Dopo diverse settimane nel corso delle quali non si è ancora completamente spenta la polemica per le nuove linee guida del ministro Giuseppe Valditara sulla scuola, Il Fatto Quotidiano ha intervistato la professoressa Loredana Perla che è stata scelta dallo stesso ministro per guidare la commissione ministeriale che ha messo nero su bianco quelle indicazioni poi usare dal ministro per confezionare la sua riforma: “È stato – spiega fin da subito Loredana Perla per cercare di attenuare ulteriormente le critiche – un doveroso aggiornamento della didattica“, chiarendo che “non c’è stato nulla di politico” ma solamente un “approccio (..) scientifico e corale per disegnare gli elementi del sapere necessario“.
Entrando nel merito degli appena citati elementi, la docente ci tiene a partire dalla scelta di insegnare la Bibbia a scuola, considerandola “il libro dei libri” e la vera e propria origine “di tutta la nostra letteratura”, il tutto perseguendo una sorta di necessario “patto con la cultura classica” che possa aiutare veramente gli studenti a “riconoscere e studiare la grande letteratura“: in tal senso vanno viste la scelta del latino – che ritiene “la lingua degli avi” -, quella di insegnare “a memoria [poesie] e filastrocche” ed anche il ritorno alla geografia che sostituirà l’attuale “fantomatica (..) geostoria”.
Loredana Perla: “La riforma della scuola per riparare ai danni fatti da internet alla cultura classica”
Complessivamente, secondo Loredana Perla il filo rosso che lega l’intera riforma scolastica è il “dovere [di] riscoprire la nostra identità“, il tutto partendo dagli insegnamenti del passato – appunto, lo studio mnemonico della letteratura e il latino – ed arrivando anche i più moderni media utili a veicolare i messaggi, come per esempio “i fumetti” che secondo la docente interpellata dal Fatto Quotidiano “possono aiutare i nostri bimbi”.
I richiami alla patria – dal conto di Loredana Perla – vanno visti in chiave squisitamente “culturale” ed intensi solamente come una necessaria conoscenza “della terra e dei padri”, sempre fermo restando che si metterà al primo posto l’Italia e “poi il resto”; mentre l’aspirazione ultima è quella di riparare agli “sconfortanti” danni causati da internet “alla cultura del sapere classico” producendo “scritture alternative” della storia e danneggiandone “la memoria”.