Josep Maria Esquirol è un filosofo che riesce nel difficile compito di esprimere concetti complessi con un linguaggio accessibile, senza ridurre mai, ma innalzando lo spirito a conoscere, a rilevare e inebriarsi di panorami necessari.
Il suo saggio La scuola dell’anima. Dalla forma dell’educare alla maniera di vivere (Vita e Pensiero, 2024) è intrigante e promette molto: ed è essenziale addentrarsi nell’universo di senso che l’autore offre, perché è un esercizio teoretico capace di innervarsi nelle necessità vitali ordinarie.
Andare a scuola è un “moto” che non si deve interrompere mai e cosa si impara nell’andarci? Ce lo ripetevano in continuazione quando ci si distraeva sui banchi: Stai attento! Delle volte il tono era perentorio, altre era una supplica, ma nella sostanza più cristallina la scuola ci invita a prestare attenzione: “innanzitutto, il punto più importante è prestare attenzione, a qualsiasi cosa. Perché è come un allenamento della muscolatura dello spirito … l’attenzione non culmina in risposte, ma in maggiore attenzione”.
Simone Weil ha fatto dell’attenzione uno dei pilastri del suo pensiero e quest’accenno dice molto sullo scrigno che può aprire uno sguardo attento e insistito alle cose, a quello che c’è per come è. Allora lo studio “non è altro che una modalità di attenzione, un prolungamento dello sguardo attento sulle cose del mondo”.
Ed il maestro – in classe e ovunque – saprà portare gli alunni verso la meraviglia delle cose, o meglio ancora il maestro “imprime segni, indica con segni … non è necessario dimostrare alcunché. Bisogna soprattutto mostrare. Chi insegna è un servitore del mistero ontologico. I bambini che aprono gli occhi davanti al mondo si avvicinano al mistero ontologico”.
Con questo lavorio paziente e oscuro si impara l’essenziale: calamita necessaria per vivere bene e non lasciarsi trascinare verso il basso da quello che nell’epoca della schermizzazione – dove tutto è mediato attraverso uno schermo prepotente – viene imposto.
“Non c’è dominio più grande di quello in cui lo schiavo non sa di essere schiavo. La grande abilità del nuovo padrone è togliere la libertà di nascosto. Sistemati e distratti, non notiamo né l’alienazione né la prigione. È davvero paradossale che sia l’aumento esponenziale dell’informazione a suscitare la nuova ignoranza”. Un libro bellissimo.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.