È una grande giornata per il nostro Paese e per i giovani italiani: ieri il parlamento ha approvato la legge che istituisce ufficialmente il Sistema terziario professionalizzante degli Its Academy.
È una grande giornata per quelli che come me nel 2010 hanno avuto la fortuna di essere posti innanzi ad un grande “foglio bianco”, con poche indicazioni, ma con un’unica missione: costruire dal nulla, o quasi, una scuola che potesse rispondere alle esigenze di innovazione tecnologica richieste dal mondo del lavoro e formasse i giovani con competenze operative immediatamente spendibili in azienda. Sono stati anni di grande sperimentazione, di grande impegno, di luci ed ombre (più luci che ombre) e di battaglie che comunque non hanno indebolito la determinazione e la convinzione di chi era impegnato in una grande sfida per il Paese.
A chi ha lavorato questi anni con passione e con impegno non comuni non può che andare il plauso di tutti.
Con grande ritardo rispetto ai paesi nostri competitor nell’ambito economico produttivo europeo e globale, finalmente l’Italia può contare su un sistema formativo realmente condiviso tra tutti i portatori di interesse quali i giovani, le imprese, il mondo della scuola e della università, gli enti locali ed il mondo della cultura.
In verità il cammino parlamentare del provvedimento non ha avuto vita facile. Proprio un anno fa veniva commentato con grande favore il primo passaggio alla Camera del disegno di legge con voto praticamente unanime e che lasciava presagire un cammino senza intoppi al Senato. Purtroppo, una serie infinita di audizioni in commissione al Senato, spesso poco coerenti con lo spirito della legge, ha rallentato in modo pesante il procedere dei lavori, introducendo inoltre alcuni elementi dettati più da difese lobbistiche che dalla necessità di migliorare le cose e che sono stati poi faticosamente emendati. Così si è perso un altro anno ed il testo elaborato e licenziato in prima lettura alla Camera è risultato in parte svuotato di contenuti. Il momento è comunque assolutamente importante e degno di essere evidenziato con una rapida analisi dei punti salienti della legge.
Elemento fondamentale è che, con l’approvazione del provvedimento, si rende istituzionale il sistema formativo degli Its, che assumono il nuovo nome di Istituti tecnologici superiori (Its Academy) e si pongono a fianco, con pari dignità, all’Università e all’Afam nel segmento terziario dell’istruzione nazionale.
Si costituiscono, come in realtà erano già stati disegnati dal precedente Dpcm 25/01/2008, sotto forma giuridica di fondazioni di partecipazione con costituzione mista pubblico-privata presieduta “di norma” da persona espressione delle imprese fondatrici e partecipanti aderenti alla fondazione.
Si configurano delle scuole, quindi, che rispondono al principio di autonomia e di identità, in altre parole: gli Its non sono scuola secondaria superiore, non sono formazione professionale, non sono università.
Ma cosa sono allora? La risposta sta nell’esperienza compiuta dalle fondazioni Its a partire dal Dpcm del 2008, che ha visto esperienze di grande spessore che, pur nelle ristrettezze delle risorse destinate dallo Stato, hanno dato risultati eccezionali in termini di occupabilità. Il dato nazionale dell’ultimo Ranking Inndire parla da solo: l’80% dei diplomati ha un’occupazione coerente con il percorso a un anno dal diploma.
Sono scuole post secondarie biennali, con possibilità di estensione al terzo anno, nelle quali si preparano i giovani all’ingresso nel mondo del lavoro attraverso una formazione “mista” scuola-azienda nella quale almeno il 35% del tempo è costituito da formazione in azienda sotto forma di apprendistato o di tirocinio, nella quale almeno il 60% dei docenti proviene dal mondo del lavoro e delle professioni.
Ogni fondazione afferisce ad un’area tecnologica all’interno della quale forma figure professionali così come richieste dal sistema produttivo del territorio. Un organo specifico, il Comitato tecnico scientifico, composto da esperti principalmente in ambito produttivo, progetta sulla base di analisi accurate lo sviluppo delle nuove figure e delle competenze richieste.
Tutto bene, si dirà allora. Non proprio: ci sono molti punti che la legge ha solo accennato e lasciato alla definizione dei decreti attuativi. Dovranno infatti essere promulgati oltre una quindicina di decreti ministeriali che dovranno essere concordati anche con la Conferenza Stato-Regioni, l’approvazione dei quali allungherà in modo sensibile i tempi di attuazione della riforma.
Solo per accennarne alcuni, si va dalla ridefinizione delle aree tecnologiche allo schema di statuto, agli standard minimi per l’accreditamento, al grosso nodo dei rapporti con il sistema universitario.
Vi è poi il problema della stabilizzazione dei finanziamenti. Stabilizzazione che dovrà avvenire sia per quanto riguarda i corsi, che attualmente sono finanziati “a bando” e costringono le fondazioni a presentare annualmente progetti anche per corsi che si svolgono con successo da anni, ma anche a livello di investimenti tecnologici di sedi e laboratori, finora non previsti tra i finanziamenti statali.
Occorre dare stabilità e programmazione pluriennale al sistema terziario professionalizzante soprattutto in vista dei traguardi previsti dal Pnrr che impongono il raddoppio del numero di allievi entro il 2026, pena la perdita dei contributi. È proprio il numero degli allievi uno dei punti critici degli Its. Perché un sistema formativo di successo non attrae un numero di studenti adeguato? Probabilmente non esiste nel pensare comune di famiglie e studenti un’adeguata conoscenza e consapevolezza dello spessore del tipo di formazione e dei vantaggi che un giovane potrà ottenere frequentandola. Anche in questo interviene la nuova legge prevedendo opportunamente all’articolo 9 misure nazionali di sistema per l’orientamento.
Comincia quindi oggi un percorso che si prevede lungo e impegnativo, con la convinzione però di aver posto una pietra miliare che costituisce un grande passo aventi per il futuro dei nostri giovani.
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