Come in tutti gli aspetti che riguardano l’educazione della persona, anche nel processo per lo sviluppo delle competenze digitali è di fondamentale importanza l’alleanza scuola-famiglia, quell’unità di intenti di chi, nei rispettivi e diversi ruoli, ha la responsabilità comune di far crescere le giovani generazioni nella loro umanità. Genitori e insegnanti non possono non trovarsi insieme anche sul fronte aperto dall’uso delle tecnologie e dagli strumenti di comunicazione che ragazzi e ragazze utilizzano sempre più sulla Rete. 



Se nella scuola tali strumenti sono promossi e mediati dal docente che ne favorisce l’uso come strumento di apprendimento, ricerca e creazione, il tempo libero degli studenti è interessato da una frequenza sempre più alta di navigazione in rete, tra chat, social e videogames. Ciò che i ragazzi e le ragazze frequentano sul web e ciò che accade sul web acquista, per loro, una rilevanza tale da pervadere la sfera delle reazioni, delle emozioni, delle relazioni interpersonali, in una commistione a volte anarchica di reale e virtuale. 



I nativi digitali hanno spesso bisogno di essere aiutati a mettere ordine nella loro attività online, comprendendone opportunità e rischi; è necessario quindi che gli adulti di riferimento posseggano una piena consapevolezza della propria responsabilità, il cui presupposto è l’addentrarsi nella conoscenza di un mondo che pure talvolta si presenta per loro con dei tratti di estraneità. Genitori e insegnanti,  immigrati digitali, sono davanti ad un universo in continuo mutamento, che evolve e muta alla velocità dei cambiamenti che caratterizzano il web, dove ad un ritmo incalzante compaiono nuovi social, nuovi fenomeni, nuove app, stories, live, chat, piattaforme, influencer, che altrettanto velocemente sono adombrati dal fenomeno successivo e che non sempre si rivelano sicuri o adeguati all’età e al vissuto dei ragazzi e delle ragazze che li frequentano. Il processo di crescita dei ragazzi e delle ragazze (e sempre più frequentemente di bambini e bambine) deve essere accompagnato da un parallelo processo di crescita di coloro a cui è affidata la loro cura, un processo fatto di ascolto, informazione, presenza. 



È necessario quindi che il dialogo tra gli insegnanti e le famiglie metta sempre più a tema l’uso delle nuove tecnologie digitali e degli strumenti di comunicazione telematici, in un aiuto reciproco a stare davanti a tale fenomeno senza averne paura né con eccessiva rigidità. 

Comunicare alle famiglie le modalità con cui a scuola vengono utilizzate e promosse le tecnologie è il primo semplice ed efficace aiuto che ci si può dare in questa direzione. Tra le altre cose, infatti, il lockdown del marzo 2020 e l’introduzione nel corrente anno scolastico dei Piani per la Didattica digitale integrata hanno incrementato l’utilizzo di strumenti digitali a supporto della didattica, anche in presenza. Non è infrequente infatti (ma lo era già prima della pandemia nelle scuole in cui tali sistemi erano da tempo in uso) che i docenti condividano sulle piattaforme materiale predisposto per le lezioni del mattino o che assegnino compiti ed elaborati chiedendo di restituire il materiale con lo stesso mezzo. Farà sorridere, ma conoscere le abitudini degli insegnanti e le loro strategie può aiutare le famiglie a identificare con realismo il tempo necessario all’utilizzo domestico di tablet e pc per l’impegno scolastico, prevenendo la dilatazione temporale addotta spesso dagli studenti come scusa per poter fruire a proprio piacimento dei dispositivi. 

Ancora più importante è coinvolgere le famiglie in un percorso di formazione-informazione in cui – come prima generazione di “genitori digitali” – possano essere divulgati i principi di responsabilità civile e penale di loro competenza, apprendendo norme, limiti e condizioni d’uso delle nuove tecnologie da parte di soggetti minorenni, avviando una riflessione condivisa e un dialogo vivo che costruisca una reale comunità educante; senza questo dialogo, che ha bisogno di fiducia e stima reciproca, anche tutte le regole che si possono stabilire o chiedere di rispettare rischiano di rimanere sterili e in ultima analisi inefficaci. 

Nell’anno scolastico che ormai sta per concludersi, forti di un percorso avviato già da diversi anni e delle domande e considerazioni emerse nell’esperienza didattica ed educativa del corpo docente, nella scuola in cui insegno abbiamo sviluppato un importante progetto sulla legalità, che ha affrontato su diversi fronti le tematiche del bullismo, del cyberbullismo, dei rischi connessi all’uso della rete e della cittadinanza digitale. Il progetto, che ha visto il coinvolgimento di diverse componenti della scuola, è stato svolto in collaborazione con la Cooperativa Atipica Onlus, che opera all’interno di una ricca rete di scuole (la Rete Ali) dedicata alla formazione di docenti e dirigenti del territorio e al supporto alle scuole relativamente alla tutela dell’infanzia e dell’adolescenza.

Il progetto, che nei precedenti anni prevedeva un’unica serata per i genitori condotta da Stefania Crema (presidente di Atipica e formatrice di fama nazionale, protagonista anche di azioni intraprese quest’anno) è stato allargato alla creazione di un intero ciclo di incontri per genitori e di un percorso di formazione in tre moduli per i docenti, con l’aggiunta di lezioni per gli alunni più grandi della scuola secondaria di primo grado. La ragione profonda dell’attivazione di tale progetto e del coinvolgimento delle famiglie risiede (oltre che nel valore ineludibile dell’alleanza scuola-famiglia sancita dal Patto di corresponsabilità educativa che ogni istituto è chiamato a sancire) nella convinzione che i cambiamenti repentini della società relativi all’utilizzo sempre più consistente delle nuove tecnologie richiedano da parte degli adulti un’unità di intenti e la piena consapevolezza delle potenzialità e dei rischi connessi allo spazio virtuale. Occorre promuovere nei ragazzi e nelle ragazze del mondo di oggi quella maturità personale che possa consentir loro di utilizzare al meglio strumenti fino a qualche anno fa impensabili e di cui pure tutti, nell’emergenza epidemiologica che stiamo attraversando, abbiamo potuto constatare l’utilità. 

È, questa, un’ottica che apre spazi di lavoro all’adulto: e quando un ragazzo o una ragazza vede, nell’adulto che ha di fronte (genitore o insegnante che sia), spazi di lavoro aperti per sé, può avvenire il miracolo segreto e misterioso di cui si nutre e vive l’educazione. 

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