Il livello di scontro tra Regioni e Governo nel pieno della crisi coronavirus è sempre più acceso e non sempre è solo una mera questione politica (del tipo Lega vs Conte, come svariate “puntate” passate ci dimostrano) ma per delle risposte chiare, concrete e immediate che i territori richiedono allo Stato in un momento di massima emergenza: esattamente come per il tema delicato delle scuole chiuse e della possibile ripartenza o chiusura dell’anno scolastico. Così avviene che dopo un mese di costanti richieste, a seguito del Decreto Scuola approvato dal CdM due giorni fa, la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina ha concesso finalmente una videoconferenza con gli assessori alla Scuola di tutte le Regioni per discutere su come impostare a livello normativo e gestionale i prossimi delicatissimi mesi tra esami, valutazione, possibili riaperture e maturità.



Ebbene, secondo quanto riportato da almeno 16 assessori ai colleghi di Repubblica, l’esito dell’incontro non è stato esattamente dei migliori: «La ministra Azzolina non ha risposto su nulla e quando abbiamo iniziato a incalzarla sulla fine dell’anno scolastico, sulla ripartenza a settembre, si è alzata e ci ha lasciato davanti a uno schermo vuoto. Sedici assessori sbigottiti. Non avevo mai visto nulla di simile», attacca l’assessore di Regione Lombardia Melania Rizzoli.



REGIONI “BASITE” DALLA VIDEOCONFERENZA CON LA MINISTRA

Il momento di forte imbarazzo è avvenuto ieri mattina con le critiche che a mano a mano arrivano da tutte le Regioni, non solo quelle a guida leghista: «E’ stata una riunione surreale, con un’emergenza di questo tipo la ministra non ha sentito l’esigenza di sentirci prima e ha eluso le domande ieri. Siamo persone delle istituzioni e dobbiamo provare ad andare oltre l’episodio, dobbiamo trasformare il rapporto con il ministero in un coinvolgimento costante. Speriamo di riuscirci», spiega Cristina Greco (Pd), assessore Toscana e coordinatrice del videoincontro. Un insuccesso totale con la Ministra Azzolina che ad un certo punto, incalzata dalle domande, ha salutato tutti con un “buona giornata” lasciando lo schermo vuoto e gli assessori completamente sconcertati. Dopo lo scontro sul tema mascherine e forniture dei materiali tra Protezione Civile e assessorati all’Economia e Bilancio delle regioni, ora pure il tema scuola rischia di incrinare ulteriormente i rapporti tra Stato e territori.



«Ci aspettavamo risposte politiche, ma ieri non sono arrivate neppure quelle tecniche» raccontano i presenti all’Ansa, con Donazzan e Rizzoli (Lombardia e Veneto) agguerrite e deluse allo stesso tempo per il tempo perduto «Abbiamo chiesto spiegazioni sulle risorse per la didattica digitale, sulla detrazione per le spese delle scuole paritarie, sulle regole per la formazione professionale e, ancora, abbiamo avanzato richieste sugli Istituti tecnici superiori e i fondi per il sistema 0-6 anni. La ministra non ha risposto su quasi nulla, qualcosa ha accennato il suo dirigente» (il capo Dipartimento Max Bruschi, ndr).

Non solo, conclude la Rizzoli, «La scuola italiana è in pessime mani e il rischio che si intravvede e che i nostri giovani pagheranno il conto della totale inadeguatezza di questa ministra. Non sappiamo neppure come si  comporterà il ministero con gli alunni di materne ed elementari per i quali è più difficile rispetto agli altri portare le mascherine». A settembre le scuole rimarranno ancora chiuse? Cosa ne rimarrà della didattica a distanza? Quale è lil piano di “fase 2” per il mondo scuola? E i concorsi bloccati? Per ora domande senza risposte, ma se non è nemmeno il Ministro a tentare di farle i problemi non possono che aumentare in futuro..