La riforma dell’istruzione tecnica e professionale, recentemente approvata dal Governo, intende far nascere in Italia la nuova filiera formativa tecnologico-professionale. La riforma approvata è caratterizzata da un ampio intervento normativo che prevede un’impegnativa fase attuativa. Entro il 31 dicembre 2023 è stato necessario approvare la legge di riforma degli ITS con i relativi decreti attuativi per poter utilizzare le risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Viene proposto il modello “campus”, che si caratterizza per l’introduzione di percorsi scolastici quadriennali con ulteriori due annualità negli ITS Academy (modello 4+2). Pertanto, gli studenti dei percorsi di istruzione tecnica e professionale al termine dell’esame di Stato potranno iscriversi di diritto ad un ITS Academy biennale. Invece gli studenti provenienti dai percorsi IeFp regionali potranno iscriversi dopo una prova di valutazione degli apprendimenti predisposta da Invalsi.
Il PNRR, attraverso un importante investimento di risorse pari a 1,5 miliardi di euro (fino al 2026), prevede la riforma del sistema ITS e il potenziamento della loro offerta formativa. In particolare sono previsti interventi abbastanza sfidanti: un nuovo modello organizzativo e didattico tramitrie l’integrazione dell’offerta formativa, l’ampliamento dei percorsi per lo sviluppo di competenze tecnologiche per realizzare il piano “Impresa 4.0”, il consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’istruzione terziaria professionalizzante, l’integrazione dei percorsi ITS con il sistema universitario delle lauree professionalizzanti e il coordinamento fra le scuole professionali, gli ITS e le imprese.
Queste le principali novità introdotte dalla riforma rispetto alla disciplina previgente: 1) modifica della denominazione degli istituti tecnici superiori in Istituti tecnologici superiori (ITS Academy); 2) suddivisione dei percorsi ITS in due livelli, a seconda del quadro europeo delle qualifiche (European Qualification Framework, EQF): quelli di quinto livello di durata biennale con almeno 1.800 ore e quelli di sesto livello di durata triennale con almeno 3.000 ore; 3) rafforzamento dei raccordi tra gli ITS Academy e il sistema universitario e dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM); 4) rafforzamento della sinergia con le imprese, fra l’altro mediante l’incremento delle ore di tirocinio e la previsione che l’attività formativa sia svolta almeno per il 60 per cento del monte ore da docenti provenienti dal mondo del lavoro; 5) promozione di elargizioni liberali in favore degli ITS, mediante l’introduzione di un credito di imposta pari al 30% dell’erogazione in denaro (che diviene 60% nei territori in cui il tasso di disoccupazione supera la media nazionale; 6) potenziamento degli istituti connessi al diritto allo studio, mediante la previsione di borse di studio ad hoc anche per lo svolgimento di tirocini.
Gli ITS Academy entrano a fare parte integrante del sistema terziario di istruzione tecnologica superiore. L’offerta didattica sarà finalizzata alla formazione di tecnici con elevate competenze nei settori strategici per lo sviluppo del Paese, coerentemente con l’offerta lavorativa dei rispettivi territori, ovvero per soddisfare i fabbisogni formativi collegati alla realizzazione di piani di intervento previsti dal PNRR. La riforma stabilisce che gli ITS Academy saranno autorizzati e istituiti a livello provinciale e che per poter essere attivati è necessario un partenariato progettuale (fondazioni ITS Academy) costituto da: 1) almeno una scuola secondaria di secondo grado della stessa Provincia, con un’offerta formativa attinente, 2 ) una struttura formativa accreditata dalla Regione, situata anche in una Provincia diversa da quella sede della fondazione; 3) una o più imprese legate all’uso delle tecnologie di cui si occuperà l’ITS Academy, 4) un ateneo o un’istituzione AFAM.
Questi soggetti devono possedere una documentata esperienza nel campo dell’innovazione, acquisita soprattutto con la partecipazione a progetti nazionali e internazionali di formazione, ricerca e sviluppo. Per l’accesso ai finanziamenti e per poter rilasciare i diplomi è previsto un sistema di accreditamento nazionale per gli ITS Academy. I docenti dei percorsi formativi, di norma esperti e ricercatori provenienti dal mondo del lavoro, sono assunti dalle fondazioni ITS Academy con contratti di prestazione d’opera (art. 2222 cc). L’eventuale coinvolgimento dei docenti delle istituzioni scolastiche avviene a condizione che esso sia compatibile con l’orario di insegnamento e di servizio, nonché con l’assolvimento di tutte le attività inerenti alla funzione docente, senza ulteriori spese per lo Stato.
