In Italia le vacanze sono concentrate da giugno ai primi di settembre, 13 settimane circa, con l’aggiunta di circa 2 settimane nel periodo natalizio e di una settimana in quello pasquale. In totale 16 settimane. Se guardiamo all’Europa il totale è analogo, ma vediamo che la vacanza centrale è più corta, da 6 a 8 settimane. Esistono però pause sostanziose dislocate nel corso dell’anno scolastico. La distribuzione più equilibrata mi sembra essere quella francese e svizzera, dove le vacanze sono così dislocate: ottobre 2 settimane, dicembre 2 settimane, febbraio 2 settimane, aprile 2 settimane, luglio-agosto 6-7-8 settimane. Lo studente francese nel corso dell’anno scolastico svolge regolarmente 6 settimane di scuola seguite da due settimane di vacanza. Poi due mesi circa di interruzione fino al nuovo anno scolastico. Il volume totale delle vacanze è analogo a quello italiano, ma per lo studente la vivibilità della scuola è molto maggiore.



Lo studente italiano, oltre ad una irrazionale distribuzione delle vacanze che era storicamente fondata sul mondo agricolo ma che oggi non è più concepibile, è sottoposto ad un carico di lavoro dal peso enorme. Infatti il suo orario settimanale di lezione è il più lungo d’Europa, attestandosi intorno ad almeno 30 ore settimanali nelle classi a tempo normale, con un totale annuale superiore del 20-25% rispetto alla media europea. In Francia le ore di lezione settimanali nella scuola elementare sono ancora 24, come da noi fino a 40 anni fa. In Svizzera le ore sono 25,5. In Italia, dopo la silenziosa generalizzazione del sabato libero, si fanno nelle scuole medie e superiori 6 ore consecutive di lezione! Una mostruosità insostenibile non solo per i giovani ma per il cervello umano, sulla quale gli “educatori” ai vertici del nostro sistema glissano inspiegabilmente ed a mio parere vergognosamente.



C’è poi da considerare la questione annosa dei compiti a casa, dove la discrezionalità e la variabilità delle situazioni è enorme e contribuisce comunque a moltiplicare lo stato di tensione di alunni e famiglie.

Questo insieme di fattori ha ridotto ormai tutti allo sfinimento ed al moltiplicarsi di comportamenti evasivi o aggressivi. Il clima di classe, nella lunghissima ed estenuante vicenda scolastica quotidiana, è totalmente disintegrato da infinite turbolenze. L’attenzione degli alunni all’insegnamento del docente, che dovrebbe essere la fonte principale dell’apprendimento, è scarsissima o nulla, specialmente nelle ultime due ore della giornata.



Su questo tema una consapevolezza del corpo docente manca del tutto, e invece che concentrarsi sulle cause dell’inefficacia del lavoro scolastico, reso ormai debolissimo dalla sua propria irrazionalità e pesantezza oltre che dalla sarabanda dei trasferimenti, si colpevolizza la famiglia. Le insegnanti lamentano spesso la scarsa attenzione dei genitori e lo scarso contributo allo svolgimento dei compiti a casa ed alla memorizzazione. Io credo invece che mai nella nostra storia l’impegno dei genitori nel seguire l’andamento scolastico dei figli (oggi si tratta del figlio unico o quasi) sia stato mediamente così grande, diventando spesso perfino eccessivo. D’altra parte le insegnanti cercano di sopravvivere e di vincere accuse speculari delle famiglie.

Perché il ministro, a costo zero, non cambia almeno il calendario delle vacanze scolastiche?