La Polizia di Caltanissetta, che sta indagando da tempo su una tratta di migranti dalla Tunisia alla Sicilia, ha ottenuto delle intercettazioni choc degli scafisti che si occupavano del trasporto illegale: “Se ci sono problemi, tipo un’avaria, buttateli in alto mare”, diceva uno di loro. Era questo il modo attraverso cui si sarebbero dovuti “sbarazzare” di coloro che erano a bordo nella speranza di trovare una vita migliore in Italia. I cosiddetti “agnelli”, così li chiamavano per evitare di essere scoperti. Il viaggio, invece, era lo “zucchero”.



In 18, tra africani e siciliani, come riportato dal Corriere della Sera, sono stati arrestati su richiesta della Dda di Caltanissetta con l’accusa di traffico di esseri umani. Tra questi c’era Akrem Toumi, in passato condannato a 6 anni e 8 mesi dai magistrati palermitani. Era lui a gestire gli affari dagli arresti domiciliari. “Lo sai con chi stai parlando? Io sono Akrem figlio di Beya il più grande trafficante tra Tunisi e l’Italia”, così si vantava con un altro degli indagati al telefono.



“Se ci sono problemi coi migranti buttateli a mare”. Le intercettazioni

Le intercettazioni choc degli scafisti non si limitano soltanto all’ordine di buttare in mare i migranti nel caso in cui ci fossero problemi. Le sconvolgenti conversazioni ascoltate dagli uomini della Polizia di Caltanissetta sono infatti numerose. “Mi faccio un po’ di colpi buoni, faccio 300 mila euro così recupero i miei soldi e vado in Francia. Ogni persona 3 mila euro e ne porto almeno 20”, diceva Akrem Toumi. “Con la volontà di dio andrà tutto bene, quando non c’erano barche che partivano dalla Tunisia per l’Italia io scendevo dalla Sicilia per trasportare i clandestini. Sono il primo che ho fatto in questo modo, hai capito? Io dall’Italia arrivo a Tunisi in un’ora e mezza”, assicurava.



È emerso dalle sue parole che le imbarcazioni clandestine, tuttavia, partivano soltanto se a pieno carico. “Anche se vendono il culo, devono aspettare di completare le altre persone”, diceva. Chi gestiva il traffico dalla Tunisia chiedeva invece di poter partire, anche se non complete. A bordo c’erano infatti persone che avevano fatto di tutto per essere lì. “Ci sono pure quelli che per partire hanno venduto le loro terre, Akrem ti prego di farlo per Dio, ci sono persone che aspettano lo zucchero”. A nulla però serviva.