Yosra (Gloria, in italiano), 18 anni, ha conseguito a giugno di quest’anno la maturità linguistica in un liceo statale di Catania. È un traguardo importante per la giovane di origini tunisine, nata in Italia, ma ancora senza cittadinanza italiana. Un traguardo raggiunto dopo un percorso accidentato e irto di ostacoli. Le difficoltà familiari, le carenze logistiche (dover cambiare frequentemente abitazione a causa degli sfratti, trovandosi spesso senza gli spazi necessari per studiare), i problemi economici.
Eppure, nonostante ciò, Yosra ha coronato il sogno del diploma di maturità. Come è potuto accadere un evento del genere nella città metropolitana che vanta il triste primato italiano della dispersione scolastica, e dove uno studente su quattro non arriva al secondo anno della scuola superiore? Il caso è emblematico perché è frutto di tre fattori che fanno la differenza.
Il primo: la buona volontà, l’intelligenza e lo spirito di sacrificio della giovane che ha dovuto superare difficoltà non di poco conto. “La gente, qui in Italia – racconta – mi vede come straniera. Ma se vado in Tunisia, anche lì sono avvertita come estranea, occidentalizzata”. E alla domanda su come ella si concepisca, al di là della certificazione ufficiale della cittadinanza, Yosra risponde: “Sono italiana, ma le mie origini non vanno trascurate”. Riguardo poi a dove la giovane si senta a proprio agio, risponde: “Sono le persone amiche che mi circondano a farmi sentire a casa. Non è scontato avere amici che ti aiutino, come non è scontato che mia madre abbia fatto tanti sacrifici per farmi studiare quando avrebbe potuto affidarmi ai servizi sociali”. Ora Yosra pensa al futuro. Vorrebbe iscriversi all’università e, intanto, ha cominciato a studiare le lingue che le possono aprire le porte del lavoro.
E qui entra in gioco il secondo fattore della nostra storia: un’associazione di volontariato (Associazione Cappuccini onlus) che da diversi anni ha preso in carico la vicenda di Yosra e della sua famiglia. Anzitutto preoccupandosi di seguire gratuitamente la ragazza nel doposcuola durante il periodo scolastico e ora nelle scelte del dopo-maturità, e, contemporaneamente, la madre nei numerosi problemi burocratici e nei bisogni sanitari, economici e familiari. “È importante e sorprendente – ci dice Yosra – avere amici su cui puoi contare”.
Infine, terzo fattore, gli insegnanti di un liceo statale catanese che non si sono limitati a compiere il loro dovere, burocraticamente inteso, ma si sono presi cura della loro alunna, fin nei bisogni più elementari, mettendola nelle condizioni di partecipare a tutti i momenti della vita di classe (dalle lezioni agli eventi culturali o ricreativi). E Yosra non ricorda solo l’aiuto concreto che da alcuni di loro ha ricevuto, ma anche i particolari. Come la sera in cui due sue docenti si sono avventurate ad accompagnarla, dopo una festa di classe, nel villaggio fuori Catania per loro sconosciuto e dove la giovane abita attualmente.
Abbiamo citato un caso che fa notizia in una regione, la Sicilia, in cui i giovani fra 18 e 24 anni in dispersione scolastica sono più di 80mila; oltre 17mila solo nella città metropolitana di Catania.
Ci preoccupiamo spesso per i neolaureati o diplomati che hanno lasciato il Sud negli ultimi 20 anni (oltre 2 milioni), ma facciamo finta di non vedere l’esercito di minori che alimenta oggi la povertà educativa nel Mezzogiorno. Sono ragazzi che si accostano al mercato del lavoro senza le competenze minime e che finiscono spesso per ingrossare le fila dell’esercito del lavoro in nero o, peggio, della malavita organizzata. Non è casuale che proprio a Catania poche settimane fa sia accaduta una tragedia fuori dagli schemi. Un ragazzo di 15 anni, in dispersione scolastica e con il padre in carcere, ha ucciso la madre. Fatti come questo feriscono gravemente il tessuto sociale e l’anima della città, scuotendo dal torpore le istituzioni e confermando la bontà di alcune scelte della Prefettura e del Tribunale per i minorenni per contrastare una piaga che sembrava incurabile.
La risposta della politica alla dispersione scolastica, infatti, negli ultimi 20 anni è stata pressoché inesistente. Non solo a Catania, ma anche in Sicilia e in tutto il Sud. Come se il problema non fosse rilevante. Dimenticando che non ci può essere sviluppo senza l’apporto del capitale umano, soprattutto giovanile.
Solo negli ultimi anni, grazie all’azione di alcuni magistrati minorili, arcivescovi, prefetti, docenti e volontari in Campania, Sardegna, Calabria e Sicilia, la lotta alla povertà educativa è tornata in primo piano e sono stati avviati patti educativi fra istituzioni, chiesa locale e terzo settore.
La storia di Yosra si avvia a non restare un caso isolato, ma comincia a diventare un tassello di una trama più larga che si sta cominciando a costruire. A Catania e in tutto il Sud.
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