Il Tar della Campania ha sospeso l’ordinanza con la quale la Regione Campania ha disposto la didattica a distanza (Dad) fino al 29 gennaio in tutte le scuole dell’infanzia, elementari e medie.

Ieri la scuola primaria e la secondaria di primo grado avevano ripreso le lezioni a distanza, dando attuazione all’ordinanza del governatore De Luca pubblicata qualche giorno fa.



Già lo scorso anno la Campania è stata la regione d’Italia con meno giorni di didattica in presenza. Il governo Draghi ha puntato da subito a tenere aperta la scuola, identificandola come una priorità nazionale. Ma ancora una volta, pur essendo la Campania in zona bianca, la Regione ha fatto una fuga in avanti, sacrificando, in nome della tutela della salute, l’istruzione dei bambini e dei ragazzi.



Che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza sappiamo tutti che non corrisponde a verità, per quanto sia stato un valido tentativo che, in situazione di emergenza, ha permesso in qualche modo di non interrompere la relazione educativa e didattica.

Dopo due anni dall’inizio della pandemia, ci si sarebbe aspettati che un fattore fondamentale come l’erogazione del servizio scolastico fosse stato approcciato in modo più strutturato e sistemico, così da consentire di continuare a garantire istruzione e relazione anche nel caso di aumento dei contagi. Invece, appena si è avuto un incremento di casi, nonostante il permanere in zona bianca della Regione, la prima mossa è nuovamente tornare alla Dad. Essere in zona bianca, come sappiamo, vuol dire che gli indici individuati a livello nazionale per definire il colore delle regioni e le relative restrizioni sono al di sotto delle soglie di rischio: perché allora ancora una volta si punta a prevenire sacrificando la scuola?



Per tutto il periodo natalizio nelle città è stata tollerata la folla nelle vie del centro perché le attività commerciali devono andare avanti, è stata tollerata la movida nelle strade la sera, ma la scuola è statala la prima a chiudere.

Poco importa se poi gli stessi bambini e ragazzi possono ritrovarsi per fare sport, musica, in altri luoghi dove può accadere che il rispetto delle nome di sicurezza sia meno scrupoloso che a scuola.

È facile giocare sulla paura, nessuno vorrebbe contagiarsi, ma il danno che la Dad comporta per i bambini delle elementari e delle medie ha forse meno valore? Come fa un bambino di prima elementare a imparare attraverso un monitor? E i ragazzi delle medie, che hanno iniziato due anni fa a distanza e dovranno affrontare la scuola superiore con un gap così grande?

Certo, chi ha una famiglia alle spalle che possa seguire il figlio, solida in termini culturali e/o economici, che possa garantire una buona connessione di rete, disponibilità di hardware, aiuto nello studio e possibilmente qualche docente privato, tutto sommato può cavarsela. Ma i tanti ragazzi già a rischio di dispersione scolastica che possibilità avranno?

E le famiglie che all’improvviso hanno dovuto riorganizzarsi, rimediando baby sitter o riadattando la giornata lavorativa, per consentire ai figli di collegarsi da casa? Un bambino dei primi anni delle elementari non è in grado di seguire da solo, è necessario il supporto di un adulto.

A seguito della sospensiva del Tar, domani le scuole riprenderanno le lezioni in presenza. Certo non sarà semplice, non solo in Campania, ma su tutto il territorio nazionale, organizzare il servizio scolastico. Basti pensare alle nuove norme per la gestione dei casi di positività, la cui attuazione implica la conoscenza da parte delle scuole della situazione vaccinale degli studenti, aspetto su cui grava la problematica della tutela della privacy per i dati sanitari (oggi avvocati intervistati su quotidiani di rilevanza nazionale diffidavano i dirigenti scolastici a seguire le nuove regole).

Tuttavia, pur nella complessità del momento storico, la possibilità di varcare la soglia dell’edificio scolastico rappresenta per i nostri bambini e studenti una grande possibilità ed è giusto e doveroso come Paese mettere in campo tutte le migliori energie e risorse per garantire loro questo diritto. La posta in gioco è molto alta.

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