Lo sviluppo del sistema degli ITS Academy sicuramente può rappresentare la risposta concreta ed efficace ad alcuni paradossi del nostro Paese, da una parte l’alta disoccupazione giovanile e dall’altra la carenza di tecnici specializzati e la crescente richiesta di professioni legate alla trasformazione digitale. Quindi gli studenti possono sviluppare un mix di competenze digitali avanzate in grado di supportare le organizzazioni nella gestione del cambiamento ed in modo consapevole e partecipe diventare attori nella società della conoscenza e dell’innovazione.
Tuttavia, alcune criticità si intravedono circa l’attuazione di questa riforma. A mio avviso nonostante per la prima volta sia prevista la costituzione delle “reti di coordinamento di settore e territoriali”, l’assetto degli ITS Academy è ancora condizionato dal complesso equilibrio tra istituzioni, in particolare dal rapporto tra le competenze concorrenziali in materia delle Regioni e il mondo delle università.
Un altro aspetto che merita attenzione riguarda il rapporto e il raccordo tra università e ITS. Infatti, gli ITS sono un canale alternativo all’università, in particolare alle lauree professionalizzanti, che possono essere un’occasione di sviluppo ulteriore per gli ITS, ma anche un ostacolo alla loro crescita.
Inoltre, qualche dissonanza potrebbe riguardare anche l’attuale assetto dei tirocini e degli apprendistati che insistono sullo stesso ambito. Ritengo nient’affatto banale il raccordo tra università e ITS, e molto dipende dalla visione di sistema del panorama formativo post-diploma che si intende realizzare. Per questo, credo non sia sufficiente il semplice ampliamento delle aree tecnologiche degli ITS esistenti, seppure interessando tematiche importanti e strategiche quali la transizione green, il digitale e l’industria 4.0; anche perché è indubbio che a livello di percezione pubblica una laurea universitaria, anche solo triennale, è cosa ben diversa da un titolo di diploma come quello che l’ITS permette di ottenere.
Pertanto, sarà necessaria la condivisione di un sistema di riconoscimento univoco dei crediti, tale da consentire passaggi dal sistema ITS all’università, prevedendo specifici sistemi di conversione quantificati in numero di crediti formativi universitari (CFU), atteso che attualmente per la maggioranza dei casi i percorsi ITS non sono affatto riconosciuti dal sistema universitario.
Ulteriori punti di debolezza riguardano il timore che il modello di ITS Academy proposto corrisponda ad un percorso formativo al servizio di specifiche aziende e di territori con un sistema produttivo forte, ma non adeguato e coerente con le politiche di sviluppo tecnologico del Paese.
Un altro punto debole riguarda il fatto che nei percorsi ITS tutto il personale docente, tecnico amministrativo e di laboratorio sarà assunto con contratti di prestazione d’opera, senza garanzia di stabilità; un fattore che indubbiamente condizionerà il consolidamento di questo sistema terziario.
Infine, è quanto meno discutibile l’equiparazione di accesso ai percorsi ITS degli studenti diplomati provenienti dal sistema dell’istruzione con quelli provenienti dai percorsi quadriennali dei percorsi IeFp regionali, affidando all’Invalsi la loro certificazione delle competenze per potersi iscrivere agli ITS.
Alla luce delle evidenze esposte, e non solo, ritengo che la Riforma da sola non sia sufficiente per indurre una reale trasformazione delle dinamiche di formazione e di relazione con il mondo del lavoro e con il tessuto imprenditoriale. Sono necessari ulteriori strumenti operatavi di vigilanza, di monitoraggio e valutazione. Così come è auspicabile che avvenga un passaggio culturale che dentro e fuori dal mondo ITS possa riconoscere alla formazione tecnica post-diploma la dignità che è già ben radicata nei Paesi europei a cui la riforma si è ispirata.
Dobbiamo augurarci che le cospicue risorse del PNRR destinate alla riforma degli ITS non si trasformino in ulteriori incentivi alle imprese, e siano invece davvero un’opportunità di crescita formativa e culturale per le future generazioni.
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