Elisabetta Bulla ha conosciuto il concorso Romanae Disputationes quando era una studentessa liceale. Poi, da universitaria, non ha esitato a scegliere di collaborare per un tirocinio con Marco Ferrari, direttore del concorso, impegnandosi anche come tutor per gli studenti partecipanti. Oggi, a distanza di cinque anni da quel primo incontro, è una delle principali curatrici dell’iniziativa.
La sua vicenda personale dice molto della capacità di avvincere che ha il concorso Romanae Disputationes su quanti lo incrociano nel proprio percorso studentesco.
Quello di Elisabetta, del resto, non è un caso unico. Vale anche per Gabriele Laffranchi, giovane “disputante” qualche anno fa e oggi docente e promotore di questa iniziativa e di molte altre che ruotano attorno alla galassia dell’associazione ApiS-Amore per il Sapere. E c’è chi, come Gian Paolo Terravecchia (due dottorati e diversi manuali di filosofia per importanti case editrici), si è coinvolto sin da subito nella progettazione del percorso, e ora è presidente del Comitato didattico.
Ma cosa avvince della proposta? “Un modo diverso di vivere la filosofia, che per me è risultato del tutto nuovo – spiega Elisabetta –. “A scuola la si affronta prevalentemente sul piano storico-filosofico, mentre Romanae Disputationes propone l’esperienza della ricerca con persone che assieme a te provano a pensare il mondo, impegnate con le domande reali che la vita suscita”.
È una proposta che si configura, perciò, non appena come partecipazione a un concorso, ma come un vero e proprio richiamo metodologico: la filosofia come “ricerca accompagnata” su un tema chiave.
I numeri non dicono mai tutto, ma neppure sono irrilevanti, e non è un caso se l’iniziativa comincia ad avere una certa storia (siamo alla IX edizione) e se ancora una volta, per le finali in programma l’11 e il 12 marzo (diretta streaming dall’Università Alma Mater Studiorum di Bologna), ci saranno più di mille ragazzi e docenti di fronte allo schermo.
Alla lezione inaugurale con il filosofo Carlo Sini, del resto, si sono collegati addirittura in 5mila, e a seguire si sono attivati oltre 160 team di studenti da tutta Italia.
Forse è il segno che la “corda” toccata è quella giusta, sia per il metodo che per l’oggetto della ricerca, che si pone sempre come tentativo di risposta a domande sentite come urgenze del presente. Per esempio, se quest’anno è stata al centro la questione del corpo, è perché per più di un anno, anche nel vivere la scuola, il corpo “è mancato”.
Per primo Carlo Sini, con la sua lezione inaugurale del percorso, ha richiamato il fatto che “la questione del corpo è la questione fondamentale, totalmente irrisolta della filosofia moderna” e ha fatto riflettere sul fatto che “non possiamo cessare di essere situati in rapporto al nostro proprio corpo esistente. Siamo infatti contemporaneamente soggetto e oggetto”.
Nel mese di ottobre altre due occasioni di approfondimento con Massimo Recalcati e Luciano Floridi.
Recalcati ha permesso di cogliere la relazione tra somatico e psichico, mostrando come il corpo parla e – lungi dall’essere una prigione, come l’ha definito Platone – esprime disagi e malesseri della psiche. Dunque, tra l’elemento somatico e quello psichico esiste un profondo legame, non discontinuità.
Floridi, invece, ha analizzato il rapporto del digitale odierno, mostrando come il digitale non descrive né prescrive il mondo: lo iscrive di nuove pagine, ri-ontologizza la realtà e inevitabilmente anche la nostra identità, i nostri corpi. Essenziale, perciò, è avere il controllo del processo e agire attivamente.
Una lezione originale sulla corporeità è stata tenuta poi da Luca Vullo, attore e coach performer, che ha approfondito alcuni aspetti della gestualità italiana.
Arriva ora il momento della convention finale, che partirà domani con la lezione e il dialogo su “Il problema del corpo” con il filosofo Felice Cimatti, conduttore del programma radiofonico Fahrenheit (Radio 3), e proseguirà con le semifinali del torneo di disputa Age Contra.
Nella serata di venerdì, invece, un approfondimento originale sul tema “Corpo e musica: forme della relazione”, con l’insegnante e musicista Pietro Toffoletto.
Il sabato mattina si assisterà alle finali del torneo Age Contra, poi alla sintesi dei lavori del professor Costantino Esposito, presidente del Comitato scientifico, e infine alle attese premiazioni finali.
“In questo anno di lavoro abbiamo scoperto – commenta Marco Ferrari, docente e direttore di Romanae Disputationes – che non esiste la persona senza il suo corpo: noi non ‘abbiamo’ un corpo, bensì ‘siamo’ un corpo. Riflettere sul corpo ci ha permesso di riconquistare il senso stesso di noi stessi e dell’altro che abbiamo a fianco, il senso del dolore, il senso del limite, il senso della solitudine e del vivere insieme, il senso, quindi, della scuola e delle diverse forme di comunità (corpo di corpi, come dice Hobbes), fino alle sfide più attuali, il senso del virtuale e del mondo digitale in cui il corpo sembra scomparire e sublimarsi”.
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