Caro direttore,
finalmente gli studenti delle scuole superiori sono rientrati nelle loro aule anche se solo al 50%. Le voci delle proteste di parte degli studenti e i vari appelli alla riapertura che si sono susseguiti hanno convinto le Regioni a riaprire. Anche se, ancora una volta, a sacrificarsi per garantire la didattica in presenza saranno solo gli insegnanti e i ragazzi, costretti ad uno scaglionamento e a una rivoluzione nell’orario scolastico che non pochi problemi causerà a tante famiglie. La riorganizzazione dei trasporti pubblici ancora una volta non è stata affrontata.
La ministra Azzolina parla già di recuperi a settembre senza che ci sia una valutazione seria e condivisa con chi, con sacrificio e difficoltà, porta avanti la didattica tutti i giorni, su come procedere per verificare i livelli di apprendimento dei ragazzi e le difficoltà eventualmente accumulate.
Sta passando l’idea, profondamente errata, che la scuola non stia funzionando e che i programmi non vadano avanti. Così non si fa giustizia al lavoro duro e faticoso che in questi mesi dirigenti scolastici, docenti e tutto il personale scolastico ma soprattutto i ragazzi e le famiglie hanno fatto per adattarsi ad una situazione eccezionale, imprevista e angosciante.
Solo chi lavora nella scuola ha il polso di quello che sta succedendo e potrà nelle valutazioni e giudizi, come sempre è avvenuto, stabilire chi ha bisogno di un supporto maggiore e di interventi di recupero personalizzati. Ma come e quando erogarli, soprattutto se si tratterà di interventi eccezionali rispetto a quello che normalmente avviene tutti gli anni, dovrà essere deciso con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali.
Ci chiediamo inoltre perché non si proceda al rinnovo dei protocolli di sicurezza sia della fascia 0-3, che è sempre rimasta in presenza, sia della fascia 3-18, atto fondamentale per sciogliere una serie di problematiche importanti, da tutte le organizzazioni rilevate in questi mesi di attività didattica, che riguardano la sicurezza e l’adozione delle misure per scongiurare i contagi nei servizi e scuole per l’infanzia e in tutti gli altri gradi di istruzione.
Noi aspettiamo di essere convocati mentre il virus corre e le istituzioni non sono in grado di adattare e calibrare gli interventi alla sua velocità.
Abbiamo proposto di inserire il corpo docente, che sappiamo essere composto per la maggior parte da persone ultracinquantenni, tra le categorie prioritarie per la vaccinazione, dopo il personale sanitario e gli anziani. Questo consentirebbe di stabilire un clima di maggiore serenità sia tra i docenti che tra i ragazzi e le famiglie e di riavviare al più presto la didattica in presenza.
Noi, come sempre, siamo disponibili e pronti al confronto e alla condivisione di soluzioni, ma non c’è più tempo e la crisi di governo si aggiunge purtroppo a complicare un quadro già grave e a ritardare inevitabilmente soluzioni che richiedono invece tempestività e capacità di adattamento veloce al mutare dello scenario pandemico.