Sara, una ragazza egiziana in Italia da sette anni, aveva chiesto aiuto ad un insegnante del centro di aiuto allo studio.

“Ho bisogno in diritto” aveva detto a Diego, un anziano professore di diritto in pensione da anni. “Avremo una verifica sui principi fondamentali della Costituzione italiana.”

“I primi dodici articoli?” Le aveva domandato Diego.



“Non solo, mi sembra anche i diritti e i doveri dei cittadini.”

“Cosa significa mi sembra? O è sì o è no. Mi sembra non ci sta” l’aveva incalzata il vecchio professore.

“No, no, è tutto. Bisogna saperli per educazione alla legalità. Ci stanno riempiendo le ore di Costituzione” aveva risposto la ragazza con tono seccato, a dimostrare la sua insofferenza per quel bombardamento costituzionale. Diego non aveva raccolto il disagio della ragazza, aveva aperto il libro e aveva cercato le pagine sugli articoli della Costituzione. Si era messo subito a leggere e a spiegare l’articolo 1, quello che parla della Repubblica democratica fondata sul lavoro.



Ad un certo punto però si era fermato e aveva chiesto a Sara: “la vostra insegnante cosa vuole esattamente che voi sappiate?”

“Tutto!” aveva risposto Sara “e gli articoli a memoria. Pensi, farà la verifica a crocette sugli articoli della costituzione che ci ha dato, poi delle domande aperte in cui ci chiederà il nostro parere.”

“Buono a sapersi. Gli articoli però devi studiarteli” aveva allora ribattuto Diego, invitando la ragazza a riprendere il lavoro.

“Però una cosa deve dirmela. Perché dobbiamo studiare queste cose e in questo modo? Perché?” e aveva guardato il vecchio professore come implorandolo di darle una ragione.



“In questo modo non lo so, però il perché studiarle è fondamentale. Tu cosa diresti?”

“Sinceramente non lo so, mi sembra tutto così inutile” aveva risposto Sara, non però in modo scettico ma lasciando aperta la questione.

“Ma tu perché non senti così importanti questi principi?” le aveva allora chiesto Diego. Sara aveva risposto sinceramente che li sentiva astratti, non li vedeva dentro la sua vita, erano delle formule che lei doveva pure studiare a memoria.

“Conosci l’articolo 21?” le aveva allora chiesto Diego.

“Certo” aveva risposto Sara e a memoria aveva ripetuto che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”

“E questo sarebbe astratto? Tu in classe puoi dire come la pensi? Puoi dire alla prof che ha sbagliato nel giudizio che ha dato alla tua verifica, e se lei ti punisce per questo va contro questi principi e tu puoi andare dal preside a chiedere giustizia. Non puoi forse andare liberamente a protestare per il clima, come spesso fate?”

“Sì, è così” aveva risposto Sara illuminandosi, ma aveva aggiunto che il vero problema era che doveva imparare una formula e con tutte le formule che doveva mandare a memoria non aveva tempo di vederle nella realtà.

“Ok” aveva allora osservato Diego, “comincia ad esercitare questa libertà e chiedi alla prof di vedere questi principi nella realtà, di scoprirli nella vita quotidiana, di poterlo fare insieme dialogando in classe, portando quello che ognuno di voi trova nella sua esperienza quotidiana o anche su Google, su.”

“Sarebbe bello” aveva detto Sara, questa volta pensando tra sé e sé che una scuola così l’avrebbe desiderata, ma nello stesso tempo che fosse impossibile.

“Non è vero” le aveva ribattuto Diego, risollecitandola a fare questo passo davanti alla sua professoressa.

“Ha ragione, ci tento. Già così vivrei questi principi!” aveva detto Sara, cambiando posizione di fronte alla certezza di quell’anziano insegnante di diritto.

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