Sindacati al fianco dei vandali? La protesta contro la circolare del ministero dell’Istruzione che sprona i presidi a denunciare chi devasta le scuole fa discutere. I casi non mancano: dal liceo Severi di Milano al Tasso e Virgilio di Roma, con migliaia e migliaia di danni. Le occupazioni si stanno trasformando in devastazioni, quindi le presidenze si sono fatte sentire: «Bisogna prendere provvedimenti contro i vandali», il coro generale che si è alzato. Quindi, il ministero è intervenuto, invitando i presidi a denunciare eventuali reati.
Ma i sindacati, anziché schierarsi al fianco dei dirigenti scolastici, si mettono di traverso. «La leggiamo con disgusto», afferma ad esempio l’unione sindacale di base Usb in merito alla circolare. Del resto, appoggia le occupazioni pro Palestina. Il sindacato attacca Valditara parlando di «comportamenti repressivi» contro gli studenti, ritenendoli «emblematici della trasformazione voluta dalla politica che chiede ai presidi di essere manager e sceriffi».
USB CON I VANDALI E CONTRO I PRESIDI “BASTA REPRESSIONE”
«A chi fa comodo la repressione dei presidi? Lo chiediamo a voi, lo chiediamo a tutt*. Con la repressione, quale credibilità pensate di potere avere agli occhi della classe docente, dei lavoratori della scuola, degli studenti e delle loro famiglie?», prosegue la nota di Usb. Per i sindacati imporre una sospensione, denunciare i vandali e obbligarli a pagare le spese dei danni commessi rientrano nella «repressione».
Criticata anche l’idea del ministro Valditara di imporre «ore di attività socialmente utili e a favore della scuola» al posto delle classiche sospensioni dalle lezioni, cogliendo la necessità di educare in qualche modo i ragazzi, anche al rispetto dell’autorità di un professore, oltre che di un compagno. A Modena uno studente è stato sospeso per 12 giorni per «dichiarazioni denigratorie nei confronti dell’istituzione e dell’intera comunità», ma per gli studenti la sospensione è «mettere il bavaglio» e «censurare il libero pensiero», mentre la preside, costretta a difendere la sua decisione, spiega che la scuola non è punitiva.