A Madrid dire che non sono piaciute le parole di scusa promosse da Papa Francesco per il Messico è un bell’eufemismo: nella lettera inviata dal Vaticano al Presidente dei Vescovi messicani – monsignor Rogelio Cabrera López – in occasione del bicentenario dell’indipendenza del Paese, Bergoglio aveva colto l’occasione per «rafforzare le radici e riaffermare i valori che ci costruiscono come nazione». Ma proprio nel rafforzare e rinsaldare i legami tra la Chiesa e il Messico – così come l’intera America latina – significa anche «una rilettura del passato, tenendo conto sia delle luci che delle ombre che hanno plasmato la storia del Paese».



Non solo, Papa Francesco ha parlato di una rilettura che non può non passare da «un processo di purificazione della memoria, cioè il riconoscimento degli errori commessi in passato, che sono stati molto dolorosi». Infine le parole che proprio non sono piaciute alla Presidente della Regione di Madrid, Isabel Diaz Ayuso: così Papa Francesco sul Messico, «Nella stessa prospettiva, non possiamo nemmeno ignorare le azioni che, in tempi più recenti, sono state commesse contro il sentimento religioso cristiano di gran parte del popolo messicano, causando profonde sofferenze».



MADRID CONTRO PAPA FRANCESCO: “LA SPAGNA HA PORTATO CIVILTÀ”

Come già anticipavamo, Madrid non ci sta e dopo la lettera di Papa Francesco arriva la risposta indiretta della Governatrice spagnola: «Mi sorprende che un cattolico che parla spagnolo parli a sua volta così della nostra eredità, che fu proprio quello di portare lo spagnolo e, con le missioni, il cattolicesimo e quindi la civiltà e la libertà al continente americano», ha spiegato Ayuso ai giornalisti americani mentre si trovava in tour politico negli States. Non solo, il portavoce della Presidente Enrique Ossorio ha aggiunto che «l’infallibilità del Papa è su temi teologici ed etici, mentre in questo caso si sta parlando di storia». Negli ultimi giorni era stata la stessa Ayuso ad attaccare il Presidente del Messico Andrés Manuel López Obrador (AMLO) per la sua volontà di condurre politiche «promuovere un indigenismo che è il nuovo comunismo»: si tratta di una successiva replica alle parole scritte da Obrador al Re Felipe VI e a Papa Francesco nel marzo 2019, quando cioè li esortava a «chiedere scusa per gli abusi del colonialismo».

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