Scuola, Lucia Azzolina si sente tradita dal Partito Democratico. Questo quanto filtra da casa Movimento 5 Stelle dopo i fatti delle ultime ore. Ma andiamo per gradi. In questi giorni le Regioni stanno ufficializzando il rinvio del ritorno alle lezioni in presenza e in poche rispetteranno l’indirizzo del Miur, ovvero l’11 gennaio 2021. Sette hanno già ufficializzato il rientro delle superiori solo a febbraio: parliamo di Sicilia, Sardegna, Calabria, Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Basilicata.
Le Regioni in autonomia hanno deciso di rinviare il rientro in classe e tra i governatori troviamo anche Nicola Zingaretti, presidente del Lazio e segretario Pd. Come evidenziato da Repubblica, Lucia Azzolina si è sentita presa in giro: «La verità è che i ragazzi sono sempre gli ultimi, è stato un giochino fatto ad hoc, senza pensare a tutti quei ragazzini che dalla dad sono penalizzati per i motivi più diversi. E a quelle regioni dove neanche i bambini delle elementari sono ancora tornati a scuola».
SCUOLA, SCONTRO AZZOLINA-PD
Il dossier scuola è sicuramente tra i più delicati per Governo e forze di maggioranza, non è tardata ad arrivare la replica di Nicola Zingaretti. Rivolgendosi al ministro Azzolina, il segretario dem ha evidenziato di aver sempre «difeso la didattica in presenza di elementari e medie, ma per quanto riguarda le superiori è superfluo ricordare che che se i contagi aumentano in questa misura è sbagliato allentare le regole, mettere a rischio le persone e prolungare il blocco delle attività per un prevedibile aumento dei contagi».
In casa M5s c’è grande rabbia per la mossa dem contro Azzolina, così la grillina Bianca Granato ai microfoni dell’Adnkronos: «Azzolina si è sentita tradita dal Pd: prima Franceschini, poi Zingaretti, adesso inaspettatamente Bonaccini che ha rinviato al 25… La realtà è che i governatori del Partito democratico hanno fatto branco e squadra per non riaprire. Sperano in una ‘prorogatio sine die’ per spingere sempre più avanti la non riapertura delle scuole secondarie superiori e mantenere il consenso elettorale. Vogliono concludere l’anno a distanza mentre a pagare saranno soltanto i ragazzi».