La vicenda di Alex Schwazer ha inondato i giornali. Un esito che non può lasciare indifferente il mondo sportivo. Una sentenza che fa verità su una condanna ingiusta; è molto semplice e veloce distruggere, la ricostruzione non sempre è possibile, facile o sufficiente a risanare le ferite inferte. 

Giustizia, ingiustizia, onestà, menzogne, un grande agitarsi di emozioni e pensieri si avvicendano sul palco del doping, ma soprattutto smuovono il senso etico di ogni sportivo e simpatizzante. Credo che quanto è accaduto possa essere utilizzato come ghiotta e preziosa occasione per fare tante riflessioni a vari livelli coi nostri alunni. La realtà è sempre decisamente generosa. Alex può diventare lo spunto per parlare di doping nella sua forma più conosciuta: fisico, medico, farmaceutico, sportivo, sociale.



I miei alunni, però, mi stanno insegnando ogni giorno di più che le strade che può prendere una lezione, se noi prof sappiamo cogliere i segnali e le provocazioni, possono essere ben più diramate. Il doping può diventare occasione per scoprire le correlazioni tra stimolanti e videogiochi, gli effetti e i meccanismi che queste dipendenze così apparentemente diverse possono avere; oppure cogliere il nesso tra le tantissime bugie che raccontiamo e ci raccontiamo pur di essere qualcuno e il nostro bisogno di essere visti, accolti, considerati o semplicemente sentirci “qualcuno”, o meglio, di qualcuno. Il doping diventa via maestra per smascherare i grandi miseri trucchetti che agiamo per i nostri obiettivi anche a costo di far le scarpe ad altri, screditarli, infangarli, superarli solo per paura di perdere, di deludere, di non essere accettati: un laboratorio relazionale che potrebbe lasciarci sorpresi. O ancora, la vicenda di molti atleti potrebbe farci confrontare con il senso etico che diamo allo sport, con l’idea di giustizia che ci siamo creati, con il sogno di uomo e donna che desideriamo diventare. Potrebbe diventare itinerario interessante per sondare il modo in cui ci approcciamo alle regole e/o alle regole date dalle istituzioni, come ci stiamo di fronte.



Ecco che ancora una volta, una notizia su un quotidiano, un argomento “classico”, può diventare atelier creativo per mettere la scienza, la conoscenza, la scuola, la nozione, al servizio della vita, della crescita dei nostri alunni, aprendo brecce, piste nuove e sondando terreni meno battuti, ma più vicini al loro mondo. Se continueremo a usare la conoscenza come lente per scrutare la vita e le sue domande, avremo degli alunni capaci di continuare a porsele e che amano continuare imparare ad imparare. Alunni dopati di passione.

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