La riforma degli Its è legge. Siamo tornati sul tema con Gabriele Toccafondi, ex sottosegretario al Miur, deputato di Italia Viva e relatore della legge alla Camera.

Toccafondi, dal Parlamento è arrivato all’unanimità l’ok definitivo alla riforma degli Its e lei è stato relatore della legge alla Camera. Un tema sul quale ha lavorato molto fin da quando era sottosegretario al ministero. Ma cosa sono gli Its?



Gli Its sono percorsi post-diploma non universitari gestiti da fondazioni di partecipazione dove siedono scuole, università, aziende. Sono strumenti giovani (i primi diplomati sono di circa dieci anni fa), ma funzionano molto bene, l’80% dei diplomati trova lavoro coerente con il titolo di studio in pochi mesi. Con il Pnrr l’Italia ha deciso di investirci altri 1,5 miliardi in 5 anni, e il Parlamento ha votato una legge che migliora gli strumenti a disposizioni delle fondazioni. Adesso la sfida è aumentare allievi e corsi senza diminuire la qualità.



Non pensa che soprattutto in questo momento ci sia una differenza abissale tra chi promette sussidi e chi richiede percorsi educativi e formatici?

Ha detto bene: una differenza abissale. A settembre 2018 i 5 Stelle si affacciarono al balcone di Palazzo Chigi urlando “ce l’abbiamo fatta. Abbiamo abolito la povertà”, festeggiavano perché insieme alla Lega avevano approvato il reddito di cittadinanza. Negli stessi giorni abolivano in silenzio l’alternanza scuola-lavoro. Temi molto differenti ma culturalmente con un punto in comune. Ai giovani viene dato un messaggio sconvolgente: se vuoi lavorare non ti devi impegnare, ma aspettare. Per trovare la tua strada non devi conseguire conoscenze e competenze ma ricevere una telefonata. In sintesi: meglio la paghetta di Stato che un percorso lavorativo. Ecco, la legge sugli Its rappresenta l’esatto contrario di quello che i populisti e i sovranisti, insieme in quel governo il Conte 1, hanno voluto. Con questa legge infatti si premiano i percorsi che fanno trovare lavoro, per cui ti impegni, studi, fai tirocini in azienda. Nessuno ti potrà assicurare di trovare immediatamente il posto di lavoro, ma se la statistica dice che l’80% dei diplomati trova lavoro, significa che il percorso funziona. Noi siamo riformisti. E i riformisti di fronte a problemi non semplici cercano soluzioni. I populisti al massimo salgono su un balcone a urlare slogan.



A maggior ragione quindi oggi l’approvazione unanime del parlamento è un traguardo tutt’altro che scontato.

Si, e ne sono orgoglioso. Anche del lavoro fatto in parlamento dai gruppi di Italia viva, che ha espresso i due relatori della legge. La prima riforma del Pnrr del settore istruzione viene votata all’unanimità. Non proprio una cosa che avviene tutti i giorni in parlamento. Se penso che in alcuni momenti era il ministero dell’Istruzione a remare in un’altra direzione…

Nel merito: la riforma rivoluziona l’organizzazione degli Its?

Non si tratta di una rivoluzione, ma di una revisione, che ha un obiettivo chiaro: creare le condizioni per aumentare allievi e corsi. Una rivoluzione, peraltro, non serviva, perché gli Its già funzionavano. Guardiamo i dati: corsi di due anni, post diploma, frequentati da ragazzi di 22-23 anni. 20mila iscritti, 102 fondazioni, 700 corsi attivi, e l’80% trova lavoro subito. Con la riforma non facciamo altro che riconoscere questi straordinari risultati, e per questo ci investiamo di più. Perché da 20mila studenti vogliamo arrivare almeno a 100mila, perché nel Pnrr ci sono 300 milioni in più all’anno per cinque anni. Perché paradossalmente abbiamo tantissime aziende che cercano ma non trovano per mancanza di competenze.

Con i soldi cosa si rafforza? E chi gestirà queste grandi risorse?

Si rafforzano quelli che sappiamo essere i punti di forza degli Its: autonomia, valutazione, monitoraggio, rapporto con il mondo del lavoro. Ed il punto della gestione di queste risorse è fondamentale, parliamo di 1,5 miliardi in 5 anni. Senza dimenticare che sono soldi presi in prestito: la priorità è non far perdere risorse pubbliche al Paese e tempo ai ragazzi, e su questo le grosse responsabilità sono del ministero dell’Istruzione da una parte e delle regioni dall’altra. Le regioni in particolare, decideranno se e quante fondazioni Its Academy far nascere. Dovranno prendersi la responsabilità di decidere i criteri, ad esempio facendo in modo che siano distribuiti omogeneamente nelle provincia. C’è ovviamente preoccupazione, ma confidiamo nella serietà di chi sarà chiamato a gestire queste risorse straordinarie.

La legge sugli Its ci dice qualcosa anche sul piano politico?

Certamente: che solo chi ha il coraggio di essere riformista aiuta il Paese. I populisti, gli urlatori, gli agitatori di piazza non risolvono niente. Nel 2008 quando gli Its sono stati creati, si sprecavano le urla di chi diceva “svendete la scuola alle aziende”, adesso tutti applaudono all’unanimità. Ma se nel 2008 non ci fossero stati i riformisti, non avremmo avuto gli oltre 70mila ragazzi di 22-23 anni subito assunti negli ultimi 10 anni.

(Pippo Franchi)

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