A metà agosto, i 900 alunni della scuola Heinz-Berggruen di Berlino sono rientrati in classe per la prima volta dopo l’inizio della pandemia. Il preside della scuola, Dirk Kwee, affermava di essere pronto a garantire lo svolgimento del nuovo anno scolastico in sicurezza.
Ma solo due giorni dopo è arrivata la notizia di una studentessa contagiata dal coronavirus. I 31 alunni della sua classe sono stati immediatamente rimandati a casa e sottoposti al tampone. Il venerdì successivo sono arrivati i risultati dei test, tutti negativi, così gli alunni sono tornati a scuola. Pochi giorni dopo un’altra alunna è risultata positiva ed è ricominciata la trafila. “Sembra una corsa ad ostacoli” ha sospirato Kwee, “non so come affronteremo i prossimi mesi”.
In tutta la Germania più di cento istituti hanno dovuto sospendere le lezioni e rimandare gli alunni a casa in quarantena. Nel Nordreno– Vestfalia, due giorni dopo la riapertura, 12 istituti scolastici sono stati colpiti dall’epidemia. Due hanno dovuto richiudere subito i battenti, mentre nelle altre dieci scuole sono state previste chiusure parziali, con gruppi e classi in quarantena.
I dirigenti scolastici del Regno Unito attendevano da giugno direttive dal governo per organizzare il nuovo anno scolastico ma solo il 29 agosto, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, il ministero ha emanato generiche linee guida. Paul Whiteman, presidente dell’Associazione nazionale dei presidi (Naht, National Association of Head Teachers) ha dichiarato: “Chiedevamo da tempo un ‘Piano’ governativo per sapere come comportarci nel caso di un’epidemia ma ormai siamo abituati a questi interventi dell’ultimo minuto”. Sono stati quindi i dirigenti scolastici a dover elaborare e implementare autonomamente, durante l’estate, le misure necessarie per garantire il rientro in sicurezza degli studenti.
Le linee guida del ministero inglese stabiliscono che se un alunno o un membro dello staff presenta sintomi sospetti, le lezioni continueranno normalmente mentre la persona interessata si autoisola e si sottopone al test. Se risulta positiva, gli alunni della classe e quelli che sono entrati in contatto con lei, divisi in “bubbles” (bolle), dovrebbero essere messi in quarantena per 14 giorni e seguire le lezioni online. Il segretario per l’istruzione Gavin Williamson ha affermato che il documento è un “piano di emergenza per lo scenario peggiore”. “Mantenere le scuole aperte deve essere la priorità. Ci auguriamo di non dover attuare queste misure” ha detto.
Whiteman ha replicato: “Non è necessaria una sfera di cristallo per prevedere che ci saranno inevitabilmente chiusure e sospensioni delle lezioni nelle prossime settimane”.
Il ministro dell’istruzione nazionale francese, Jean–Michel Blanquer, ha annunciato che 22 istituti scolastici, di cui 10 a Parigi, sono già stati richiusi dopo la riapertura, avvenuta il 1° settembre, a causa di contagio da Covid–19, coinvolgendo un centinaio di classi i cui studenti sono stati messi in quarantena.
Le scuole francesi erano state riaperte una prima volta a fine giugno, tre mesi dopo l’inizio della pandemia e appena due settimane prima della chiusura estiva. In quella fase erano state previste misure alleggerite: nessun distanziamento fisico all’asilo, alle elementari si consigliava semplicemente una distanza di un metro tra gli alunni e alle superiori, se non era possibile mantenere la distanza di sicurezza, gli studenti dovevano indossare una mascherina.
Ma il protocollo sanitario ministeriale per il nuovo anno scolastico è diventato molto più rigido. È stato infatti deciso che tutti gli insegnanti, dalla scuola materna alle scuole superiori dovranno obbligatoriamente indossare la mascherina, così come tutti gli studenti delle scuole medie e superiori, a partire dagli 11 anni, anche quando la distanza fisica è garantita. Inoltre, le mascherine non saranno distribuite gratuitamente dallo Stato agli studenti, ad eccezione dei genitori che dimostrano di avere difficoltà economiche.
“Ogni volta che una persona (adulto o bambino) presenta sintomi assimilabili al Covid–19, sarà effettuato un test. Nelle quarantotto ore che seguono verranno prese tutte le misure per spezzare la catena del contagio. Questo può significare la chiusura di una classe, di una scuola o anche di diverse scuole”, ha spiegato il ministro francese mercoledì scorso. “A seconda della situazione, soprattutto in caso di chiusura scolastica a seguito di un caso Covid, verrà istituita la formazione a distanza, con adattamento territorio per territorio” ha precisato il ministro.
Anche se le scuole secondarie in Spagna godono di ampia autonomia, il ministero dell’Istruzione ha emanato alcune linee guida valide per tutti gli istituti. Sono previste lezioni in presenza ma con un numero ridotto di studenti. Nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria saranno creati dei “gruppi bolla” (come in UK, con ricreazioni e ingressi ad orari diversi) evitando che ci siano contatti tra questi gruppi in modo che, se viene rilevato un caso di contagio, sarà più facile risalire alle persone coinvolte e isolarle.
