Ieri si è dovuto attendere la prima domanda di un giornalista alla conferenza stampa del Premier Conte per capire che nel nuovo Dpcm attivo dal 4 maggio prossimo la fase 2 non prevederà scuole aperte in Italia almeno fino a settembre: il Presidente del Consiglio ha spiegato che per motivi di sicurezza e per timore di nuove ondate di contagio, «le scuole rimarranno chiuse fino a settembre». Viene permessa la maturità agli studenti con «presenza» e probabile collegamento in streaming della commissione, mentre saranno possibili nei prossimi mesi i concorsi ordinari e straordinari banditi dal Miur; nella conferenza stampa odierna della Protezione Civile è stata però inevitabile la domanda di un collega del “Riformista” riguardo l’assoluta discrepanza tra le disposizioni italiane e gli altri Paesi Ue circa la fase 2 e il rapporto con l’istruzione.



Con presente il n.1 dell’Istituto Superiore di Sanità nonché membro del Comitato Tecnico Scientifico che ha partorito con Conte il nuovo Dpcm, Silvio Brusaferro, si attendeva una risposta netta sul tema. Invece pur rispondendo con il consueto garbo e cortesia che contraddistingue il professore, il tema posto nella domanda è stato tutt’altro che soddisfatto con il quesito che ancora rimane invariato, perché l’Italia chiude fino a settembre mentre la Germania ha riaperto oggi, la Francia ad inizio maggio e la Svezia addirittura non ha mai chiuso?



BRUSAFERRO “NOI SIAMO MODELLO PER COVID-19”

«Scuole chiuse? Noi siamo il Paese modello e pilota e affrontiamo prima di altri le misure: penso che sia importante con i Paesi confinanti valutare in seguito gli effetti dei provvedimenti», ha inizialmente risposto nella conferenza stampa dalla Protezione Civile, a margine della presentazione del nuovo bollettino di oggi. «Noi modello? Ce ne sono altri, ma posso impegnarmi che nella prossima conferenza stampa Iss faremo approfondimento sui modelli delle scuole chiuse», ha poi spiegato Brusaferro rendendosi disponibile a un focus nei prossimi giorni. Qui però il collega del Riformista è tornato alla carica e ha immediatamente ribattuto, «torno alla stessa domanda di prima, se noi siamo modello perché gli altri hanno assunto leggi diverse da noi? Svezia non ha mai chiuso le scuole!».



A seconda “imbeccata”, Brusaferro tenta una seconda risposta ma anche qui senza esito chiaro: «Svezia ha situazione demografica e di densità diversa dall’Italia, Paese giovane con popolazione molto dispersa e con tradizione assai diversa. Spagna, Francia vediamo che non fanno politiche diverse da noi: vedremo quanto aprono che aperture faranno». Non solo, secondo il n.1 dell’ISS l’azione di Governo punta alla cautela dell’aggregazione per periodi lunghi in piccole aule «come spesso abbiamo nelle nostre scuole, ma è un problema anche arrivare a scuola e tornare da scuola (mezzi trasporti, metro eccetera)». Infine, a differenza dalla Svezia «sul fronte famiglia, da noi la famiglia allargata ha ruolo importante diversa da popoli nordici». Il problema resta, perché in Germania oggi riaprono e in quasi tutti gli altri Paesi si tornerà/già si è tornati a scuola prima della fine dell’anno?