Entro fine novembre, non appena arriveranno gli armadietti a chiusura numerica, nei licei linguistico e scientifico della scuola “Regina Mundi” di Milano prenderà il via un’iniziativa che prevede il ritiro effettivo dei cellulari agli studenti per tutte le ore di lezione. “Non siamo certo i primi ad adottare questa iniziativa – spiega Daniele Severgnini, vice preside e professore di Spagnolo al liceo scientifico della “Regina Mundi” -, visto che il ritiro degli smartphone, secondo un’indagine di Studenti.it, è già in atto nel 26% delle scuole superiori italiane, con un trend in crescita, il che dimostra la bontà del progetto. E non saremo sicuramente gli ultimi. Ma crediamo nel progetto, non tanto per adempiere a una norma ministeriale, quanto per il desiderio di affrontare una sfida che sappia rendere le ore di scuola, sia per i ragazzi così come per i docenti, più appassionanti”.
E’ questo il motivo che vi ha spinto ad assumere questa decisione?
Abbiamo voluto lanciare una provocazione. A fine giugno abbiamo iniziato a maturare questo progetto, in accordo con i dirigenti scolastici, ragionando sull’opportunità di dare una svolta nella gestione degli smartphone nei nostri licei. Siamo partiti da una domanda concreta: cosa desideriamo comunicare ai ragazzi togliendo loro l’uso dello smartphone? Siamo infatti convinti che la questione non si possa limitare semplicemente all’osservanza di una norma ministeriale.
Qual è la posta in gioco?
Noi vogliamo creare un ambiente sempre più favorevole e funzionale all’ascolto, alla possibilità di investire le energie nell’attenzione, nel guardare a ciò che accade, nel lasciarsi stupire. Il problema è che durante le ore di lezione non siamo comunque esenti da momenti in cui i ragazzi non resistono alla tentazione di controllare una notifica, un messaggio, un like, ricadendo così nella trappola. Attenzione: dico trappola non come dipendenza, ma come, una sorta di contesto ambiguo, di ultima tentazione, perché in fondo è come se ci fosse sempre la possibilità di sviare dalla lezione: guardare il cellulare porta a guardare da un’altra parte, distoglie da quella realtà a cui si è richiamati. E può essere il sorriso o l’incontro con un altro compagno, un intervento in classe, una nuova spiegazione del professore.
In che contesto avviene questa iniziativa?
Già i ragazzi della Regina Mundi non sono così dipendenti dai cellulari, perché da diversi anni è in vigore il regolamento scolastico che dispone di riporre i propri device nella cartella e ciò ha contribuito a diffondere un uso più limitato e consapevole del cellulare.
Come verrà declinato questo progetto nella vita scolastica di tutti i giorni?
Entro fine novembre a tutti gli alunni dei licei scientifico e linguistico della Regina Mundi, 150 in tutto, verrà chiesto di consegnare il proprio smartphone alle 8, al docente della prima ora, il quale lo conserverà nell’apposito armadietto per tutte le ore di lezione, tempo di ricreazione compreso, fino alle 13,40, quando con la campanella dell’ultima ora verrà riconsegnato agli studenti.
Cosa desiderate affermare con questa iniziativa?
Il nostro desiderio non è contrastare il fenomeno della cosiddetta dipendenza da smartphone. Ci muove il desiderio di sfidare i ragazzi a non perdere l’occasione di restare in un rapporto vivo con la realtà, l’unica ancora capace di destare, di provocare, di stupire. Tutte azioni che sono alla base della nostra proposta educativa, come si evince chiaramente dal nuovo logo della Regina Mundi. Solo l’avventura dello stupore, permette di conoscere.
Come pensate che reagiranno gli studenti?
In questo momento non abbiamo ancora ufficialmente comunicato agli studenti l’iniziativa, che invece abbiamo già verbalmente presentato alle famiglie nel corso delle assemblee con i genitori. Anche per i ragazzi sarà ovviamente una sfida e un sacrificio. Ma spero proprio che ci daranno fiducia su questo. Ripeto: in ballo non c’è il rispetto di una regola, ma un aiuto reciproco per cercare di vivere più intensamente le ore di lezione.
Sarà un’occasione per condividere con loro un confronto, una risposta alle loro obiezioni, un maggiore approfondimento di cosa vuol dire oggi fare scuola?
Ci deve essere un confronto, assolutamente: gli studenti stessi si ritaglieranno il tempo per un dialogo con i loro professori o con i loro coordinatori. Ed è giusto così: è nel tempo che uno fa proprie le ragioni dell’altro, perché si fida. Al primo impatto potrebbero anche insorgere delle obiezioni, ce le aspettiamo, ma confidiamo nel rapporto di fiducia che abbiamo costruito negli anni con i nostri studenti. E confidiamo sul fatto che le nostre ragioni possano aiutare anche le loro.
L’abitudine ad avere le tecnologie sempre a portata di mano ha reso più difficile per i ragazzi stare attenti per lungo tempo, prendere appunti, appassionarsi e stupirsi per quello che l’insegnante propone in classe. Come voi docenti pensate di avvincere ancora di più gli studenti?
A scuola i docenti sono i principali attori del rapporto educativo. Anche per noi sarà una sfida. Non vogliamo fare i controllori, ma gli insegnanti. Più volte infatti ci siamo chiesti: perché i ragazzi in classe preferiscono guardare i cellulari più che seguire le lezioni?
Che risposta vi siede dati?
Non c’è una risposta univoca. Ma già porsi questa domanda ci ha rimesso al lavoro con maggiore consapevolezza, pensando al valore delle lezioni e a come si sta in classe. Significa entrare in aula e fin da subito esprimere tutta la nostra passione per la materia che insegniamo, chiedendo allo studente di entrarvi a piedi uniti. Trasmettere una passione, un interesse, un gusto è il punto vincente.
Quanto conta la tecnologia nei vostri licei?
La Regina Mundi è una scuola pronta alla tecnologia, come ad esempio i tablet, che deve entrare nelle scuole, ma deve essere funzionale ad aiutare il processo conoscitivo dei ragazzi. E a tal scopo serve una guida per imparare a farne buon uso. Ma se la tecnologia non aiuta in modo adeguato nel rapporto educativo, meglio farne a meno.
Le cronache parlano spesso di proteste, addirittura di tensioni anche aspre con le famiglie. Nel vostro caso, come hanno accolto l’iniziativa i genitori di questi ragazzi?
Nessuna reazione negativa, nessuna protesta. Nelle assemblee i genitori hanno manifestato una sana preoccupazione: temevano, cioè, che questa scelta potesse un po’ compromettere il rapporto con i loro figli. Ma noi non abbiamo questo timore. E soprattutto puntiamo molto sull’aiuto dei genitori. Alla Regina Mundi il rapporto scuola-famiglia è uno dei cardini.
Un’ultima domanda, lei, che è un po’ il responsabile di questo progetto, come affronterà questa sfida?
So di poter contare su due supporti: il primo, guardare i volti dei miei colleghi, come punto reale di confronto e di aiuto, cosa che abbiamo sempre fatto in questa scuola; il secondo, non potrò far altro che andare, tutti i giorni, sempre più a fondo del mio lavoro.
(Marco Biscella)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.