Lunedì oltre 6 milioni di studenti italiani resteranno a casa, anziché andare a scuola per le lezioni in presenza. In gran parte del paese scatta la didattica a distanza, ma nel frattempo è scoppiato il caso dei “key workers”. Si tratta di lavoratori di categorie “essenziali”, pensiamo ad esempio agli operatori sanitari, per i quali le scuole sono “aperte”. Ma non sono gli unici. Il caso è scoppiato dopo una nota del Ministero dell’Istruzione, secondo cui la didattica in presenza è possibile per i figli di personale sanitario e altre categorie di lavoratori, «le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione». Il problema è che per individuarli si rimanda alla lista dei Codici Ateco che è stata allegata al Dpcm del 22 marzo 2020, che comprende un elenco di mestieri chiave lunghissimo. Ci rientrano, ad esempio, anche insegnanti, addetti alla filiera dell’alimentazione, forze dell’ordine, autisti, agricoltori, operatori della comunicazione e operai di settori no-stop. Serve quindi una nota formale di chiarimento perché stanno piovendo richieste alle scuole, soprattutto per quanto riguarda quelle elementari e medie.



Alcuni istituti stanno considerando l’eventualità di ammettere in presenza, oltre agli studenti con disabilità, anche i figli di medici e infermieri, soprattutto se entrambi i genitori svolgono questo lavoro, ma il problema è che ci sono molti altri lavoratori che rivendicano la possibilità di mandare i figli a scuola per le lezioni in presenza.



CHI PUÒ RICHIEDERE LE LEZIONI IN PRESENZA? CAOS SCUOLE

La nota del Ministero dell’Istruzione parla di richieste specifiche e motivate, per cui sarebbero esclusi quei key workers che possono svolgere la loro attività a distanza, in regime di smart working. Chi non ha accesso a ciò dovrà dimostrare di avere turni di lavoro incompatibili con la Dad. Ma va chiarito se al servizio accedono solo quei genitori che sono entrambi key workers e soprattutto quali possono considerarsi tali, anche perché la scuola non può riaprire con la presenza di troppi studenti. La percentuale dei presenti dovrebbe fermarsi al 5 per cento, per cui è più probabile che la deroga venga concessa solo ad alunni fragili e figli di operatori sanitari. L’Associazione Nazionale Presidi ha già incalzato il Governo, in particolare il Ministero dell’Istruzione, con una nota. «Non riteniamo accettabile, soprattutto nello scenario in rapido peggioramento che caratterizza la situazione pandemica attuale, rimettere ai dirigenti scolastici l’individuazione delle categorie di cittadini legittimate a fruire della didattica in presenza per i propri figli», si legge nel documento. Probabile, dunque, che arrivi un “atto dispositivo” nei prossimi giorni.

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