Le scuole di tutta Italia di ogni ordine e grado potrebbero rimanere chiuse oltre la data prestabilita del 3 aprile. Nulla è ancora certo ma ha accennato a tale possibilità Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, nonché oncoematologo dell’ospedale Bambino Gesù di Roma, e facente parte del comitato tecnico scientifico che sta supportando il governo in queste settimane di emergenza in ogni scelta. “La chiusura delle scuole – dice Locatelli in un’intervista concessa al Corriere della Sera – ha evitato assieme ad altre misure di rendere ancora più critica l’emergenza. Nei giorni immediatamente precedenti la scadenza del 3 aprile valuteremo la situazione. Siamo pronti a prorogare la sospensione didattica, se necessario”. La decisione di chiudere le scuole è stata la primissima mossa posta in essere dall’esecutivo, a metà mese scorso, ed è stata fondamentale per evitare che il contagio si diffondesse anche fra i più giovani.



SCUOLE CHIUSE PER CORONAVIRUS: “CHIUDERE OLTRE IL 3 APRILE…”

Ovviamente, la decisione di abbassare le serrande di ogni ordine e grado del Belpaese non è stata una cosa semplice, ma Locatelli sottolinea: “Se si fosse diffusa in modo più elevato dove la situazione è più difficile in termini di offerta di terapie intensive ai malati, non so come sarebbe finita. I dubbi che abbiamo avuto riguardavano i tempi ma non l’effetto. È innegabile che sia servito eccome nel rallentare la trasmissione del virus. Sapremo solo dopo in quale misura, 20-30%?”. E tornando sulla possibilità di prorogare la chiusura delle scuole, cosa tutt’altro che da escludere vista l’emergenza delle ultime ore, il numero uno del Css spiega: “L’ipotesi di prolungare potrebbe porsi anche perché i dati delle ex zone rosse di Lodi e Codogno dicono che la riduzione di casi è stata netta. Quindi essere stringenti ci permette di contenere l’ondata e risparmiare vite e risorse. Più la pandemia rallenta, meno si gestisce in affanno col rischio di sprecare denaro”. Locatelli è soddisfatto del fatto che il covid-19 non sembra intaccare in maniera aggressiva i più piccoli, ma mette comunque in guardia i genitori: “Nessun paziente sotto i 30 anni è stato vittima di eventi fatali. Però anche i piccoli possono essere fonte di contagio per la famiglia e i nonni. È stato questo il razionale della chiusura delle aule”.

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