13 gennaio, Parlamento della Repubblica Italiana: va in scena l’atto clou della commedia dell’assurdo “Riapriamo le scuole subito”. Protagonista Lucia Azzolina, che lo ripete tutti i giorni. Co-protagonista Roberto Speranza che, nella stessa aula parlamentare, va affermando che c’è una pandemia terribile e che urgono misure restrittive per altri mesi.
Atmosfera surreale, come se a teatro si rappresentasse Beckett. I due protagonisti sembrano vivere su mondi paralleli che non comunicano tra loro. A sentirli in contemporanea restiamo estraniati. Chi dei due personaggi vive nella realtà? Sono o non sono ministri dello stesso governo? Si parlano tra loro? Dobbiamo sorridere o piangere?
Lo scenario è il Parlamento. Speranza, ministro della Salute, nuove stringenti misure per contrastare la pandemia da Coronavirus in Italia. Parla con toni molto preoccupati dell’“emergenza più grave dal dopoguerra”. “Sta montando una forte tempesta”, “il virus, nemico incredibile, continua a circolare con forza crescente”. E prosegue in un crescendo di tensione: “Questa settimana c’è un peggioramento generale della situazione epidemiologica, aumentano le terapie intensive, l’indice Rt e focolai sconosciuti”. “I prossimi mesi saranno difficili”, “Sarà tutto terribilmente complicato”. Lo stato di emergenza sarà prorogato per mesi, è in arrivo un nuovo Dpcm, ancora sacrifici per tutti. Si spera nei vaccini.
Intanto c’è movimento dietro le quinte. Mentre Speranza e Azzolina recitano la loro parte, passa il presidente del consiglio Giuseppe Conte in direzione Quirinale, si intuisce che dovrebbe esserci qualcosa di importante, sembra una crisi di governo.
Entra in scena Angela Merkel. Dice che, in Germania, le scuole tedesche rimarranno chiuse almeno fino al 31 gennaio, con proroga probabilmente. Si andrà avanti con la didattica a distanza, è una “decisione inevitabile”, si contano mille morti al giorno. “L’incidenza tra gli alunni è aumentata di oltre quattro volte”, dice, “qualsiasi altra decisione sarebbe stata irresponsabile per la salute di studenti e docenti”.
Breve riepilogo. La Azzolina, ministra dell’Istruzione, aveva chiuso la scena precedente prendendosela con le Regioni, che non le avevano dato retta sulla riapertura delle scuole. “Non siamo sciagurati”, aveva subito replicato Bonaccini dell’Emilia Romagna, a nome dei 20 presidenti di Regione che avevano deciso di rinviare l’apertura delle superiori. “Abbassiamo le polemiche e lavoriamo tutti insieme”, aveva suggerito.
“Gli studenti senza scuola? Per le Regioni possono andare a fare l’aperitivo ma non entrare in classe”, aveva insistito la Azzolina, “E la didattica a distanza non funziona più”.
A questo punto, è intervenuto anche il mite Zingaretti. “L’Italia non merita un tale spettacolo”, ha detto spazientito. “Tutti vogliamo che la scuola riapra, ma le Regioni hanno il dovere di tutelare la vita, mentre i membri del Governo intervengono senza offrire soluzioni. E non si rendono conto che in primo luogo danneggiano il Governo di cui fanno parte”.
La platea di questa commedia era piena di gente di scuola, studenti genitori insegnanti. “Brava Azzolina” urlava un gruppetto. “Ma che dici Azzolina? Prima la salute!” gridavano in tanti dall’altra parte.
“Riapriamo in presenza” ripete la Azzolina. “La scuola è pronta e in grado di garantire ambienti controllati e con ridotte percentuali di rischio”, “I ragazzi hanno bisogno di socialità”. Ha sentito parlare Speranza poco prima nella stessa aula?
Azzolina continua con un nuovo affondo contro le Regioni: “Spiace che gran parte delle Regioni abbiano posticipato il rientro in classe. Tutto ciò con il rischio di causare disorientamento, precarietà, insicurezza e povertà educativa”. “Comprendo le recenti manifestazioni studentesche: il diritto all’istruzione è essenziale”. “Rinnovo, anche in questa sede (il Parlamento), la mia disponibilità al dialogo, al confronto, con tutti gli attori istituzionali coinvolti, per il bene delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi”, conclude la Azzolina.
Come in una commedia dell’assurdo, che ben rappresentava una fase storica di crisi, angoscia e solitudine, anche oggi lo “spettatore” resta disorientato, spiazzato, non capisce più nulla. Le sue coordinate sono scardinate. Prima aveva la certezza che i ministri fossero “responsabili collegialmente” dell’azione di governo. Ma adesso in testa restano solo tante domande senza risposta: con quali attori istituzionali “dialoga e si confronta” la Azzolina? Ma sta davvero al governo con Speranza? Vivono nella stessa epoca? Esiste o non esiste il Coronavirus? Ci sarà davvero una “terribile” pandemia? Non lo sappiamo.