Librino, alla periferia di Catania, non è secondo in nulla a Caivano. Né per numero di abitanti (ne ha quasi il doppio: 60mila) né per spaccio di droga (i blitz della polizia nell’ultimo anno non si contano), né per criminalità minorile (Catania in questo campo supera anche Napoli). Librino è terra di nessuno. Un quartiere fantasma, concepito come dormitorio: per decenni senza un ospedale (da poco ha l’azienda ospedaliera San Marco), senza scuole superiori (istituite dopo lunghe battaglie solo negli ultimi anni), senza servizi, senza collegamenti col centro urbano, senza cinema o teatro.
Per questo e per il primato italiano tenuto da Catania in fatto di povertà educativa, una scuola del quartiere di Librino è stata scelta come sede del convegno nazionale sulla dispersione scolastica promosso dal comitato del Centenario di don Milani a fine settembre. Qui, in fondo, si tocca con mano la profondità del dramma sociale che interessa soprattutto i minori, ma allo stesso tempo qui si registrano tentativi di riscatto che testimoniano la via di una rinascita possibile. A Librino, infatti, come in altri quartieri problematici di Catania (San Giovanni Galermo, Villaggio Sant’Agata, San Cristoforo, Picanello, Monte Po, Cappuccini) non c’è solo l’inferno sociale. Stanno nascendo fiori di speranza, iniziative di bellezza di condivisione dei bisogni di vera educazione che producono risultati sorprendenti.
Come l’orchestra di giovani talenti “Musicainsieme a Librino” che ha recuperato col metodo Abreu centinaia di ragazzi, i quali attraverso la musica hanno trovato una via originale di espressione di sé arrivando a traguardi impensabili. Nell’ultimo anno i ragazzi di Librino hanno suonato in Germania e a Roma. O come l’oratorio Giovanni Paolo II, fondato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice con l’aiuto di alcuni volontari laici, che ospita stabilmente più di 80 giovani nel doposcuola e sostiene le mamme in attività laboratoriali propedeutiche alla ricerca di un lavoro. O come “C’era domani Librino”, il centro educativo che raduna 80 minori della zona in attività di doposcuola in una antica villa del quartiere affidata dal Comune agli enti di terzo settore. O, ancora, come i “Briganti di Librino”, l’associazione che recupera i ragazzi dalla strada attraverso lo sport, nel caso particolare il rugby.
Ma il segno più sorprendente in tema di dispersione scolastica è l’alleanza nel tempo fra l’Istituto comprensivo “Musco”, diretto per tanti anni da una preside “eroica”, e la parrocchia “Madonna del Divino Amore”di Zia Lisa, che da 40 anni ha un parroco che si prende cura del suo “gregge” con una attenzione creativa. Da questo lavoro sinergico di cura ai ragazzi e alle loro famiglie condotto dal “Musco” e la parrocchia di Zia Lisa è arrivato un risultato sorprendente: la dispersione scolastica in una fascia di territorio di Librino, che interessa i due enti citati, è stata ridotta dal 25% a meno del 5%. Come? Attraverso un lavoro paziente di ascolto e accoglienza dei ragazzi da parte della scuola, di accoglienza in attività di doposcuola, di oratorio e di teatro da parte della parrocchia e nella richiesta alla politica, avanzata dai genitori della scuola e dai parrocchiani, di avere a Librino alcuni istituti di istruzione superiore (ne sono finalmente arrivati tre).
Anche la mancanza di istruzione superiore di secondo grado era, assieme alle difficoltà del contesto familiare e sociale, uno dei motivi principali della dispersione scolastica dopo la terza media. Un ragazzo che da Librino voleva (ma il discorso è valido anche per il presente) andare in un liceo o istituto superiore del centro di Catania doveva prendere tre bus e impiegare a volte più di un’ora e mezza: la soluzione più semplice allora era rinunciare a proseguire gli studi. Ma questa storia presenta un paradosso. L’Istituto “Musco”, che grazie al lavoro dei docenti e alla collaborazione con enti di volontariato e con la parrocchia ha ridotto al minimo la dispersione scolastica, non è stato ammesso a godere dei contributi per le scuole in contesti svantaggiati, gli ormai famosi fondi Pnrr per la “riduzione dei divari territoriali”. Secondo le rilevazioni Invalsi, infatti, l’Istituto “Musco” è più avanti del liceo al top dei desideri delle famiglie della Catania bene. Con l’amara conseguenza che quel liceo prende i contributi, mentre il lavoro della scuola di Librino è premiato solo con un articolo sul giornale.
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