I quattro governatori regionali di Centrosinistra Bonaccini, De Luca, Emiliano e Giani hanno annunciato che presenteranno ricorso contro il provvedimento del governo Meloni sulla scuola, che prevede una manovra di accorpamento e di riorganizzazione istituzionale, a decorrere dal 2024. Di fatto, non vi saranno vere e proprie chiusure, ma si metteranno insieme gli istituti più piccoli, che conserveranno docenti e sede, ma avranno il medesimo dirigente scolastico e lo stesso dirigente amministrativo.
Antonello Giannelli, capo del sindacato dei presidi Anp, ha spiegato sul “Corriere della Sera” che “non sono tagli”, ma “è un ridimensionamento dovuto al calo demografico e che tiene conto delle particolarità geografiche e sociali delle diverse regioni: nei prossimi dieci anni perderemo 100mila studenti all’anno, le scuole diventeranno più piccole e vanno riorganizzate. Il rischio vero è la scuola diffusa, cioè che ci siano zone spopolate che resteranno con le scuole vuote”.
SCUOLA VERSO L’ACCORPAMENTO, LA PROTESTA DELLE REGIONI DI CENTROSINISTRA: PREANNUNCIATO IL RICORSO
Secondo i calcoli effettuati dal quotidiano sopra menzionato, questa manovra sulla scuola condurrà direttamente alla “potatura di quasi il 10 per cento delle istituzioni, pari a 697 figure in meno”. La bozza, in particolare, prevede una riduzione di 146 istituzioni scolastiche in Campania (da 985 a 839), 109 in Sicilia (da 819 a 710) e soli 20 accorpamenti in Lombardia. Qualora le Regioni non trovino un accordo con lo Stato sulla riorganizzazione, Roma interverrà autonomamente, accorpando tutte le scuole sotto i 900 studenti.
Questo è ciò che ha provocato la protesta dei governatori del Sud, guidati dal campano Vincenzo De Luca, aggregando anche il candidato segretario del Pd, Stefano Bonaccini: “Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara difende il provvedimento, ma da viale Trastevere fanno sapere che i numeri potrebbero anche essere rivisti, che è prevista gradualità e i risparmi dovuti alla riorganizzazione (pochi milioni alla fine) resteranno comunque nel bilancio della scuola. Difficile che basti a frenare i ricorsi alla Consulta”, conclude il “Corriere della Sera”.