Riccardo doveva finire un colloquio con un ragazzo che, dopo la scuola, era venuto ad iscriversi al centro di aiuto allo studio per la prima volta e Sara si era seduta ad aspettarlo. Il colloquio stava durando più del solito perché il ragazzo voleva sapere bene come fossero le regole del centro. Per lui era un’esperienza nuova, visto che non lo aveva mai frequentato.



“Sara, vieni un attimo!” aveva gridato Riccardo facendosi sentire dalla ragazza, che si era affacciata alla stanza chiedendo che cosa volesse e lui le aveva detto di spiegare quale fosse il modo di organizzarsi del centro.

“Così, d’improvviso!” aveva reagito Sara, intimidita.

“Tu cosa diresti ad un ragazzo che viene qui per la prima volta?” aveva insistito Riccardo.



“Di fidarsi dell’insegnante con cui lo mettono a lavorare. Io sono stata aiutata così, mi sono fidata e ho superato i miei problemi. È il rapporto umano ciò che è importante qui!” aveva detto Sara al ragazzo, che la guardava un po’ stranito.

Sara aveva capito e allora aveva chiarito che lo avrebbero chiamato e gli avrebbero assegnato un insegnante con cui avrebbe lavorato tutto l’anno. “È il rapporto con lui, con l’insegnante – aveva ribadito – il filo rosso del centro. Fidati di lui, digli tutto, non tenere nascosto nulla!”

Il ragazzo sembrava convinto, per cui Riccardo gli aveva dato i moduli dell’iscrizione e lo aveva salutato, dicendogli di portarli il più presto possibile firmati dai genitori.



“Che cosa c’è?” aveva allora chiesto Riccardo a Sara.

“Volevo chiederle se ho capito bene la differenza tra Leopardi e Schopenhauer, perché domani devo fare un’esposizione a tutta la classe.”

“Dimmi” aveva risposto Riccardo, sorpreso dell’iniziativa di Sara, che l’anno scorso avrebbe chiesto a lui quale fosse la differenza.

“Secondo me, in Leopardi la domanda di senso è un grido più forte della sua convinzione teorica che la vita non ha senso, mentre Schopenhauer chiude con la domanda attraverso la via ascetica che porta a non volere, a non considerare la domanda, a soffocarne il grido.”

Riccardo annuiva mentre la ragazza parlava. Quando ebbe finito le chiese come avesse potuto trarre queste conclusioni.

“Perché Leopardi parla al cuore, Schopenhauer no! E questo lo si sente. Io preferisco Leopardi, perché anche per me la domanda è un grido.”

“Sì, sì, giusto!” aveva allora detto Riccardo, pensando che la cosa fosse finita lì.

“Un attimo, ho un’ultima cosa, è attuale la  questione posta da loro due?”

“Tu cosa dici?” aveva rimbalzato la domanda Riccardo, sottolineando che se aveva risposto alla domanda sulla differenza avrebbe saputo rispondere anche a questa sull’attualità della domanda di senso.

“Certo, attualissima, è la domanda che abbiamo tutti e non vogliamo metterla a tacere come fa Schopenhauer, io voglio cercare una risposta, ne ho bisogno.”

Riccardo le aveva sorriso e le aveva detto: “cosa ti succede, fino a qualche mese fa ti lamentavi di tutto, ora sei un’altra.”

Sara si era schernita con un “ma no!” e Riccardo aveva insistito a farle notare come fosse cambiata. Stava di fronte alla domanda di senso come non aveva mai fatto. “Bene così, è un buon inizio d’anno” aveva allora detto Riccardo, aggiungendo “tieni desta questa domanda! Io ci sono.”

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