Le Regioni si muovono in ordine sparso sulla riapertura delle scuole, del resto grande è la confusione in merito all’impatto delle chiusure sulla diffusione del Covid. Prime indicazioni arrivato dall’Istituto superiore di sanità (Iss) con il report su “Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-CoV-2: la situazione in Italia”. Nel documento si spiega che «allo stato attuale delle conoscenze le scuole sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate». D’altra parte, «l’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche rimane ancora poco chiaro». Il report si basa anche sull’analisi dell’andamento epidemiologico in Italia e regionale dei casi di coronavirus in età scolare (3-18 anni) nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre 2020. Il sistema di monitoraggio ha rilevato 3.173 focolai in ambito scolastico, quindi il 2% del totale dei focolai che sono stati segnalati a livello nazionale.



In particolare, c’è stato un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre, ma poi si è tornati ai livelli precedenti. Invece le percentuali di casi in età scolare rispetto a quelli in età non scolare oscillano tra l’8,6% della Valle d’Aosta e il 15% della Provincia autonoma di Bolzano. Nel report sulla scuola l’Iss spiega che la maggior parte dei casi in età scolare (40%) si è verificata in adolescenti tra 14 a 18 anni, seguiti da bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%) e da quelli delle scuole medie di 11-13 anni (23%). All’ultimo posto ci sono i bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni con il 10%.



SCUOLA E COVID, ISS “IMPATTO MINIMO SU EPIDEMIA”

Il rapporto dell’Istituto superiore di sanità (Iss) sottolinea che la percentuale di focolai in ambito scolastico è sempre stata bassa, di conseguenza «le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che sono nell’ordine il contesto familiare/domiciliare, sanitario assistenziale e lavorativo». Dopo la riapertura delle scuole, avvenuta nel mese di settembre 2020, l’andamento dei casi Covid in età scolastica ha seguito quello della popolazione adulta, quindi gli autori del rapporto dell’Iss spiegano che è «difficile identificare l’effetto sull’epidemia del ritorno all’attività didattica in presenza». Inoltre, evidenziano che «pur con le scuole del primo ciclo sempre in presenza, salvo che su alcuni territori regionali, la curva epidemica mostra a partire da metà novembre un decremento evidenziando un impatto sicuramente limitato dell’apertura delle scuole del primo ciclo sull’andamento dei contagi». Il consiglio dell’Iss, in vista del ritorno della scuola in presenza, è di puntare su un sistema efficace e tempestivo di test, tracciamento dei contatti, isolamento a cui associare misure di minimizzazione del rischio di contagio, come dispositivi di protezione individuale e ventilazione dei locali. Infine, si cita l’esperienza di altri Paesi, da cui si apprende che il mantenimento della didattica in presenza «dipende dal successo delle misure preventive adottate nella comunità più ampia», perché quando le misure sono seguite ampiamente a scuola e nella comunità, «le riaperture scolastiche pur contribuendo ad aumentare l’incidenza di COVID-19, causano incrementi contenuti che non provocano una crescita epidemica diffusa».

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