Con la presentazione, tenutasi ieri, dei risultati di Timss 2023 si è conclusa la kermesse dei resilienti ricercatori Invalsi, dopo Invalsi 2024, Pisa 2023, Financial Literacy-Pisa 2023, Icils-Iea 2023, Creative Thinking-Pisa 2023, Pirls-Iea 2023. Una gragnola di presentazioni dei risultati di valutazioni nazionali ed internazionali che hanno tutte coerentemente dimostrato nei più diversi campi (matematica e scienze, lingua 1, competenze informatiche, competenze finanziarie) la stessa realtà per quanto riguarda il nostro Paese.
Ocse e Iea sembrano muoversi sullo stesso terreno. In realtà Iea è un consorzio di università che per primo ha aperto la strada, definito metodologie e strategie di fondo, con un’attenzione principale a quanto avviene nelle scuole, ma con tempi diluiti e non garantiti soprattutto nei primi tempi. Mentre Ocse si è, con Pisa, data dei compiti più politici: offrire ai Paesi a livello internazionale un’idea del loro posizionamento, alcune indicazioni sui fattori causali determinanti ed anche delle indicazioni di policy, cioè di che fare.
Ultima arrivata, l’indagine Trends in International Mathematics and Science Study (Timss) è un’indagine internazionale promossa dalla Iea (International Association for the Evaluation of Educational Achievement) e misura la preparazione in matematica e in scienze degli studenti di quarta primaria (quarto grado di scolarità) e terza secondaria di primo grado (ottavo grado di scolarità); nella versione Timss Advanced coinvolge gli studenti della quinta secondaria di secondo grado, prossimi ad iscriversi ai corsi dell’istruzione terziaria.
L’indagine permette di: valutare l’impatto di cambiamenti nei curricula e nei processi educativi a livello nazionale sulla performance degli studenti in matematica e scienze, valutare il progresso degli studenti attraverso i gradi di istruzione (la coorte di studenti valutata in quarta primaria in un ciclo Timss raggiungerà la terza secondaria di prima grado in occasione del ciclo Timss successivo), approfondire alcuni dei fattori che influenzano le performance in matematica e scienze, come il contesto familiare, il clima scolastico e di classe, o le strategie didattiche specifiche adottate dall’istituto.
La prova Timss dura circa due ore e, per la quarta primaria, le domande si articolano in tre ambiti di contenuto – Numeri, Figure geometriche e misure, rappresentazione dei dati. Per la terza secondaria di primo grado sono considerati quattro ambiti – Numeri, Algebra, Geometria, Dati e probabilità. Insieme agli ambiti di contenuto, l’indagine fornisce informazioni relativamente a tre processi cognitivi necessari per rispondere alle domande: Conoscenza, Applicazione e Ragionamento.
Oltre alla prova cognitiva è previsto un questionario studente che rileva caratteristiche, abitudini e comportamenti degli studenti e, per la rilevazione dei fattori di contesto, un questionario sul contesto familiare rivolto ai genitori, un questionario insegnante rivolto ai docenti di matematica e scienze delle classi campionate ed un questionario scuola a cura del dirigente scolastico.
Tutta questa sfilza di indagini ci dice la stessa cosa: il nostro Paese, nei diversi campi, si colloca leggermente al di sopra della media Ocse (ma va ricordato che le metà dei Paesi partecipanti non fa parte del nostro quadrante occidentale) e più o meno sulla media Ue, con la precisazione che i Paesi più avanzati ci stanno davanti, e dietro abbiamo, ad esempio, Cipro, Portogallo, Ungheria. Anche la Finlandia ci segue… una volta tanto! saranno state le riforme che ha volenterosamente intrapreso dopo i risultati apicali dell’inizio del millennio, ottenuti da un sistema per molti aspetti piuttosto tradizionale? Del pari, all’interno del nostro Paese i risultati non cambiano, con la solita graduatoria delle macroregioni.
