Una valutazione sui “cento giorni” di chiusura delle scuole e di didattica a distanza, da parte dell’ex sottosegretario al ministero dell’Istruzione, Gabriele Toccafondi (Italia viva). Ma soprattutto una critica alla mancanza quasi totale di sostegno da parte del Governo alle scuole paritarie: “Le scuole paritarie non solo sono scuole pubbliche a tutti gli effetti, ma sono anche un risparmio per le scuole statali. Non prevedere aiuti per le paritarie in questa fase, in tanti casi equivale a condannarle alla chiusura”.



Come ha risposto il mondo della scuola a questo periodo di chiusura?

Più di 70 giorni fa, tutte le scuole, senza alcun preavviso, si sono ritrovate da un giorno all’altro chiuse. Hanno dovuto organizzare lezioni e verifiche con sistemi di didattica a distanza che, fino a quel momento, erano quasi fantascienza. Se nei primi giorni di marzo ci avessero detto che entro qualche giorno tutta la scuola sarebbe proseguita esclusivamente con modalità online, quanti di noi ci avrebbero creduto? Eppure, fin dal primo giorno, senza attendere nullaosta o circolari ministeriali, la gran parte dei nostri insegnanti si sono rimboccati le maniche e hanno trovato il modo di rimanere al fianco dei propri ragazzi. Io continuo a pensare che questo periodo abbia dimostrato che la scuola non è un insieme di nozioni e che l’insegnamento non è le “istruzioni per l’uso”, ma che la scuola è un rapporto educativo. Un rapporto educativo di cui, in un periodo complicato come questo, si è compresa ancora di più l’importanza.



Quindi la didattica a distanza ha funzionato. Proseguirà?

Un momento. Io difendo la didattica a distanza perché in questa fase non era possibile stare a scuola: da marzo a giugno, quindi per oltre 100 giorni, i ragazzi hanno potuto avere un rapporto con i loro insegnanti e sono riusciti a fare parte del programma. Ma la vera didattica è in presenza, è a scuola. È un rapporto. A un docente basta uno sguardo per comprendere chi ha capito, chi ha un dubbio, chi pensava ad altro, chi vorrebbe chiedere ma non ha coraggio… guardando un video non è la stessa cosa.

Il governo cosa ha fatto?



Devo dire che sono rimasto positivamente stupito dalla velocità e dalla poca burocraticità con cui il ministero è intervenuto sulla questione della didattica a distanza. Come sappiamo infatti, erano emerse disparità sociali negli studenti in termini di dotazioni di strumenti tecnologici e di connessioni. Dopo solo qualche giorno però il governo ha stanziato 85 milioni di euro per la didattica a distanza, 70 dei quali per l’acquisto di tablet, pc, e strumenti da dare in comodato d’uso gratuito agli studenti che non potevano permetterseli. In poco tempo sono arrivati i soldi nelle casse delle scuole e, anche grazie all’aiuto di varie associazioni di volontariato del nostro territorio, i tablet e le connessioni sono arrivati ai ragazzi. Ancora servono risposte e risorse, ma questo episodio lo sottolineo perché ha dimostrato che quando si vuole si possono valorizzare docenti, dirigenti e autonomia scolastica, e si vede che funziona. L’autonomia e la fiducia sono più utili di tanta burocrazia. Se ne faccia tesoro. Adesso, nel decreto Rilancio, si prevede un grande investimento di 1,5 miliardi sulla scuola. Bene, anche noi di Italia viva ne siamo contenti. Ma nella ripartizione di questo miliardo e mezzo c’è una mancanza palese: quella delle scuole paritarie.

Ecco, sul tema paritarie nelle ultime settimane c’è un forte dibattito. Sembra che ricevano meno attenzione. È così?

Anche personalmente, con varie interrogazioni e sollecitazioni alla ministra Azzolina, ho ricordato e ribadito un concetto che sembrerebbe di buonsenso e realista ma che evidentemente non lo è per tutti. Le scuole paritarie non solo sono scuole pubbliche a tutti gli effetti, ma sono anche un risparmio per le scuole statali. Non prevedere aiuti per le paritarie in questa fase, in tanti casi equivale a condannarle alla chiusura. E se le paritarie chiudono, il sistema statale di istruzione dovrà garantire strumenti, spazi e insegnanti adeguati a tutti. Si rischierebbe il collasso. 

Ma cos’ha fatto il decreto Rilancio?

Nel decreto Rilancio, grazie anche al lavoro della ministra Bonetti, si è intervenuti sul settore 0-6 anni, sia attraverso fondi per i “centri estivi” sia stanziando 80 milioni di euro. Ma la scuola è un’altra cosa e va da 7 a 18 anni. I problemi economici per le famiglie sono gli stessi sia che si abbia un bambino fino a sei anni sia che si abbia un ragazzo da sette a diciotto anni. Sempre il ministro Bonetti ha riferito che il ministro dell’Economia Gualtieri sta lavorando per trovare risorse da destinare alle scuole paritarie.

Non è strano che sul tema scuole paritarie fino ad oggi abbia parlato il ministro della Famiglia e non quello dell’Istruzione?

Sì. È decisamente strano. Le scuole paritarie sono appunto “scuole”, fanno parte del sistema di istruzione nazionale, i loro ragazzi sono alunni del sistema scolastico e gli insegnanti fanno parte del sistema nazionale. Credo che questa consapevolezza oggi, ancorché in un momento complicato, non ci sia solo per motivi ideologici. In questi tre mesi difficili sono caduti molti muri ideologici. È l’ora che cada anche quello sulla scuola. Io ringrazio il ministro della Famiglia Bonetti, perché ha difeso le scuole paritarie anche in Consiglio dei ministri. Ma mi aspetto che lo faccia anche, e soprattutto, il ministro competente ovvero quello dell’Istruzione. Mi aspetto una parola e una presa di posizione da lei.

Tra 30 giorni circa inizieranno le prove dell’esame di Stato. Sarà un esame vero?

Sull’esame di maturità noi di Italia viva siamo stati chiari fin dal primo giorno di chiusura: la maturità non si può fare online, né tantomeno – come alcuni all’inizio teorizzavano – annullarla del tutto. Lo abbiamo difeso non perché ci interessava conservare un “totem” o un passaggio formale. Lo abbiamo difeso perché crediamo che sia un passaggio fondamentale nel percorso degli studenti (non a caso si chiama maturità), che i ragazzi si meritano di poter fare fisicamente in un dialogo con i loro professori. Lo abbiamo sempre difeso perché parte di un percorso educativo e ci dispiace che l’esame del terzo anno della secondaria di primo grado invece sia solo la consegna di un elaborato che non verrà discusso. Sulla maturità il ministero ci ha ascoltato, e qualche settimana fa ha confermato che sarà fatto in presenza. Bene, ma adesso che mancano 30 giorni all’inizio delle prove le anticipazioni delle interviste non bastano: serve l’ordinanza con le regole (sia didattiche che sanitarie) per lo svolgimento dell’esame.

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