IL DOCUMENTO DEL VATICANO SULLE SCUOLE CATTOLICHE

Capiterà di leggere e sentire in questi giorni che il Vaticano è sostanzialmente un ente censore contro la libertà di insegnamento e che intende licenziare tutti i docenti che nelle scuole cattoliche non sono d’accordo con i valori della Chiesa Cattolica.

Ebbene, si tratta del documento prodotto dal Vaticano – per la precisione dalla Congregazione per l’Educazione cattolica – intitolato “L’identità della scuola cattolica per una cultura del dialogo“. Il senso dell’opera ha due sostanziali matrici spiegate dai media vaticani: «La necessità di una più chiara consapevolezza e consistenza dell’identità cattolica delle istituzioni educative della Chiesa in tutto il mondo» ma anche «la prevenzione di conflitti e divisioni nel settore essenziale dell’educazione». Vi è poi un passaggio specifico nel testo che sta sollevando non poche polemiche, ovvero quanto il documento esplicita l’atteggiamento da tenere nelle scuole cattoliche sull’opposizione valoriale di alcuni docenti: «il servizio dell’insegnante è munus e ufficio ecclesiale. Qualora la persona assunta non si attenga alle condizioni della scuola cattolica e della sua appartenenza alla comunità ecclesiale, la scuola prenda le misure appropriate. Può essere disposta anche la dimissione, tenendo conto di tutte le circostanze del singolo caso».



Nel vademecum fornito dal Vaticano si fa inoltre riferimento alla necessità che la scuola stessa seguendo la dottrina della Chiesa «interpreti e stabilisca i parametri necessari per l’assunzione degli insegnanti. Questo criterio riguarda tutte le assunzioni, comprese quelle del personale amministrativo. L’autorità competente, quindi, è tenuta ad informare dell’identità cattolica della scuola coloro che sta per assumere e le sue implicazioni, così come la loro responsabilità di promuovere tale identità».



“INSEGNANTI POSSONO ESSERE LICENZIATI”: ECCO IN QUALI CASI

Ecco, messa così sembra dare tutto credito alla stampa progressista che vede nella Chiesa un pericolo sostanziale alla libertà di insegnamento e di educazione: in realtà il documento è ovviamente molto altro e chiarisce nel dettaglio perché potrebbe essere avventato accampare giudizi (o meglio, pre-giudizi) riguardo il tema delle scuole cattoliche. Innanzitutto la Santa Sede prova a definire cosa si intenda per “scuola cattolica”: «Tale interpretazione può essere riduttiva, ossia limitata solo ad alcuni ambiti o alcune persone (ad esempio, gli insegnati di religione o il cappellano scolastico), ma può essere anche troppo vaga, ossia centrata sul mero “spirito cattolico” e non tenere conto della necessaria applicazione delle norme canoniche e dell’autorità gerarchica».



Non solo, un’altra interpretazione considerata erronea e falsa dalla Chiesa è che le scuole cattoliche siano un modello “chiuso”: «Contro questo atteggiamento, l’Istruzione mette in guardia, richiamando il modello della “Chiesa in uscita”», spiega Vatican News citando il documento della Congregazione, «Non bisogna perdere lo slancio missionario per chiudersi in un’isola e allo stesso tempo occorre il coraggio di testimoniare una ‘cultura’ cattolica cioè universale, coltivando la sana consapevolezza della propria identità cristiana». Gli insegnanti che contestano o non convivono lo status e l’obiettivo educativo della Chiesa possono essere “dimessi” ma esistono delle specifiche condizioni, tutt’altro che arbitrarie: «Gli insegnanti della Chiesa cattolica sono chiamati a distinguersi per una retta dottrina e per probità di vita nella formazione delle giovani generazioni»; non solo, gli stessi docenti hanno «una responsabilità peculiare per l’educazione. Essi, con la loro capacità e arte didattico-pedagogica nonché con la testimonianza di vita, sono coloro che garantiscono alla scuola cattolica la realizzazione del suo progetto formativo. È necessario, perciò, che la scuola stessa, seguendo la dottrina della Chiesa, interpreti e stabilisca i parametri necessari per l’assunzione degli insegnanti». L’Istruzione del Vaticano ricorda poi che viene riconosciuta alle istituzioni educative «la possibilità di munirsi di un profilo di valori e di un codice di comportamenti da rispettare. Se ciò non avviene, dunque, i soggetti interessati possono essere sanzionati, in quanto non adempienti ai vincoli contrattuali». La scuola cattolica non deve essere un’isola chiusa né al contempo un luogo dove l’educazione sia un elemento in secondo piano e “opinabile”: il documento stesso conclude sottolineando come tutte le scuole realmente cattoliche «costituiscono un contributo molto valido all’evangelizzazione della cultura, anche nei Paesi e nelle città dove una situazione avversa stimola ad usare la creatività per trovare percorsi adeguati». Citando Papa Francesco, il vademecum del Vaticano ricorda come educare sia «dare al presente la speranza».