Quanto ai fattori causali, lo status economico sociale è come sempre importante, con l’arricchimento interessante dell’informazione che leggere, da parte dei genitori, anche in età prescolare, storie e libretti di argomento matematico-scientifico può fare la differenza. L’analisi del rapporto fra apprendimenti in campo fisico e matematico e genere ci procura ancora maggiori dispiaceri. Anche qui l’Italia rimane, fra i Paesi paragonabili, quello in cui il gap negativo delle ragazze è più alto. E non sta diminuendo, anzi persiste e si allarga anche in scienze, terreno di solito di maggiori soddisfazioni, soprattutto nelle parti più descrittive (non cioè in chimica e fisica).
Secondo Ocse-Pisa 2022 che prevedeva una domanda nel merito, le quindicenni italiane sono tra le più ansiose d’Europa quando si tratta di matematica: il 48%, una percentuale in aumento e la più alta in Europa, a pari merito con la Bulgaria. A livello mondiale, solo Thailandia (62%) e Brasile (67%) superano l’Italia, mentre Paesi come Singapore e Corea del Sud registrano valori inferiori al 30%. E Timss 2023 aggiunge che questa ansia della componente femminile è paradossalmente maggiore fra le ragazze con le migliori prestazioni.
Le persistenti difficoltà italiane nella matematica non dovrebbero essere attribuite esclusivamente alla scuola. Il rapporto con le scienze e la tecnologia (e perciò ovviamente con la matematica) rimane un problema culturale della società italiana. Ma non più nel senso di una mancata alfabetizzazione, bensì come importante aspetto di una identità culturale “umanistica” sempre più fortemente rivendicata ed in consonanza con le tendenze antimoderniste ed irrazionalistiche attuali dell’Occidente. Per fare esempi meno scontati di altri, guardiamo ad esempio alla letteratura: i tentativi di modernizzazione, di creare una letteratura industriale del periodo Olivetti (La chiave a stella di Primo Levi, Donnarumma all’assalto di Ottiero Ottieri) sono finiti oggi in narrazioni centrate su adolescenze campagnole in contesti preferibilmente arcaici o in drammi di marginalità. Nella seconda parte del secolo scorso – cadute le utopie della prima parte – ha avuto una forte presa l’idea che la scuola possa modellare le società nelle loro caratteristiche cruciali. Ma si tratta di un’ormai evidente illusione; anche se certamente il suo contributo è importante, non può andare in controtendenza.
C’è però un aspetto che riguarda anche la scuola. La maggioranza delle “maestre” proviene dal liceo delle scienze umane e completa il suo percorso formativo nelle facoltà di scienze della formazione. Ora, è noto che una delle ragioni principali per la scelta di questo percorso a 14 anni è, oltre alla vocazione per i rapporti appunto umani che anche l’indagine Sses 2023 ci ha confermato nelle ragazze a livello internazionale, il minore ruolo che ha la matematica nel curricolo. A scienze della formazione, poi, la prevalente vocazione pedagogica sempre più in questi ultimi anni ha sottolineato l’aspetto “caldo”, emotivo, affettivo ed in ultima analisi irrazionale. Non ci si può stupire pertanto che la matematica non sia in cima ai pensieri di chi la dovrebbe insegnare. Con le conseguenze che poi si sedimentano nelle indagini internazionali in cui il gap delle ragazze italiane, anche in Pisa, rimane molto significativo, a fronte di una situazione internazionale molto in movimento. Quando poi si passa alle scuole superiori, si incontrano le laureate in matematica e/o fisica che tendono a considerare una didattica più attiva, quale quella che viene auspicata dagli esperti, come una diminutio dell’importanza epistemologica della loro disciplina e comunque negativa per gli allievi potenzialmente più portati a coltivarla. Uno dei tanti campi in cui sarebbe necessario pensare alla diversificazione dei percorsi, per non fare diventare una palla al piede la giusta aspirazione democratica ad una scuola ed una formazione per tutti.
Da questa convergenza molto significativa nei risultati delle analisi presentate nel 2024 – non in contraddizione peraltro con quelle delle annualità precedenti – in tutti i campi, compresi quelli più potenzialmente divergenti e creativi, il presidente Invalsi Roberto Ricci ha tratto la conclusione che le messe in discussione, endemiche nel nostro paese, della diagnosi hanno fatto il loro tempo e che è ora che se ne traggano delle concrete decisioni operative di policy.
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