Facciamo pace! Io ne ho visti di ragazzi nei corridoi della scuola avvicinarsi tra loro lentamente, con una qualche forma di sospetto ancora dentro, e poi, mascherina sì o mascherina no, quasi scontrarsi e infine darsi la mano. Non alla maniera dei loro vecchi professori, ma con lungaggini e mosse americane dopo le quali andavano via come fratelli tra la folla che veniva in senso contrario nel corridoio. Amici come prima, più di prima. Dopo il silenzio, dopo i fraintendimenti, dopo i tradimenti.



Ecco: il libro appena uscito per i tipi di Puntoacapo Editrice mi ha ricordato questa esperienza così ingenua forse, ma così bella. I protagonisti principali del volume sono la scuola e la poesia, due personaggi che magari si sono anche amati, poi se le sono date di santa ragione per decenni, si sono in seguito più o meno sopportati, ultimamente forse si sono addirittura ignorati.



Questo quanto dice Mauro Ferrari – uno dei curatori dell’antologia insieme al sottoscritto e ad Alessandro Pertosa -, facendo il punto della situazione in uno degli interventi che compongono il testo: quattordici brevi saggi di poeti e critici, quasi tutti insegnanti nei diversi livelli di scuola, dalla primaria all’università.

Ma il volume ha anche una seconda sezione nella quale gli autori presentano e commentano un loro testo e la poesia di un autore contemporaneo che possano essere ritenuti esemplari: di cosa? Per cosa? Proprio della possibilità che scuola e poesia possano tornare a parlarsi, avvicinarsi in corridoio e nelle aule e riconsiderare l’ipotesi della loro amicizia. Lo so, non è il modo in cui esperti e critici parlano di queste cose, ma il mio amico Giuseppe, che ha visto per primo il volume fresco di stampa, me lo ha commentato così.



Il titolo del libro è indicativo di una traccia che corre in modo evidente attraverso tutti gli interventi: scuola e poesia devono riappropriarsi del loro compito e reciprocamente sostenersi nel fare fino in fondo quello che originariamente sono chiamate a fare. La scuola e la poesia sono il posto dello sguardo: il lavoro educativo consiste in una introduzione alla realtà che non può non passare dall’educazione dello sguardo, che a sua volta non può avvenire che attraverso lo sguardo di un maestro.

Guardare il mondo ed essere guardati da un tu che si prende cura del tuo guardare, ecco cos’è la scuola. E come può non esserle compagna la poesia? La poesia altro non è che uno sguardo che diventa voce, come ricordo anche nel mio intervento, e come è commovente riscoprire ogni volta che si legge un grande poeta.

E a tale proposito il libro segnala appunto, a chi nella scuola opera, un percorso di letture: i poeti mica sono solo quelli che stanno lontani nel tempo; possibile che, come ancora afferma Mauro Ferrari, nella scuola, ad andare bene, si arrivi a leggere qualcosa di poesia fermandosi sempre a Montale?

Il libro, con tutti i limiti pratici e materiali a cui deve sottostare, osa dunque anche suggerire voci contemporanee, autori viventi con i quali ricominciare la complicità necessaria e vitale tra scuola e poesia. Come Carlo Bortolozzo suggeriva qui in un suo articolo su Pierluigi Cappello, citando alcuni versi di una sua splendida poesia – E c’è che vorrei il cielo elementare / azzurro come i mari degli atlanti / la tersità di un indice che dica / questa è la terra, il blu che vedi è il mare – ci sono autori oggi che non solo desiderano quello sguardo, ma lo praticano dentro la loro voce.

Un altro pregio del libro è che gli autori, per le loro riflessioni, partono sempre dalla loro esperienza nella pratica dell’insegnamento. In particolare, il testo di Sebastiano Aglieco racconta del suo lavoro nella scuola primaria, dei suoi non laboratori di scrittura non creativa, con esiti davvero impressionanti nei testi di bambini di nove, dodici anni.

Segnalo anche l’esperienza di Mauro Ferrari, Luigi Cannillo ed Elisabetta Motta nella scuola secondaria di secondo grado con incontri molto ravvicinati tra studenti e poeti; raccontati anche da Piero Marelli e Riccardo Olivieri che in questa veste hanno incontrato alunni di scuole diversissime tra loro.

E poi ci sono Alessandro Carrera e Fabio Pusterla con le loro esperienze di insegnamento nelle Università in America e nella vicina Svizzera, o di Alessandro Pertosa ed Emanuele Spano in Italia. E ancora Antonio Alleva, Francesco Macciò, Massimiliano Magnano con prospettive che, fuori dalla pratica dell’insegnamento, offrono possibilità di lettura sul compito di una poesia che può e deve tornare nelle aule della scuola.

Il volume è stato presentato in anteprima sui canali social dell’editrice Puntoacapo e lo si può rivedere sul suo canale Youtube; verrà poi presentato in giro per l’Italia in incontri con scuole e insegnanti interessati ad approfondire la discussione sulle tematiche affrontate. Perché il senso di questo lavoro è proprio quello di rimettere al centro della riflessione la vitalità, il valore educativo e formativo dell’esperienza poetica.

Un’esperienza che può tornare ad essere un’alleata preziosa per la scuola, così come la scuola costituisce per la poesia una possibilità di aderire fino in fondo alla propria vocazione, in una sorta di circolo virtuoso in cui entrambe diventino testimoni di un amore appassionato alla realtà che, mai come oggi, è ciò di cui abbiamo più bisogno.

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