Sembrava fosse avviata verso un’inevitabile chiusura, invece è rinata a nuova vita aggregando attorno a sé energie e risorse che nessuno avrebbe immaginato, per continuare a svolgere la sua missione educativa in una realtà difficile. È il caso di una scuola storica con oltre due secoli di vita, nel centro di Napoli, l’Istituto Bianchi, gestito fino al 2018 dai padri Barnabiti e ora diventato “il Nuovo Bianchi” per segnare anche nel nome il cambio di passo, senza rinnegare una tradizione significativa per la città.



Protagonisti del suo rilancio un gruppo di ex alunni e la Fondazione Grimaldi, promossa dal noto gruppo armatoriale, ai quali oggi la scuola fa capo. Nel quartiere Montesanto, in una delle zone disagiate della città, ha preso così forma “un progetto che guarda anzitutto alle famiglie”, come racconta Carmine Esposito, imprenditore, consigliere delegato di Epm Servizi, ma soprattutto ex alunno del Bianchi.



Partiamo dall’inizio. Come è nato questo vostro impegno?

Il progetto è nato dalla passione e dall’amore di un gruppo di ex alunni molto unito e affiatato, per la loro scuola. Questa era già stata chiusa e noi l’abbiamo presa in mano dopo una lunga negoziazione riaprendola dopo due anni di stop. L’istituto religioso che la gestiva aveva infatti anche il problema di cedere l’immobile che ospita la scuola, un palazzo storico del XVI secolo nel centro di Napoli. Questo scoglio è stato superato grazie all’intervento di Fondazione Grimaldi, che ha rilevato l’edificio destinandolo in parte alla scuola e, in parte, a diverse attività sociali già avviate che erano ospitate in altre zone della città. Due filoni complementari. Così è nato il progetto che abbiamo chiamato “Scuola della famiglia”. In pratica all’interno dell’edificio, in spazi distinti e senza sovrapposizioni, hanno trovato sede sia la scuola elementare che iniziative svolte in collaborazione con alcune associazioni rivolte a famiglie numerose, ragazzi disabili e anche ad anziani che vivono nel quartiere. Della gestione della scuola si occupa direttamente la nostra associazione di ex alunni che si chiama “Compagnia dei figliuoli”.



Quando è ripartita la scuola? 

Abbiamo riaperto nel 2019 con una sola classe di 13 alunni. Nel 2020, il Covid e la Dad per noi hanno avuto un effetto dirompente in quanto ci hanno consentito di mettere in evidenza i punti di forza della nostra scuola per la presenza di tecnologie, l’insegnamento della doppia lingua, etc. In piena quarantena tutte le nostre aule erano già predisposte per i collegamenti e tutti gli alunni attrezzati con i dispositivi da casa. Il fatto di esserci fatti trovare pronti si è tradotto in un boom di iscrizioni. Alla fine del 2020 avevamo già classi fino alla quarta elementare. E nel 2021 il ciclo scolastico della primaria si è completato con tutte le cinque classi. Nel frattempo abbiamo preso in gestione, sempre con la stessa modalità, un’altra scuola che va dall’infanzia alle medie e che faceva capo a un istituto religioso che si trovava in difficoltà. Si tratta delle Scuole Pie Napoletane nel quartiere di Fuorigrotta che oggi sono parte della nostra famiglia insieme al Nuovo Bianchi.

Per la gestione della scuola come vi siete organizzati? 

Non avendo, come associazione di ex alunni, al nostro interno le competenze necessarie, ci siamo rivolti a figure, sia a Napoli che fuori, in grado di poterci dare un supporto adeguato. È nata così una collaborazione con altre scuole paritarie che ci assistono nel recruiting dei docenti e nella gestione amministrativa.

In prospettiva avete intenzione di istituire anche un corso di scuola superiore?

Sì, il progetto c’è. Stiamo pensando a un’offerta di scuola che sia complementare agli altri istituti presenti nella zona e che, quanto all’indirizzo, cerchi di raccordarsi con la reale domanda di istruzione presente a Napoli e aumenti la permeabilità con il mondo dell’università e delle imprese. L’obiettivo è far arrivare i nostri ragazzi preparati alle sfide che li attendono. Se è vero che fra vent’anni la maggior parte dei ragazzi che adesso iniziano le elementari faranno lavori che oggi non esistono, credo sia chiaro quale diventi il compito della scuola. Serviranno professionalità completamente nuove. La nostra idea è comunque di arrivare a formare la scuola superiore con studenti che hanno già frequentato da noi i precedenti livelli scolastici per mantenere la continuità didattica.

Qual è stato il coinvolgimento delle imprese nel progetto?

In questo progetto io rappresento il mondo delle imprese, mentre la Fondazione Grimaldi è stata la prima a supportarlo in modo molto spinto. E tutto questo ha fatto sì che altri professionisti si siano via via coinvolti nell’iniziativa dando il loro sostegno. Da parte delle imprese abbiamo incontrato un’attenzione crescente perché è stata percepita la centralità del tema dell’educazione e l’importanza di investire su tale fronte come occasione decisiva per dare un futuro al nostro territorio.

Una scuola che si rivolge non solo a un ceto sociale, ma che punta a essere una presenza nel quartiere. Come siete riusciti a mantenere tale caratteristica?

Già nella precedente gestione dei padri Barnabiti la scuola ha sempre accolto ragazzi di tutte le classi sociali con uno scambio positivo fra le famiglie. Per conservare questo carattere, come associazione abbiamo predisposto un programma di borse di studio, che durano per l’intero ciclo scolastico, finanziate soprattutto da aziende private del territorio a favore di bambini provenienti da famiglie svantaggiate. E per diverse aziende questo è diventato anche un aspetto da evidenziare nei loro bilanci sociali o di sostenibilità come segno di attenzione al territorio e come scelta duratura nel tempo.

(Piergiorgio Chiarini)

Guarda il video sulle Scuole Pie Napoletane nel quartiere di Fuorigrotta

Guarda il video sull’istituto scolastico “il Nuovo Bianchi” nel centro di Napoli

 

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