Le scuole paritarie rischiano di essere tra le vittime principali della crisi economica legata al Coronavirus, anche perché continuano ad essere ignorate dal governo: è in atto dunque una mobilitazione delle associazioni che raggruppano le scuole paritarie in Italia, che protestano contro il governo Conte e in particolare il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, accusata di trascurare una porzione che di certo invece non è trascurabile della scuola italiana.
“I provvedimenti presi fanno finta che la crisi dovuta al Covid-19 abbia toccato tutti tranne il mondo della scuola paritaria”, ha dichiarato all’AGI Francesco Ciccimarra, il presidente dell’Associazione gestori istituti dipendenti dall’autorità ecclesiastica (Agidae). A far discutere è in particolare l’articolo 222 della bozza del decreto Rilancio, su “Misure per sicurezza e protezione nelle istituzioni scolastiche statali e per lo svolgimento in condizioni di sicurezza dell’anno scolastico 2020/2021”.
Dalla bozza del testo pare che i 331 milioni di euro con cui viene incrementato il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche nell’anno 2020 siano destinati (come d’altronde suggerisce il titolo dell’articolo) soltanto alle scuole statali, ignorando le scuole paritarie, che sono a loro volta pubbliche.
SCUOLE PARITARIE A RISCHIO CHIUSURA
Bisogna sempre ricordare che nelle scuole paritarie, 12.500 istituti in tutta Italia, studiano circa 866 mila ragazzi e lavorano 150 mila tra docenti e altro personale; di esse però nel provvedimento non c’è traccia. A loro vengono assegnati solamente 65 milioni di euro (art. 224) destinati però esclusivamente alle scuole dell’infanzia non statali, settore nel quale le tantissime scuole paritarie hanno un ruolo davvero fondamentale. Secondo Ciccimarra comunque anche per questo settore di tratta di “briciole”, perché per 470 mila bambini iscritti è meno di un euro al giorno a testa.
Meglio comunque del nulla assoluto destinato alle scuole paritarie dalla primaria (elementari) in su. Circa il 30% delle scuole paritarie rischia di non poter riaprire il prossimo settembre: “Come facciamo a pagare gli stipendi ai nostri dipendenti se le famiglie non pagano le rette e lo Stato non assicura l’assegno di disoccupazione?”, chiede Ciccimarra sempre nel commento per l’AGI.
A fine mese scadono le prime cinque settimane di cassa integrazione stabilite dal governo, ma le altre quattro verranno fatte ripartire a settembre: “Qualcuno ci deve spiegare come pagare i docenti da giugno ad agosto. Tra due o tre settimane dovremo prendere decisioni sui licenziamenti”. La situazione è molto critica e per questo motivo Ciccimarra attacca il ministro Azzolina: “Per lei non esistiamo, abbia il coraggio di dirlo”.
SCUOLE PARITARIE: L’ATTACCO AL MINISTRO AZZOLINA E LA SPERANZA
Il presidente dell’Agidae ritiene infatti incomprensibile l’atteggiamento di Azzolina e la “provoca” ad uscire allo scoperto: “Nell’orizzonte del rilancio della scuola noi non esistiamo, se è un atto deliberato abbia il coraggio di dirlo apertamente”. Tra chi pagherà il prezzo più alto, sostiene Ciccimarra, ci saranno i 14 mila bambini disabili iscritti alle scuole paritarie: “Il problema più serio è il disinteresse verso di loro, sembra che non meritino nulla”.
Agidae spera comunque che la situazione possa sbloccarsi e tende una mano al governo: la speranza, lasciano sapere dall’associazione che raggruppa le scuole paritarie, è che l’esclusione delle paritarie dalla bozza sia soltanto il frutto di una dimenticanza che qualcuno potrebbe ancora correggere con un emendamento: “Non bisogna aggiungere nessun tipo di fondo/soldi/articoli/comma, ma solamente integrare il testo inserendo il riferimento anche alle scuole paritarie”.
D’altronde, come lo stesso Ciccimarra aveva spiegato in un’intervista precedente, le scuole paritarie sono fondamentali ancora di più in questa fase, fosse anche solo per una mera questione di spazi necessari per rispettare la sicurezza del distanziamento obbligatorio dettato dalle nuove regole di sicurezza: “Non essendoci infrastrutture statali adeguate, dove verrebbero accolti gli altri 860.000 studenti delle paritarie?”