Caro direttore,
ormai da un mese il mondo della scuola sta vivendo l’esperienza della “‘didattica a distanza” in seguito all’emergenza che tutto il mondo vive per l’epidemia di coronavirus.

In questo periodo sto assistendo ad una creatività da parte di noi insegnanti e a una maggiore serietà ed attenzione da parte dei ragazzi che mi dà sollievo e conforto in questi giorni drammatici.



Per questo mi stonano un po’ le affermazioni che il Corriere della Sera riporta e che sembrano indicare una direttiva del ministero. “È possibile che alla fine dell’anno gli studenti siano tutti promossi? La ministra Azzolina è ‘contraria al 6 politico’ e non vorrebbe arrivare a tanto. Ma è altrettanto chiaro che, vista l’eccezionalità della situazione e i rischi di ricorsi dall’esito molto incerto in caso di bocciature, i professori finiscano per assicurare il passaggio all’anno successivo a tutti. A giustificarlo formalmente potrebbe essere il fatto che, con le lezioni a distanza, spesso ridotte nell’orario e nei contenuti, nessuno o quasi avrà acquisito i risultati di competenze che sono richiesti per legge. Dunque, l’anno prossimo ci dovrà essere un ‘recupero’ dei programmi per tutti, bravi e meno bravi”.



Che i ricorsi al Tar stiano crescendo è un fatto, che questa situazione li faccia presumibilmente crescere penso che sia molto probabile, ma ciò che a mio parere è importante è che non si venga meno al patto educativo al rapporto fiduciario che fonda la relazione didattica ed educativa.

Relazione che, come dicevo, vedo emergere con modalità diverse ma più seria in questi tempi e la vedo nella puntualità, starei quasi a dire nella contentezza dei ragazzi ad “entrare nel collegamento”, nel fatto che ti ringraziano alla fine della lezione, nella maggiore serietà con cui eseguono le richieste che gli facciamo, così come nella creatività con cui noi insegnanti stiamo cercando di fare lezione valutando gli apprendimenti degli studenti. Tutti i miei colleghi mi dicono “sto lavorando di più e meglio” e nessuno si lamenta di questo anche se magari deve fare i salti mortali tra le lezioni e gli impegni familiari.



Il “tutti promossi” può rischiare  di vanificare tutto, quasi come affermando anticipatamente “siamo su scherzi a parte” (come avviene in una celebre trasmissione televisiva), perché se è vero che non si impara per essere valutati non esiste apprendimento senza valutazione, la valutazione essendo un’esigenza da parte dello studente di verifica di ciò su cui si è impegnato.

Questa ipotesi per di più rischia inoltre di appesantire, più di quanto sarà inevitabile, l’anno scolastico prossimo e di far esplodere ad un anno di distanza la volontà “giustizialista” che in alcuni insegnanti esiste ancora. 

Certo quest’anno bisogna fare ancora più attenzione alla valutazione, che sempre dev’essere una valorizzazione delle capacità dei ragazzi e non un giudizio asettico e distaccato.

Mi colpisce vedere come i colleghi stiano inventando modi creativi per valutare: video di commento su un’opera, elaborazione di dialoghi filosofici immaginari da mandare via email all’insegnante, giochi matematici…

In un documento molto bello il capo di Dipartimento del Miur Marco Bruschi ha scritto: “Ma la valutazione ha sempre anche un ruolo di valorizzazione, di indicazione di procedere con approfondimenti, con recuperi, consolidamenti, ricerche, in una ottica di personalizzazione che responsabilizza gli allievi, a maggior ragione in una situazione come questa”.

La valutazione efficace è sempre essenzialmente un percorso che è “un dovere da parte del docente e un diritto dello studente come elemento indispensabile di verifica dell’attività svolta, di restituzione, di chiarimento, di individuazione delle eventuali lacune”, come dice sempre il documento ministeriale.

E questo io lo sto vedendo nella serietà con cui i ragazzi seguono le lezioni, domandano, chiedono e interagiscono con noi docenti contenti di avere davanti, seppure solo in video, degli adulti con cui confrontarsi, con cui dialogare per trovare ragioni di impegno e di speranza in questa drammatica situazione.

E quindi, come conclude il documento, “Le forme, le metodologie e gli strumenti per procedere alla valutazione in itinere degli apprendimenti, propedeutica alla valutazione finale, rientrano nella competenza di ciascun insegnante e hanno a riferimento i criteri approvati dal Collegio dei Docenti. La riflessione sul processo formativo compiuto nel corso dell’attuale periodo di sospensione dell’attività didattica in presenza sarà come di consueto condivisa dall’intero Consiglio di Classe”.

Mi auguro pertanto che si vada nella direzione di questo documento valorizzando la creatività, la vivacità, l’autonomia di ogni istituto scolastico che saprà stabilire, in base a quando realisticamente si è riuscito a realizzare, modalità adeguate di valutazione del percorso scolastico in questo drammatico momento.

Io sono convinto che gli sforzi che tutti stiamo mettendo in atto non solo stiano realizzando un’adeguata risposta a questa situazione ma che anche potranno fornire indicazioni positive per lo sviluppo del nostro sistema scolastico in termini di novità, varietà e crescita di nuove tecnologie di apprendimento e valutazione. 

La preziosità di questo momento mi sembra stia proprio nella crescita della passione educativa da parte di noi insegnanti e nell’emergere di una consapevolezza nuova del bisogno di sapere e di conoscere da parte degli studenti.

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