L’insegnamento della storia del Novecento chiede nuovi approcci didattici e prospettive curricolari diverse. Per procedere in tale direzione, dobbiamo rimodellare l’impostazione classica del libro di testo e, pur rispettando una cronologia essenziale di riferimento, selezionare temi e percorsi modulari.
Partiamo dal presupposto che i ragazzi conoscono già qualche evento del secolo scorso, sedimentatosi nella nostra memoria storica, anche soltanto come luogo comune o opinione pubblica, il che va benissimo per iniziare a costruire con loro una linea del tempo, come mappa generale e orizzonte complessivo dell’intero percorso. Il docente correggerà o completerà quanto da loro emerge, anche offrendo stimoli adeguati (opere d’arte, foto, pubblicità d’epoca, invenzioni…) per “ripescare” quello che in loro è già presente, magari nascosto sotto altre forme, letterarie o scientifiche. Ad esempio, uno strumento utile ed evocativo è la Casa del tempo, albo illustrato di Roberto Piumini (La Margherita, 2018), perché, con immagini e testi, permette di ragionare su alcune date e passaggi fondamentali del XX secolo.
Su questa prima attività, si pone una domanda certo non accademica: quanto dura il Novecento? Infatti, contro l’obsoleta definizione di “secolo breve” (1914-1991, Eric Hobsbawm), potremmo oggi opporre altre letture storiografiche più adeguate; credo sia importante che il docente si esprima su questo, per mostrare ai ragazzi la propria capacità di giudizio critico, ma anche il movimento profondo ed inarrestabile della storia, sicuramente non preda di categorie o schemi da noi dettati.
Tuttavia, un’altra possibilità molto interessante è costruire la cronologia in itinere, iniziando dall’analisi del mondo odierno: con un grande planisfero, magari interattivo, potremmo chiedere ai ragazzi quali sono i punti caldi del mondo (guerre, persecuzioni, problematiche sociali…) e per quale motivo, suscitando la consapevolezza che troppo spesso non conosciamo l’origine di quanto “vediamo in tv”, di quanto conosciamo come meme o di quanto ripetiamo come luogo comune, il che ci impedisce di comprendere davvero cosa accade intorno a noi.
Comunque, in qualsiasi direzione si voglia costruire la linea cronologica e stabilire il nesso presente-passato, assumerà rilievo ineludibile il rapporto fra geografia, storia e politica, che ci servirà per dare spessore unitario ai bisogni reali che muovono le azioni dell’uomo. In tal senso, sono strumenti utili alcune riviste specializzate (Limes, Eastwest) o certa saggistica divulgativa ma accurata, come il bel volume di Tim Marshall, Le dieci mappe che spiegano il mondo (Garzanti, 2017). E così avremo una visione più chiara dei rapporti della Cina con Taiwan o col Tibet, oppure del ruolo dell’Ucraina in una visione zarista, oppure ancora capiremo il ruolo strategico di un Paese come l’Afghanistan, e tanto altro ancora.
Mentre procediamo, potremo zoomare con percorsi e tematiche, che ci serviranno non per approfondire – il che richiederebbe ulteriore tempo a disposizione –, ma per evidenziare le ricorsività, i processi ed i mutamenti, attraverso la scoperta di legami fra eventi anche distanti fra loro. Si può quindi iniziare dal 1919 e procedere con i consueti grandi blocchi contenutistici (dal ventennio alla seconda guerra mondiale, alla guerra fredda etc.), ma selezionando con cura i fatti e proponendo per ogni blocco un focus, con cui ampliare la prospettiva, arricchendola di analessi e prolessi.
Ogni zoomata meriterà un titolo, che può essere una parola chiave o una frase nominale, con cui il docente segna l’orizzonte ideale di fondo; infatti, non ci soffermeremo su curiosità biografiche o di contesto fini a se stesse, ma sui moti ideali profondi della storia, tramite cui agganciare i ragazzi e provocarli a giudicare da vicino se stessi ed il loro presente. Faccio soltanto alcuni esempi.
Nel primo blocco (anni Venti-1939): Dai totalitarismi alle colonizzazioni culturali del XXI secolo; Altri genocidi e altre dittature fra Africa ed Asia; Le crisi economiche: 1873 – 1929 – 1973/79 – 2008/11.
Nel secondo blocco (1939-inizio Sessanta): All’origine degli stereotipi: dall’ebreo al migrante; L’io dentro la storia: ieri (Rosa Bianca, Piazza Majakovskij, Piazza Tien an men) ed oggi (Iran, Myanmar, Tibet…); Il desiderio e la ricostruzione del secondo dopoguerra.
Nel terzo blocco (1968-1980): Le contestazioni giovanili fra ideale e utopia: primo dopoguerra, 1968, 1977, XXI secolo.
Infine, nel quarto blocco (1980-2001): La globalizzazione a ritroso: da Twitter ai Fenici; Il nichilismo gaio dagli anni Ottanta ad oggi.
Un altro focus molto interessante potrebbe essere Decolonizzazione e nuovi colonialismi, adatto per una progettazione cronologica a ritroso, con analisi del planisfero, delle attuali massificazioni culturali, dei poteri economici dominanti.
Infine, aggiungo che ogni focus può essere sviluppato a partire da uno “studio di caso”, in base al quale si ricrea il contesto, si rintracciano analogie, si elaborano criteri e giudizi generali; tra l’altro, non necessariamente dobbiamo costruirlo noi, perché esistono siti di didattica della storia ricchissimi di esempi, che noi possiamo poi rimodellare come preferiamo.
Sono soltanto esempi per suggerire elementi di progettazione diversi: sintesi e selezione cronologica, costante nesso presente-passato come chiave di lettura, ideazione di focus per sperimentare analisi dei dati, lettura globale dei processi, giudizio critico personale. Ed ogni anno è ricco di possibilità ed ipotesi nuove… a noi sta provare!
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