Perché ogni volta che bisogna assumere dei docenti si scatena la bagarre? Perché le forze politiche e sindacali del “Bel paese” sono contrarie all’attuazione della norma costituzionale che impone il concorso per essere assunto nell’amministrazione pubblica? Nel caso della scuola i numeri sono alti e il corpo docente italiano, escluso il personale Ata, quest’anno è fatto di 635mila docenti di ruolo e circa 200mila precari. Una massa di manovra che fa appetito, e il consenso per sindacati e partiti è pane quotidiano.
I nuovi bandi per il concorso straordinario e quello ordinario muovono un mare di persone. 65mila per quello straordinario, che vedrà assegnate circa 32mila cattedre tra i docenti che hanno già prestato 36 mesi di servizio, mentre sono oltre 506mila i candidati per i 45mila posti di ruolo da assegnare entro la fine dell’anno scolastico 20/21 e che entreranno in ruolo nel settembre 2021. Lo sforzo organizzativo per portare a termine l’operazione concorsi è grande, anche per la presenza della pandemia che impone distanziamento sociale e norma anti contagio. Purtroppo, visto che il numero degli aspiranti è 4 volte superiore ai posti disponibili, è prevista una prova preselettiva che scremerà moltissimo i candidati che accederanno alle prove di concorso. Un meccanismo di selezione quantitativo, che contrasta con la ricerca di personale preparato e motivato che invece è di tipo qualitativo. Ma si sa che lo Stato non bada alle sottigliezze e deve far vedere che è capace di assumere in un anno poco meno di 80mila docenti, per abbassare la quota del precariato alla soglia dei 120/140mila insegnanti, considerata fisiologica.
L’avversione al concorso ha creato alcune cordate politiche inedite, con Lega e Pd contrari, mentre M5s e Italia Viva sono per lo svolgimento nelle date stabilite. Il partito di Zingaretti, tramite il senatore Francesco Verducci, ha fatto sapere che “è sbagliato e contro ogni buon senso convocare concorsi in piena pandemia” anche perché non sono previste prove suppletive per gli eventuali candidati messi in quarantena”.
A rinforzare la tesi ci si è messo anche Matteo Orfini, che non vuole far perdere “l’occasione della vita” a possibili malati di Covid e chiede una sospensione del concorso e una stabilizzazione per titoli e servizio conclusa a fine anno da un colloquio selettivo. A cavalcare la difesa dei docenti non poteva mancare Matteo Salvini, che ribadendo la mozione di sfiducia alla ministra Azzolina ha precisato in più occasioni che non si possono fare concorsi in un momento delicato come questo e chiede al Pd di essere coerente e votare insieme per mandare a casa la ministra dell’istruzione. Dall’altra parte i 5 Stelle, arroccati nella difesa ad oltranza della titolare del ministero di Viale Trastevere, trovano l’inedito appoggio di Italia Viva contraria a un ennesimo rinvio. Nel mezzo l’ex ministro Maristella Gelmini, inventrice dei tagli lineari all’istruzione e dei 27 studenti per classe, che ha dichiarato come sia “ridicolo prevedere, dal 22 ottobre al 9 novembre, le prove del concorso docenti”. In un inizio anno complicato, ha continuato l’esponente di FI, “andare ad appesantire ulteriormente questi delicati mesi per dei test che coinvolgeranno circa 60mila precari, che dovranno dunque assentarsi dal lavoro, causando altre ore di didattica in fumo, vuol dire non avere a cuore il regolare percorso formativo degli studenti”.
I sindacati unitari, lo Snals e le confederazioni minori hanno espresso un corale no ai concorsi per non appesantire le scuole sia in ordine al reperimento degli spazi che alla formazioni della commissioni. L’incontro tra la Azzolina e le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori di alcuni giorni fa è stato un muro contro muro, tant’è che subito dopo il ministro ha annunciato che il bando sarebbe uscito sulla Gazzetta ufficiale entro qualche giorno.
Nonostante le difficoltà di attuazione del concorso, il problema del turnover rimane e le difficoltà di oggi sono attribuibili al blocco delle assunzioni in auge alla fine del primo decennio di questo secolo, attenuate dalla legge cosiddetta della “Buona Scuola” di Renzi. Come ha fatto notare Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in commissione Cultura, già l’anno prossimo avremo altri 40mila pensionamenti, per cui non è possibile rinviare una decisione già presa prima della pandemia; inoltre “il ministero era disponibile a fare i concorsi a luglio, ma il Pd volle un rinvio a settembre”.
Ora tutti chiedono un’ulteriore proroga. Per quale motivo? Per far prevalere le ragioni di bottega e gettare nel caos la scuola italiana e far superare al precariato la soglia mai raggiunta di 250mila docenti? Speriamo che il buon senso torni a indirizzare le forze politiche di maggioranza e opposizione.