Da cosa rimangono stupiti i nostri alunni? Questa è la domanda che da giorni mi gira nella testa.
È tempo di bilanci. È tempo anche per fare memoria e per provare a rivedere la strada percorsa, le proposte fatte e anche per autovalutarsi come docente.
Da cosa rimangono stupiti i nostri ragazzi? Se ripenso agli occhi dei miei 200 alunni abbondanti, li ho visti illuminarsi abbassando l’età. Come se crescendo, dalla classe prima alla terza (di una scuola secondaria di primo grado), il rischio sia quello di vedere spegnersi la luce dello stupore, dell’aver colto qualcosa di prezioso per sé dalla e nella realtà. Al primo anno c’è ancora la capacità di entusiasmarsi, di lasciarsi coinvolgere, appassionare, di tornare a casa e di raccontare la scoperta della novità. È come se ogni proposta pensata e costruita per loro venisse percepita pienamente, accolta e considerata vivibile. Crescere è perdere tutto questo?
Negli anni ho notato come, arrivati al termine del primo ciclo d’istruzione, sia sempre più una sfida educativa riuscire a fare centro nello e con lo stupore. Non perché noi docenti dobbiamo trasformarci in prestigiatori, saltimbanco o dobbiamo ricorrere a grandi effetti pirotecnici, ma perché è più difficile fare breccia. Coinvolgerli, farli raccontare di sé, di cosa li colpisce, di cosa pensino, provino. Fare proposte che siano percepite vivibili, che abbiano il sapore della vita. Forse c’è da scoprire e imparare il modo per riuscire a trovare quel punto di contatto. È un percorso da compiere in entrambe le direzioni.
Riguardando con loro quali argomenti poter collegare nella mappa da portare all’esame orale, mi sono accorta di come ciò che più li abbia colpiti siano state le storie di vita degli atleti affrontati. Più di qualcuno ha ricordato le testimonianze di alcuni atleti paralimpici che sono venuti in classe a condividerci la loro esperienza. Forse è questa una possibile strada. Ancora una volta ciò che crea meraviglia e novità è accorgersi di come la disciplina si incarni nella realtà, di come sia ancorata nel presente e c’entri con la vita.
Forse ciò che ancora regge al vaglio dello stupore è accorgersi se l’adulto che hanno di fronte ha qualcosa di interessante da donare per poter stare nella storia, per comprenderla meglio, la loro e quella degli altri. E quanto poco riescono a stupirsi della loro bellezza! Forse un nuovo possibile orizzonte che potremmo tenere davanti agli occhi noi docenti è accorgerci che è questa la grande mancanza di oggi. Mostrare il bello attorno a loro, ma soprattutto dentro di loro. In fondo ex-ducere non è proprio compiere questa azione?
Io non conosco la strada, vorrei solo continuare a pormi domande osservandoli, per non smettere di provarci, per riuscire a lasciarmi stupire dalla strada che vorranno mostrarmi per arrivare a fare breccia dentro di loro.
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