Gentile ministra Azzolina,
nel giro di sei ore sono passato dalle lezioni on-line in una scuola media di Varese ad una videoconferenza di pre-scrutinio e alla lettura dell’ultimo articolo che Ernesto Galli della Loggia ha pubblicato sul Corriere. Metto insieme le tre cose e le sottopongo alla Sua attenzione in quanto strettamente e, direi, drammaticamente legate una all’altra.



Nel primo caso: lezione di letteratura, 24 alunni, 3 presenti solo virtualmente (non funzionano, dicono, né video né audio), 3 assenti da mesi per ragioni ufficialmente ignote (più e più volte sollecitati dalla dirigenza dell’istituto, le risposte di alunni e genitori sono state quanto mai evasive).

Nel secondo caso: le colleghe delle materie cosiddette “portanti” (non sto dicendo che alcune sono di serie A e altre di B, sto dicendo che se una viene insegnata per 10 ore alla settimana e un’altra per 2 ci sarà un motivo), unite a quasi tutte le altre, sono concordi nella bocciatura dei tre allievi assenti da mesi e per i quali non esistono valutazioni, se non sporadiche e quasi sempre negative.



Nel terzo caso: l’editorialista inizia il suo articolo ponendosi la domanda “Quali capacità deve possedere una classe dirigente per essere tale?” e fornisce quattro risposte, di cui estrapolo solo qualche passaggio: “avere una visione complessiva del Paese (…); (…) conoscere il passato, le vicende politiche, la cultura, la sensibilità, aver letto libri, visto film, ascoltato musiche (…); avere un forte tasso di disinteresse personale. Si chiama anche senso dello Stato (…); assumersi la responsabilità: cioè se sa prendere delle decisioni. Se sa compromettersi decidendo”.



Lascio a Lei il tempo per leggere la riflessione dello storico e giornalista nelle sue precise articolazioni e mi limito a qualche considerazione non da politico, filosofo, pedagogista, intellettuale della scuola, ma da insegnante, cioè la sola figura professionale che sa come vanno le cose nelle classi.

Bene: stando all’articolo 3 della Sua seconda ordinanza ministeriale in materia di scrutini ed esami, tutti gli alunni vanno d’ufficio ammessi alla classe successiva, indipendentemente da quanto hanno o non hanno fatto durante la didattica a distanza, salvo lasciare loro le insufficienze sulle quali saranno interrogati dal prossimo primo settembre.

Ora: tutti sanno, sassi compresi, che tali insufficienze non verranno mai, tranne sparute eccezioni, recuperate: se i ragazzi non hanno lavorato durante l’anno, perché mai dovrebbero farlo in estate? Conseguenza: tutti promossi, asini patentati compresi. Un pessimo messaggio ai diretti interessati (che ripeteranno il comportamento l’anno venturo, ci posso giurare) e a tutti gli altri (“se vengo promosso in ogni caso, perché dovrei studiare?” Non è una bella domanda da farsi, ma comprensibile in ragazzini di 11-12 anni), docenti compresi, che dovrebbero rientrare – senza alcun aumento di stipendio – a fine agosto per preparare detti, inutili esami (agli scrutini fioccheranno le sufficienze).

Tutto questo mentre anche il Suo partito fece le barricate, un anno fa, per introdurre fra le materie di studio “educazione alla cittadinanza” al fine di insegnare come ci si comporta da cittadini onesti. Le voci degli insegnanti che ritenevano la decisione demagogica e senza alcuna ricaduta sull’allievo non vennero nemmeno ascoltate.

Le chiedo, signora Ministra: le Sue decisioni sono forse oneste? Ritiene che costringere i docenti – ultima ruota del carro, sorpassati da Lei senza tenere nel minimo conto il loro parere e coi sindacati muti, come sempre – a promuovere anche chi non ha fatto lezione, anche chi s’è inventato giustificazioni assurde, anche chi ha approfittato della situazione per coprire dietro la nuova legge comportamenti inadeguati anche precedenti alla didattica a distanza, sia un comportamento educativo?

Mi direbbe poi perché gli studenti affronteranno la maturità in presenza mentre i miei alunni no, con connessioni che vanno e vengono e genitori pronti a suggerire le risposte – lo abbiamo visto in questi giorni di lezioni al computer?

Anche perché c’è un ultimo, fastidiosissimo particolare che avviene all’unanimità. Basterà che un docente, uno solo, magari uno di quelli che – per ragioni di orario scolastico imposto dall’emergenza – hanno visto un ragazzo per un’ora ogni quindici giorni, voti a favore, e tutti gli altri dovranno incassare il colpo.

Non è solo ingiusto, gentile Onorevole, è anche uno schiaffo tirato in faccia alla scuola. Proprio quella di cui sempre lei, lo scorso 23 maggio durante una nota trasmissione mattutina su Radio Uno, ha parlato in questi termini: “Chi attacca la Scuola, attacca lo Stato”. Lei lo ha fatto.

Se Galli della Loggia scrive di “progressivo crollo qualitativo che si è avuto in Italia della classe dirigente, e in specie di quella politica” come “conseguenza diretta dell’implacabile smantellamento” della nostra scuola, un motivo ci sarà. Lei, gentile Ministra, che di scuola come insegnante ne ha fatta probabilmente meno di molti di noi, dovrebbe riconoscerlo.

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