Caro direttore,
il Governo Draghi, la maggioranza che lo sostiene, il momento storico che stiamo vivendo, ci obbliga al riformismo, non all’immobilismo; al realismo, non all’ideologia, alla politica non al populismo.
Su scuola, percorso educativo per eccellenza, questa azione riformista, mossa da realismo e buonsenso, ha bisogno di scelte politiche.
Ha bisogno di questo percorso in due fasi: sia quella attuale, che possiamo definire di emergenza e che riguarda la scuola in didattica a distanza, sia quella di prospettiva, per migliorare i percorsi scolastici che possano sempre più aiutare i ragazzi.
Attualità e prospettiva hanno l’esigenza di avere risposte dal governo e dal parlamento.
In generale, sulla decisione di proseguire o riprendere le chiusure dei percorsi in presenza, in aula, continuo a pensare che questo non aiuta tanti ragazzi, spingendo i più deboli fuori dalla scuola. Conosco tanti insegnanti e realtà scolastiche che, a distanza come in presenza, stanno svolgendo un percorso educativo, non solo nozionistico, veramente utile e bello. Ma tanti, tanti sono i momenti in cui la didattica davanti ad un video provoca lontananza, apatia, sfiducia, assenza di relazioni, allontanamento e anche abbandono scolastico.
Questo governo ha deciso di proseguire con la Dad e penso che sia necessario interrogarsi su cosa sia la scuola, cosa intendiamo per percorso educativo, come crediamo di poter aiutare i ragazzi nella crescita.
Stessa cosa vale nella fase di “visione” e “prospettiva” che vogliamo dare ai percorsi educativi, anche alla luce del Pnrr, o meglio del Next Generation, un’occasione che ci costringe a ripensare ai percorsi educativi, non solo scolastici.
In questo momento il governo ha appena licenziato il “decreto sostegni” in consiglio dei ministri. Per la scuola sono stati stanziati ulteriori 300 milioni di euro, la metà per acquisto di dispositivi di protezione, servizi professionali per il supporto e l’assistenza psicologica e pedagogica, per servizi sanitari, test diagnostici, acquisto di dispositivi di inclusione degli studenti con disabilità o bisogni educativi. L’altra metà per potenziare l’offerta formativa extracurricolare, il recupero delle competenze di base, il consolidamento delle discipline.
Sperando che la scuola riapra, in presenza, quanto prima, queste nuove risorse sono un aiuto serio e concreto per i ragazzi, tutto valorizzando l’autonomia scolastica e la rete sussidiaria dei territori.
Tutto bene quindi? No. In maniera improvvisa e inaspettata, dopo il lavoro del 2020, le risorse licenziate dal Consiglio dei ministri riguardano solo e soltanto le scuole statali. Tutti i ragazzi hanno bisogno di aiuto, sostegno, accompagnamento in questo difficile momento. Tutte le famiglie hanno necessità di sentirsi parte di un paese che soffre e reagisce. Tutte le scuole hanno il dovere di sentirsi parte integrante di un unico sistema di istruzione nazionale.
Il parlamento lavorerà con emendamenti affinché scuole statali e non statali siano aiutate e così tutti i ragazzi che le frequentano. Ma in questa fase storica, questo governo, questa maggioranza aveva il dovere di fare questa mossa autonomamente in Consiglio dei ministri, utilizzando riformismo, realismo e politica.
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