Per quanto riguarda le misure igienico–sanitarie, tutti i bambini dovranno indossare una mascherina a partire dai 6 anni, lavarsi le mani almeno cinque volte durante la giornata, mantenere una distanza di almeno 1 metro e mezzo e la loro temperatura sarà misurata quotidianamente. In tutti i centri educativi ci sarà un “coordinatore Covid” che sarà incaricato di supervisionare il rispetto delle norme. Nel caso siano rilevati 3 positivi in un gruppo, i bambini saranno confinati in quarantena nelle loro case. Se il contagio si trasmette da alcuni gruppi ad altri, c’è la possibilità che tutto l’istituto venga chiuso e la didattica diventi online al 100%.
Il 14 settembre, giorno in cui è prevista la riapertura delle scuole in Italia, si avvicina e diverse scuole, pubbliche e private, hanno dovuto pensare a protocolli adeguati per accogliere nuovamente gli alunni in classe, sulla base delle linee guida fornite dal ministero. Il Comitato tecnico-scientifico ha dettato le misure da imporre per consentire la ripartenza delle attività scolastiche: distanziamento, mascherine per tutti a partire dei 6 anni e frequente lavaggio delle mani. Ogni istituto dovrà dotarsi di un referente Covid cui far riferimento per gestire le situazioni legate a possibili contagi all’interno della struttura scolastica. Nel caso in cui un alunno presenti sintomi assimilabili al Covid-19, dovrà essere isolato in una apposita stanza fino all’arrivo dei genitori. Nel caso dovesse risultare positivo tutta la classe sarà posta in quarantena per 14 giorni e seguirà le lezioni a distanza.
Come per il lockdown, l’unica nazione ad andare controtendenza è la Svezia, le cui scuole non sono mai state chiuse e non hanno mai adottato particolari protocolli. “La decisione di tenere aperte le scuole durante la pandemia non ha comportato un aumento dei contagi”, ha affermato il presidente dell’istituto nazionale di sanità svedese, in un rapporto congiunto con il suo omologo finlandese, dove gli istituti scolastici sono invece rimasti chiusi.
Esclusa la Svezia, il copione sembra quindi simile in tutti i Paesi e Germania e Francia hanno probabilmente anticipato lo scenario che si presenterà a breve anche in Italia dopo la riapertura delle scuole, con intere classi rimandate a casa in quarantena e studenti costretti a seguire le lezioni online.
Benché il coro unanime dei medici in prima linea negli ospedali europei affermi che il virus ha perso carica virale e infetta ormai in maniera non grave, i comitati tecnici scientifici delle varie nazioni rimangono irremovibili nel dettare rigide misure per prevenire la diffusione del virus.
I governi d’Europa, e di tutto il mondo, sembrano volersi giocare la propria credibilità sulla capacità di tenere bassa la curva dei contagi, sacrificando ogni altro aspetto della vita sociale e perdendo di vista conseguenze a breve e lungo termine che rischiano di rivelarsi peggiori della pandemia stessa, non solo per l’economia ma anche per la salute psicologica e psichica dei cittadini, ed in particolare dei ragazzi in età scolare.
A parte l’evidente danno a livello didattico e culturale del continuo altalenarsi di lezioni in presenza e a distanza, quali potrebbero essere le ripercussioni sulla psiche, specie dei più piccoli, della ricorrente reclusione in quarantena e della paura dell’altro che verrà inevitabilmente inculcata? Non si trovano studi su questo aspetto pur fondamentale per la crescita e la formazione delle nuove generazioni, anche se diversi psicologi hanno denunciato un aumento dei casi di depressione, ansia e stress anche nei più giovani in seguito al periodo di lockdown.
Con le misure adottate a livello globale, la scuola diventerà un luogo preposto ad educare la nuova generazione al distanziamento sociale, inducendo i ragazzi a temere i propri simili perché potrebbero essere i famigerati “asintomatici” diffusori del virus – che una volta sarebbero stati chiamati semplicemente “portatori sani” – a causa dei quali rischiano di venire contagiati e reclusi in quarantena.
Secondo la celebre definizione aristotelica, l’uomo è “animale sociale”, ma ora l’educazione scolastica servirà da amplificatore alla comunicazione istituzionale e mediatica che mira ad ingenerare sensi di colpa e riprovazione sociale verso chi, seguendo un naturale e spontaneo istinto di socializzazione, contravviene alle regole di distanziamento e contagia parenti o amici.
Questi aspetti preoccupano non poco i genitori che sono scesi in piazza il 5 settembre per partecipare alla manifestazione organizzata dal gruppo “salviamo i bambini dalla dittatura sanitaria”, nato su Facebook il 6 giugno scorso. Il gruppo ha promosso l’incontro a Roma del “Popolo delle Mamme”, costituito anche dai papà e dai nonni, nonché da associazioni, comitati, gruppi e movimenti, che ritengono l’impianto legislativo della scuola affetto da illegittimità costituzionale e, comunque, dannoso per la salute psicofisica e per il futuro dei bambini.