Caro direttore,
per le scuole paritarie nel decreto Rilancio sono stati inseriti 150 milioni e dal lavoro degli emendamenti si prevede un aumento di almeno altri 100 milioni. Un intervento realmente significativo, importante, ma ancora più importante penso sia il dibattito di questi mesi, sia politico che pubblico, sul tema.
Mai come adesso è entrato al centro della discussione politica il tema della libertà di scelta educativa e delle scuole paritarie. Scuole che – giova sempre ricordarlo anche se questo sembra un punto compreso – fanno parte del sistema pubblico di istruzione. Scuole non statali, ma pubbliche a tutti gli effetti.
Negli anni in cui ero sottosegretario al Miur ho lavorato molto per aiutare la “libertà di scelta educativa” dei genitori, molte cose sono state fatte negli anni del governo Renzi (stabilizzazione del fondo di 500 milioni, nuovo fondo su disabilità adesso di 36 milioni, detrazioni per le famiglie), ma il dibattito era sempre molto ideologico e non trovava spazio nel confronto politico.
Nelle varie discussioni, ricordando i numeri, le storie, le difficoltà reali che ascoltavo di gestori e famiglie, ho sempre affermato – quasi auspicato – che la realtà alla fine si impone sempre, perché è decisamente più ostinata di ogni idea o ideologia. Penso stia contribuendo anche l’attualità di questi giorni, ma sta accadendo proprio questo. Quando la realtà “ti mette alle strette”, come accaduto in questi mesi di emergenza sanitaria durante i quali diverse famiglie hanno avuto difficoltà a pagare le rette, diverse scuole hanno chiuso, altre non sanno se riapriranno, personale in cassa integrazione… l’ideologia è stata costretta a fare i conti con una realtà che – appunto – si impone.
E la realtà delle scuole paritarie si capisce innanzitutto guardando i numeri: 12mila scuole nelle quali lavorano circa 180mila persone, e nelle quali studiano circa 900mila tra bambini e ragazzi. Come tutte le scuole, anche le paritarie hanno dovuto chiudere le loro porte da inizio marzo a causa del lockdown. Si sono attrezzate per restare accanto ai bambini e ai ragazzi con la didattica a distanza, con racconti che stanno facendo emergere che la scuola è realmente un percorso educativo e di crescita e non semplicemente un insieme di nozioni.
Dopo 4 mesi dalla chiusura totale, la realtà ci dice – attraverso i dati del ministero di questi giorni – che senza aiuti economici molti asili paritari dovranno chiudere, lasciando circa un ragazzo su 4 – circa 200mila studenti – senza una scuola. Le famiglie di questi 200mila ragazzi sarebbero allora costrette a bussare alle porte dello Stato, che quindi sarebbe a sua volta costretto a spendere svariati miliardi in più per garantire il servizio e il posto scolastico a tutti questi nuovi studenti, con tutti i problemi logistici, di spazi e di insegnanti che ne deriverebbero.
Fin dall’inizio dell’emergenza, come Italia Viva, ci siamo impegnati perché si riconoscesse il valore delle scuole paritarie, e quindi si aiutassero economicamente. E se nelle prime bozze circolanti del Dl Rilancio non si prevedeva neanche un euro per le scuole paritarie, grazie anche al nostro lavoro nel testo definitivo arrivato alle Camere sono stati stanziati 150 milioni. Una cifra che – stando alle decisioni del tavolo politico – sarà aumentata in fase di conversione, aggiungendo almeno altri 100 milioni. Siamo poi al lavoro nei mesi successivi anche su una misura destinata ad aumentare la detraibilità delle rette pagate dalle famiglie.
Insomma, anche se alcune forze politiche – Movimento 5 Stelle in primis – in questi giorni sono salite sulle barricate contro i finanziamenti alle scuole paritarie, la realtà dei fatti ha imposto di smetterla con le ideologie e di scendere dalle barricate. Servono buonsenso e realismo. E serve la politica.