Il dibattito sulle scuole chiuse a causa del coronavirus è vivace anche negli Stati Uniti. “Tutto il mondo è paese”, si dice, e infatti anche lì ci sono dubbi sulla didattica a distanza. Gli studenti più poveri e quelli che vivono in zone rurali, dove manca la connettività, rischiano di essere penalizzati a causa di questo “divario digitale”. Uno su 4 che vive in famiglie con meno di 30mila dollari ha un cellulare, secondo il Pew Research Center, eppure in molti casi non hanno accesso a internet a banda larga a casa. E ovviamente lo smartphone non è sufficiente per studiare. Molti insegnanti confermano che ci sono molte assenze per questo, quindi bisogna pianificare interventi per i ragazzi che restano indietro. L’ipotesi da prendere in considerazione negli Stati Uniti, secondo quanto scritto da Jon Pedersen, decano del College of education all’University of South Carolina su The Conversation, è di sacrificare le vacanze estive. Le scuole pubbliche americane potrebbero prendere in considerazione l’ipotesi di restare aperte in estate per aiutare gli studenti prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.
SCUOLE CHIUSE CORONAVIRUS, A NEW YORK SCONTRO POLITICO
A causa del Covid-19 è stata disposta negli Stati Uniti la chiusura delle scuole, in alcuni casi per il resto dell’anno scolastico. A New York la questione ha portato allo scontro il sindaco Bill de Blasio col governatore Andrew M. Cuomo. Il sindaco vuole tenere chiuse le scuole di New York per il resto dell’anno, invece Cuomo sostiene che la decisione sia sua e che sia ancora troppo presto per prenderne una. “Non apriremo le scuole un minuto prima di quando dovrebbero essere aperte, ma nemmeno uno più tardi”, ha dichiarato Cuomo ieri, come riportato dal New York Times. Invece Bill de Blasio ha MSNBC ha affermato: “Non riapriremo le scuole. I genitori devono sapere che resteranno chiuse. Sono convinto che sia la cosa giusta da fare”. Il mese scorso invece era stato Cuomo a precedere il sindaco di New York nell’annuncio della decisione. Così si è consumato lo scontro, una battaglia che va avanti ormai da anni, a conferma che ciò che avviene nella politica italiana non è molto diverso da quanto accade all’estero.