Negli ultimi giorni, in vista della Festa della Liberazione di oggi, si è fatto un gran vociare attorno alla questione che ha coinvolto lo scrittore Antonio Scurati ed è finita anche al centro di un’intervista di Repubblica con il collega (esperto di storia del fascismo) Giordano Bruno Guerri. Partendo dal principio, ricordiamo che alcuni giorni fa la presentatrice televisiva Serena Bortone aprendo la diretta di “Chesarà..” ha letto al pubblico un comunicato della Rai nel quale si annunciava che l’intervento di Scurati previsto era stato cancellato per (così dice il comunicato) ‘motivi editoriali’.



Senza scendere troppo nei meriti della vicenda in sé, veniamo a Bruno Guerri che parlando con Repubblica ci ha tenuto a smentire, innanzitutto, che si possa parlare di censura: “Non sappiamo se [l’ospitata] è saltata per tirchieria della Rai o perché lui voleva più soldi“. Ma precisando che “io l’avrei fatto gratis”, ricorda anche come “Scurati dice che sulla sua faccia [ha] un bersaglio, ma dimentica che ha attaccato per primo“. Inoltre, crede che trattandosi di “uno scrittore famoso”, dovrebbe evitare l’atteggiamento vittimistico e “sopportare le reazioni di chi accusa”.



Giordano Bruno Guerri: “Non serve ribadire ossessivamente di essere antifascisti”

Di una cosa si dice certo lo scrittore nella sua intervista: Scurati “non sarà ricordato per il contenuto storico” del suo nuovo libro ‘M. Il figlio del secolo’; ma diventerà piuttosto un modo per gli storici del futuro “per capire come si discuteva del fascismo al nostro tempo”. Questo è il punto focale per Bruno Guerri, la narrazione di quel periodo storico e politico è affrontata “caoticamente [e] strumentalmente“, ignorando completamente gli studi e l’aspetto accademico, per una insaziabile “necessità della sinistra di dirsi antifascista”.



Non capisce, infatti, quale sia la necessità “di ribadirlo” costantemente e “ossessivamente”, rievocando in un certo senso “quelli che protestano contro la spedizione dei Mille”. Il discorso (quasi naturalmente) passa poi subito all’attuale governo, promosso da Bruno Guerri per “il decisionismo“, ma un po’ meno per “il conservatorismo sui diritti, a cominciare dall’eutanasia” per arrivare all’aborto. E tra Scusati, governo e Rai, infine, lo scrittore nega anche che esista qualcosa che si possa definire “Tele Meloni“, ricordando che “è sempre stato così, con il partito che sta a palazzo Chigi” che occupa tutta la scena: “Si chiama spoil system”.