«Non c’è un orizzonte per la riapertura, è la nostra capacità di essere uniti che ci dà l’orizzonte, la responsabilità non è solo del governo è di tutto il Paese», ha spiegato al seminario sull’autonomia scolastica il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Sale la rabbia per famiglie, insegnanti e dirigenti scolastici con la situazione delle scuole chiuse che però si accompagna con possibili nuove restrizioni anche su altri campi della vita sociale dei cittadini, dato che potrebbe già essere modificato il Dpcm con possibili nuove chiusure.



Dopo Pasqua le università – ha detto ieri la Ministra Messa a Rai News24 – potrebbero ripartire gradualmente in presenza, ma non c’è alcuna certezza che ciò possa avvenire, così lo stesso discorso anche per le scuole: mentre resta ancora il “caos” sui figli dei medici-sanitari-key workers a cui il Miur dovrà dedicarsi nei prossimi giorni, novità arrivano dal decreto “Sostegni” che dovrebbe essere approvato in settimana,. Conterrà – promette il ministro Bianchi – fondi per le famiglie, per i congedi e i bonus babysitter e anche per le scuole direttamente, «soprattutto per quelle del Sud che sono state chiuse più a lungo e hanno bisogno di interventi mirati per recuperare».



ORDINE DEI MEDICI: “MIUR SCONCERTANTE”

Niente lezioni in presenza per i figli dei sanitari: anche per loro le scuole chiuse, quindi scatta la didattica a distanza (Dad). A chiarirlo è il ministero dell’Istruzione con una nota in cui spiega che i figli dei lavoratori essenziali non sono contemplati. Pertanto, fanno eccezione solo gli alunni disabili, quelli con bisogni educativi speciali. «Siamo sconcertati per il susseguirsi di decisioni contrastanti sulla possibilità per i figli dei medici, degli odontoiatri e dei sanitari in genere di poter frequentare la scuola in presenza», afferma Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) per il nuovo pasticcio che coinvolge il mondo della scuola.



«Avevamo chiesto, per l’8 marzo, un cambio di passo nelle organizzazioni sociali, che consentisse alle professioniste e ai professionisti di conciliare la vita lavorativa con quella familiare: proprio oggi, invece, i nostri figli trovano chiuse, in molte regioni, e senza preavviso, le porte dei loro istituti scolastici», il commento amaro di Fnomceo. (agg. di Silvana Palazzo)

SCUOLE CHIUSE, CHI PUÒ MANDARE FIGLI IN PRESENZA?

Da oggi 8 marzo praticamente 3 studenti su 4 in tutta Italia “ritrovano” scuole chiuse per il duplice effetto delle regole Dpcm e delle nuove ordinanze sui colori delle Regioni partorite dalla cabina di regia anti-Covid dello scorso venerdì 5 marzo. La Dad al 100% in molte Regioni (qui la mappa aggiornata, ndr), tanto nelle zone rosse quanto in arancione e giallo laddove però il dato di incidenza dei casi è superiore a 250 su 100mila abitanti, come previsto dall’ultimo Dpcm del Governo Draghi (con discrezionalità lasciata ancora ai Governatori, ndr): resta però una totale confusione scatenatasi nelle ultime ore per la situazione dei figli dei “lavoratori essenziali” che in teoria avrebbero dovuto godere della deroga per poter presentarsi in presenza nelle scuole, mentre i compagni di classe rimangono in didattica a distanza al 100%.

In una circolare di novembre firmata dall’allora capo dipartimento del Miur Max Bruschi (oggi però sostituito da Stefano Versari nel nuovo Governo Draghi, ndr) si indicava che «Nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste, attenzione dovrà essere posta agli alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri, Oss, Osa…), direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali». Per questo motivo, gli uffici scolastici regionali (USR) e le stesse Regioni hanno stabilito con le scuole una quota di studenti accettata per ogni classe, lavorando tutti gli ultimi giorni per poter essere pronti e regolai oggi 8 marzo al via delle nuove regole sulla scuola dell’ultimo Dpcm.

LA NOTA DEL MIUR SULLE SCUOLE

Ma esattamente sul decreto firmato dal Governo Draghi il 2 marzo scorso sorge il caos: il Ministero dell’Istruzione infatti non ha specificato l’elenco preciso delle categorie di “lavoratori essenziali” (key workers) generando non poca confusione tanto nelle famiglie quanto nei dirigenti scolastici. Da qui, la richiesta di chiarimento partorita nel weekend dal Governatore del Piemonte Alberto Cirio, con la risposta del Miur giunta in una nota datata ieri 7 marzo 2021: niente lezioni in classe per i figli di chi lavora nei servizi essenziali, quantomeno per il momento. Il clamoroso passo indietro viene comunicato dal Miur a poche ore dall’inizio delle lezioni generando non poco “caos” tra Dad, presenza e organizzazione dei professori: il Dpcm del 2 marzo prevede la possibilità di frequenza in presenza solo per gli studenti disabili e per le attività di laboratorio, tale possibilità non è invece contemplata «per i figli dei lavoratori di servizi essenziali, richiamati nella Circolare ministeriale del 4 marzo». Questo significa dunque che per i figli dei “key workers” «si seguano le direttive per le lezioni in didattica a distanza». La circolare del 4 marzo scorso però diceva esattamente il contrario, ovvero che i figli dei lavoratori del personale sanitario erano autorizzati a  frequentare la scuola in presenza ma anche «i figli di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione, nell’ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e anche in ragione dell’età anagrafica». In 3 giorni il Ministero guidato da Patrizio Bianchi ha, in sostanza, cambiato totalmente linea e riferimenti giuridici lasciano nella più totale confusione scuole e famiglie: il motivo è presto che detto, il Ministro vuole fare ulteriori approfondimenti per dare regole chiare a scuole e Regioni in modo da evitare che vi siano aule piene in presenza nella fase più delicata della cosiddetta “terza ondata Covid”.