Sanremo è finito? No, continua. È finito il Festival che noi adulti abbiamo dovuto digerire e soffrire, d’accordo, ma quel festival, quella festa degradata, continua tutti i giorni, non finisce mai e i nostri ragazzi vi sono immersi. Quel brodo nauseante (così l’abbiamo percepito e giudicato in tantissimi), fatto di superficialità, di niente, di sorrisi forzati e di applausi a richiamo, e di oscenità e di stupidità, questa colossale finzione spacciata per vera, questa farisaica promozione dei diritti umani accuratamente selezionati e senza un perché, fatta solo con richiami alla pancia più che alla ragione, continua tutti i giorni. I nostri ragazzi vivono di questo. Anche molti adulti vivono di questo e vi si riconoscono e non riescono nemmeno più ad esprimere un giudizio critico.
Bisogna riconoscere con un certo sgomento che quello che abbiamo visto a Sanremo è la normalità del bombardamento quotidiano che arriva per mezzo dei social, degli influencers, degli youtubers, dei tiktokers o come diavolo si chiamano. Fedez, la Ferragni non scompaiono, restano e imperano ed è da loro che i giovani, e non solo, attingono giudizi, idee, tendenze, mode. Sono questi i nuovi guru che pontificano su ciò che è bene e ciò che è male in una società solo apparentemente fluida e amorale. Le oscenità e il cattivo gusto del festival di Amadeus, Fiorello, Fedez e compagnia cantante sono solo un pallido riflesso di quanto quotidianamente si riversa sulle coscienze delle persone, soprattutto dei giovani. Ben altre oscenità si ripetono, si canticchiano, diventano il sottofondo che accompagna la vita. È un dato di fatto di cui prendere atto.
Vi sarà capitato, del resto, di scoprire che ciò che avete scoperto in realtà è qualcosa di già molto conosciuto dai ragazzi. A me capita tutti i giorni, in famiglia, a scuola, nei vari livelli di istruzione, dai bimbi delle elementari ai ragazzi del liceo. La sensazione è puntualmente quella di capire che tu vedi solo la punta dell’iceberg e l’epifania può essere dolorosa. Ricorderò sempre quella volta in cui mi presi la briga di ascoltare Fedez che interveniva sul Concordato tra Stato e Chiesa: mi fece l’impressione di uno scarso e supponente studente delle superiori che non sa di cosa sta parlando, ma ne parla lo stesso sparando giudizi su un argomento che non conosce. Un imbonitore, insomma. Ma lo sgomento doloroso fu sentire, qualche mese dopo, una mia studente (tra le più studiose e “brave” della classe) esaltare, in sede d’orale di esame di Stato, come una grande persona proprio quel Fedez per le sue battaglie (!). Lì ho capito che la pancia prevale sulla ragione e che non basta tutto lo studio e l’istruzione anche alta che si dà ai ragazzi per aiutarli a giudicare o anche solo a capire il sistema in cui sono immersi. Lo stesso si è riprodotto nel recente dibattito intorno alla Ferragni, ridotto a “cretina” o “carina poverina”, senza una valutazione seria, approfondita ,su cosa abbia voluto dire o rappresentare. Si critica di pancia, si difende di pancia. E così per tutto quello cha accade.
La scuola, diciamolo, ormai è solo una breve parentesi nella vita di un giovane, scollata da tutto il resto. Nella breve parentesi vi sono degli adulti che neppure riescono ad immaginare cosa sia tutto il resto.
Cosa si può fare? Prendere atto innanzitutto di questo continuo indottrinamento, rendersi conto che c’è, che è invadente. La tattica dello struzzo non ci è più permessa. Quanti adulti ho sentito dire “Io Sanremo non lo guardo”. Puoi non guardarlo, ma i giovani lo fanno. Non ti puoi esimere. Purtroppo non ti puoi chiamare fuori.
Solo così puoi aiutare a vedere, a capire, a giudicare, non avendo paura di prendere una posizione forte e decisa rispetto a tutto quello che è falso, disumano, inaccettabile. Dando le ragioni, richiamando in modo inesausto alla ragione. I giovani ascoltano, ma soprattutto guardano e giudicano. La pancia gli farà male quando andrai controcorrente rispetto al pensiero unico sostenuto dal potere o quando butterai giù, se necessario, i loro miti. Le tue parole avranno sapore di “forte agrume”, ma forse apprezzeranno la tua onestà, soprattutto se ti stimano. E comunque dovrai far loro compagnia, dovrai ascoltarli e apprezzarli quando provano a ragionare, valorizzando il buono che riescono ad esprimere: la generazione degli adulti deve ascoltare molto, la scuola deve ascoltare, oggi più che mai.
È sempre più evidente che i conti vanno fatti con tutto il mondo invadente che ruota intorno a noi e che ci intossica. Bisogna imparare a smascherare i media, a separare la realtà dalla finzione, il vero dal falso. Qualcuno deve farlo, se non vogliamo essere tutti trasformati nei sudditi ideali di un regime totalitario.
In termini apocalittici, bisogna imparare a guardare dietro la maschera dell’anticristo, senza aver paura della fatica di remare controcorrente. È un compito cui non possiamo venire meno. Il nostro compito.
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