Serena non se lo aspettava più, lo aveva chiesto più volte all’insegnante di darle la possibilità di recuperare il voto negativo in storia, ma l’insegnante le aveva risposto sempre di no, sottolineando che un’altra interrogazione era inutile, lui ormai aveva un giudizio chiaro su di lei, non aveva ancora capito quale fosse il modo di studiare, ripeteva tutto a memoria senza capire.
Dopo vari tentativi inutili da parte di Serena di farsi interrogare, una mattina il professore era entrato in classe e aveva detto a tutti: “Alcuni di voi mi hanno ripetutamente chiesto di essere interrogati per recuperare il voto negativo in storia e io ho sempre detto loro che ritenevo inutile questa nuova e ultima interrogazione. Ci ho pensato e ripensato, poi ieri una di voi mi ha detto che voleva essere interrogata perché voleva dimostrarmi che aveva capito quello che io le chiedevo, cioè un modo di studiare e non una ripetizione mnemonica di notizie storiche. Questo mi ha fatto pensare, allora ho deciso di re-interrogare chi lo voglia, ma ciò a cui tengo è vedere se avete capito che io voglio che siate capaci di un approccio personale e anche critico alla storia. Quindi va bene, in questi ultimi giorni di scuola chi vuole essere interrogato me lo dica!”
Luca aveva alzato la mano e gli aveva chiesto come lui attribuisse il voto finale. “Prof” aveva detto Luca “lei fa la somma dei voti e la media? È questo che fa? Io ho 5,7”.
“No!” aveva risposto l’insegnante “io non faccio così, non faccio la pura somma numerica, io guardo anche il percorso che uno ha fatto, i miglioramenti nella preparazione e soprattutto la progressiva personalizzazione cui ognuno di voi è pervenuto nello studio. Cioè due ragazzi possono avere 5,7 ma il valore che esprimono può essere diverso. Ad esempio tu puoi avere 5,7 ma se sei migliorato progressivamente da settembre ad oggi, per me quel 5,7 è 6, un altro invece può avere 5,7 ma come esito di un percorso in cui ad un certo punto non ha più studiato, quindi quel 5,7 per me non è 6! Non so se mi sono spiegato, ciò che io valuto è un cammino. Per questo oggi accetto di interrogarvi di nuovo. Quindi cominciamo”.
Serena era contenta, al pomeriggio lo aveva detto al volontario del centro in cui andava a farsi aiutare.
“Bene” le aveva risposto Mauro “quindi vuoi farti interrogare? Ma hai capito quello che il tuo prof vuole?”
“Voglio che lei mi aiuti, perché io so che lui vuole che io faccia miei gli argomenti, lui vuole che io li capisca e sappia anche dare dei miei giudizi, ma io faccio fatica, la storia non mi interessa!”
“Bene, Serena” le aveva detto il volontario “non è che puoi inventarti oggi una cosa che hai trascurato tutto l’anno, ma qualcosa possiamo fare.”
“Però dovreste capire che io come i miei compagni ho perso di fatto due anni, la pandemia mi ha condizionato, era sufficiente sapere quattro cose. Ora non si può saltare ad un livello più alto, è evidente che non ce la faccio.”
“Sì, ma da quello che hai riferito del tuo prof mi sembra che lui sia disponibile a venirti incontro e che capisca la difficoltà in cui siete. Poi che lui voglia valutare un cammino e non fare una pura somma di voti, questo è quanto mai positivo. Quindi grazie a questa nuova possibilità di interrogazione facciamo un passo avanti.”
“Sì, ci sto!” aveva detto Serena “lei però deve aiutarmi, deve indicarmi i passi che devo fare.”
“Certo” aveva risposto Mauro “la prima cosa è che tu ci sia, metta in gioco tutta te stessa. Hai un prof che vuole arrivare a te, fatti scoprire mettendo qualcosa di te. Va bene, e adesso cominciamo.”
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