relative attività educative realizzate tra il 2016 e il 2020, se da un lato è positivo porre all’attenzione del mondo educativo la questione sessuale e del mondo politico la sua educazione, peraltro coinvolgendo tutti gli attori diretti e indiretti, rimane sottaciuto il fatto che per motivi storici la scuola italiana è ancora largamente tarata sugli aspetti cognitivo-razionali della crescita e degli apprendimenti, non altrettanto su quelli emotivo-relazionali sia della crescita che degli apprendimenti, con una conseguente maggiore capacità istruttiva che non educativa, sulla quale rimane perlopiù irrisolto il rapporto scuola-famiglia e il ruolo educativo specifico della famiglia accanto a quello scolastico.

In più a tutt’oggi, dopo più di due millenni, la comunità scientifica internazionale ritiene ancora problematico e irrisolto il rapporto tra sapere-sentire, cognizione-emozione, ragione-affetti. Quindi inserire la sessuo-affettività con i suoi nessi emozionali, socio-relazionali, sentimentali e cognitivi in quadri curricolari e prassi scolastiche a forte valenza istruttiva, senza disporre di un quadro teorico di riferimento in grado di superare la dicotomia ragione-affetti in termini educativi, rischia di fatto di appiattire la stessa educazione sessuo-affettiva su programmi informativi e formativi incentrati su una sessualità-fisiologica. Non sono in gioco le buone intenzioni informative e formative, che rimarrebbero tali, ma le reali capacità educative.

Un’ultima considerazione: quand’anche l’educazione sessuo-affettiva fosse introdotta nei curricoli scolastici, siamo proprio sicuri che sia precisamente di questo che i ragazzi hanno bisogno?

Non sono d’accordo il mondo scientifico (ad esempio Next Steps. Longitudinal Study of Young People in England della Faculty of Education and Society della University College of London, che segue la vita di circa 16mila persone in Gran Bretagna nate nel 1989-90); il mondo psicoterapeutico (ad esempio Stefania Andreoli in I ragazzi non sanno più cos’è l’amore. E adesso rinunciano anche al sesso); il mondo letterario (ad es. Rosella Postorino in Da mio padre e dalle formiche ho imparato l’ostinazione).

Oggi i ragazzi da un lato sono il bersaglio digitale, mediatico e culturale di una ipersessualizzazione, che sradica la sessualità dall’amore e – ancor più a fondo – ereditano un divorzio più che bimillenario tra testa e cuore, che continua a generare o amore senza testa (romantico) o amore senza cuore (filisteo, come lo definì Max Scheler), in entrambi i casi a dolorosa scadenza, lasciandoli smarriti. Cos’è l’amore? L’amore è davvero possibile? Se è possibile, perché finisce sempre? Perché causa tanta sofferenza, quando è ciò che tutti più desiderano? Quando l’amore non è amore? Come viverlo, facendone un’esperienza sana, bella e costruttiva di umanità e di civiltà? Che nesso c’è tra l’amore e la sessualità? Come vivere la sessualità all’interno di una relazione d’amore? Come poter vivere la sessualità in funzione di una relazione, in cui sentirsi amati di un amore affidabile? Come costruire una relazione in cui l’amore si declini in sessualità e la sessualità diventi amore?

È dell’amore che i ragazzi vogliono sapere. È il nesso della sessualità con l’amore, che noi adulti dobbiamo restituire loro. È uno spazio e una capacità di vita, che abbiamo la responsabilità di garantire loro.

Terminate tutte le ubriacature ideologiche delle generazioni che li hanno preceduti, oggi i ragazzi stanno mettendo lucidamente i piedi per terra; sono “giustamente” smarriti; cercano correttamente risposte vere e credibili, che però mettono in gioco 2500 anni di storia, di cultura, di tradizioni, di assetti economici e di strutture di potere. Gli adulti sono disposti a stare di fronte alla loro domanda?

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