Da qualche anno preannunciato, pare sia arrivato il tempo, per molte scuole italiane, di essere soggette ad uno accorpamento dai più non molto desiderato. Diverse esigenze, soprattutto un calo di iscrizioni legato alla carenza di nascite, questioni economiche, speculative, bilanci di qua e bilanci di là hanno determinato una soluzione così drastica. Il risultato: eliminazione di storie legate ai luoghi, riduzione di personale, cancellazione di ogni sorta di umanità, disorientamento. Certo in un momento storico in cui la natalità è pari a zero, prima o poi doveva pur accadere che venissero fatti tagli. Questo sì. Di aumento di stipendi invece guai a parlarne. Grave è che si possa affermare senza remora, come ha fatto il direttore dell’ufficio scolastico regionale campano, che a lui non interessa se un ragazzo debba svegliarsi alle cinque del mattino per prendere l’autobus e spostarsi nella città più vicina, anche a 50/60 km, per poter studiare. Tutti abbiamo fatto sacrifici, lui non so. Il dio denaro impera anche in ambiti educativi: pago, compro, quindi imparo. Valanghe di iniziative in una scuola serbatoio di denaro pubblico per enti e associazioni esterne che di scuola poco sanno, luogo disponibile per progetti e progettini distogliendo l’alunno da un ambito familiare, se c’è ancora, e da un impegno serio con le materie. “Basta che resta a scuola professó, io a casa non riesco a tenerlo”. Tempo pieno? Di più. “Devo lavorare, devo essere libera, mio figlio ingombra” …parole sempre più ricorrenti e imbarazzanti tra le genitrici di ragazzi lasciati crescere con la nonna, con la zia, …con la scuola parcheggio.
E in tutto questo balbettare educativo la scuola cosa fa? Compra le coscienze, il sapere degli alunni con attività profumatamente sostenute dove del destino dei singoli poco interessa se non giustificarsi dicendo che i soldi, in fondo, li ha messi; responsabilità del dirigente, dei docenti che non hanno saputo gestirli. Pochi soldi, poche risorse, che si fa? Si accorpa. Ma è vero accorpamento di scuole o un tentativo di accoppare le menti? Sembra si tratti di tarpare le ali a storie di scuole, di edifici, di luoghi attorno o dentro i quali ci sono stati destini che hanno trovato in quei luoghi il riconoscimento di legami, amicizie, di una storia. Accoppa menti, accoppa storie, accoppa identità, questo è. Senza alternative concrete, si chiude. Si manifesta sempre più un allontanamento dalle questioni cruciali, regalando iniziative e fondi ai docenti che non hanno più voglia e tempo, tanto sono immersi in burocrazie delle più svariate.
PNRR, Futura, Scuola Viva, Orientamento, recuperi, potenziamento, cineforum, laboratori. Tutto bello, tutto giusto, …tutto superfluo? Ormai tali proposte non interessano neanche agli alunni, desiderosi di evadere dalle quattro mura scolastiche, che diventano oggettivamente oppressive, per poter fare attività sportiva, passeggiate, amicizie. Dopo aver trascorso sette e più ore di permanenza nelle aule e non avendo neanche spazi aperti, cortili per poter dialogare, passeggiare, sgranchirsi gambe e cuore. Accoppare dunque sembra il verbo più idoneo per indurre a far soccombere, a schiacciare le fragili personalità di ragazzi che vorrebbero un po’ di ordine, indicazioni più snelle, attività libere. E invece il ministero pensa a riempire spazi apparentemente vuoti, a proporre una vita decisa a tavolino, a organizzare momenti “costruttivi per il bene della società”. Verrebbe la voglia di accoppare certi dirigenti, accoppare certe fantasticherie psichiatriche, accoppare chi della burocrazia fa un vanto. E invece, cosa si fa? Si accorpano scuole.
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